Una Città273 / 2021
marzo


«Vidi la prima volta Luisa Michel al suo ritorno a Parigi. Essa vi giungeva alla stazione di Saint-Lazare con un ultimo gruppo di deportati. Le avevano fatto un’ovazione delirante. Durante i dieci anni che erano seguiti all’ insurrezione del Marzo la storia della Co­mune s’era abbozzata, ed il nome di Luisa Michel aveva già il suo leggendario significato…
Ogni debolezza la trovava soccorrevole e premurosa, ogni sofferenza impietosiva. E nessun’anima gemette più sincera sull’ angoscia delle bestie, questi “fratelli inferiori”... Coloro che sono andati qualche volta a trovarla nel suo modesto appartamento di Levallois non ne hanno certo dimenticato l’impressione: non v’era nulla in quella casa, nulla fuorché un lettuccio in ferro, un tavolo d’abete, qualche scranna impagliata.... ed una covata di cani, di gatti, di povere bestie sperdute che essa accoglieva e curava, pensionarii voraci la cui pappa era per Luisa una delle preoccupazioni quotidiane... - Son brutte le mie bestie? Eh, lo so bene e per questo le amo. Chi all’infuori di me vorrebbe curarsene?
E rispondeva così col miglior buon umore distribuendo carezze della sua mano pallida all’irrequieto serraglio, quando per avventura qualche intruso si meravigliava di tutte quelle disgrazie, di tutto quel bastardume».
Tratto da “La Comunarda” (A. Duc-Quercy), "Il Pensiero", maggio 1910  
 
marzo 2021

Addio Franco
Ricordiamo Franco Travaglini

Le formiche della Madonna
reprint da “Reporter”, di Franco Travaglini

Un patto di libertà?
Un forum sullo smart working
con Tiziana Scalco, Maddalena Acquaviti,
Sofia Borri, Luigi Campagna, Cristina Tajani


Quell’unica telefonata
Il grande stress psicologico dei sanitari
intervista a Elena Cimino

Il lato oscuro dell’adozione
Su cosa significa essere genitori adottivi
intervista a Mariagrazia La Rosa

Paura e rabbia
Sul futuro della Polonia e dell’Europa
intervista a Konstanty Gebert

Tutto è iniziato lì...
Sulla vicenda del Kosovo, non ancora finita
intervista a Michael Giffoni

Davide e Gionata
La teologia dell’omosessualità in Baget Bozzo
intervista a Luigi Accattoli

La nozione di realtà
Su realismo e relativismo culturale
intervista a Mario De Caro

1984 di Orwell: Croce, Togliatti e l’antitotalitarismo in Italia
Massimo Teodori

Salvemini, politica e piccola borghesia
Alfonso Berardinelli

La demenza
Massimo Livi Bacci

Reddito e dignità
Emanuele Maspoli

La politica
Wlodek Goldkorn

Nelle trincee delle classi
Belona Greenwood

Il piccolo principe
Vicky Franzinetti

La Comune di Parigi, 18 marzo 1871
Franco Melandri

In ricordo di Giorgio Forti
Paola Canarutto e Marco Caldiroli

La copertina è dedicata a tutti coloro che non ce l’hanno fatta dopo lunghi giorni passati in attesa di quell’unica telefonata quotidiana permessa e a chi si è prodigato al loro fianco, spesso, come ci racconta la dottoressa Elena Cimino, intravedendo a malapena un volto e con l’angoscia di dover decidere, eventualmente, di staccare quel tubo.

Nelle pagine che seguono ricordiamo un caro amico, un collaboratore e un consigliere, che prestava la sua firma come nostro direttore responsabile: Franco Travaglini. Ci ha sempre incoraggiato e ne sentiremo la mancanza. Da questo numero firma la rivista un suo amico fraterno e nostro, Beppe Ramina, che ringraziamo. Nelle pagine che seguono le testimonianze di Karl Ludwig Schibel, Beppe Ramina, Fausto Fabbri, Venetia Villani, Giovanni Damiani, Enrico Deaglio, Gianni Sofri, Gianni Saporetti. Pubblichiamo anche un suo reportage molto bello sul Monte delle Formiche (Bologna) apparso nel settembre 1985 sul quotidiano “Reporter”.

Poi parliamo di smart working, che, malgrado l’improvvisazione dei primi mesi e le legittime preoccupazioni, sembra essere apprezzato dai lavoratori, che chiedono però di contrattarlo e pongono due condizioni: la volontarietà e un’alternanza casa-ufficio; una sfida resa possibile dalla tecnologia: produrre più ricchezza da distribuire, riducendo al contempo le ore di lavoro. Forum con Tiziana Scalco, Maddalena Acquaviti, Sofia Borri, Luigi Campagna, Cristina Tajani.

Mariagrazia La Rosa ci parla della difficoltà che nel 20-30% dei casi si manifestano nelle famiglie con figli adottivi, dovute, spesso, a un’infanzia segnata da solitudine, abusi, anaffettività; dello stress a cui sono sottoposti i genitori adottivi, ma anche del loro coraggio nell’affrontare una sfida difficile, ma non priva di soddisfazione e anche di gioie.

Dopo tanto tempo riparliamo di Kosovo, con Michael Giffoni che rifà un po’ la storia del conflitto e spiega l’attuale impasse, con un paese di fatto indipendente, ma non di diritto, per l’opposizione, oltre che della Serbia, di alcuni paesi, in testa la Spagna, a rischio di secessioni. Apriamo l’intervista con una foto, di Fausto Fabbri, per noi “leggendaria”, dove sullo sfondo della distruzione una ragazzina ci guarda con uno splendido sorriso. Era di buon augurio, malgrado tutto, e speriamo che così sia stato per lei e per il popolo kossovaro.

Con Luigi Accattoli parliamo di “teologia dell’omosessualità”, partendo dalla battaglia che Gianni Baget Bozzo condusse perché la Chiesa si aprisse agli omosessuali e, anche, a una concezione dell’amore carnale diversa, e rivoluzionaria, rispetto a una tradizione millenaria, .

In occasione della ristampa di tante opere di Orwell, per via della scadenza dei diritti d’autore, Massimo Teodori ci racconta di quando uscì in Italia Millenovecentottantaquattro, recensito da Croce sul “Mondo” e accolto malissimo da Togliatti che, come era suo costume, coprì di insulti Orwell; nessuno in Italia si poteva permettere di professarsi anticomunista e di sinistra insieme. E a questo proposito segnaliamo l’intervento di Alfonso Berardinelli su Gaetano Salvemini.

Della piaga della demenza, cinquanta milioni nel mondo, ci parla Massimo Livi Bacci.