Un’ostilità indiscriminata. Antisemitismo e antislamismo in Italia dopo l’11 settembre, è il titolo di una ricerca condotta da Alfredo Alietti e Angelo Padovan su un campione statisticamente rappresentativo degli italiani e conclusa lo scorso autunno.
Il titolo è anche una buona sintesi del risultato. Per completezza, per suggerire un punto di vista oltre che per dare a ciascuno il suo, si può aggiungere che il lavoro è stato promosso dall’Istituto Gramsci, dall’Istituto Salvemini e dal Centro Gobetti, che i tre Istituti hanno partecipato alla fase di impostazione della ricerca forse più di quanto non accada di solito, che i ricercatori fanno riferimento alla Anti-Defamation League, che almeno una parte dei risultati era decisamente inattesa. Insomma, è da escludere che gli autori abbiano trovato ciò che volevano trovare.

Antisemitismo e antislamismo
Per la verità sarebbe meglio dire antiebraismo, dato che, in ogni caso, sia in termini di ceppo linguistico che in termini di discendenza biblica, gli ebrei e gli arabi -che sono la grande maggioranza dei mussulmani presenti in Italia- possono essere definiti semiti, come del resto ricordava Bernard Lewis in Semiti e antisemiti. Ma, ovviamente, mi attengo alla scelta terminologica degli autori.
Comunque si chiami l’ostilità verso gli ebrei, definita dalla batteria di domande e secondo le misure adottate, e scartate le domande che hanno risposte uniformi -la grande maggioranza si dichiara favorevole alla costruzione di luoghi di culto per ebrei e islamici- più di metà degli italiani ha un grado di antiebraismo superiore alla metà. Con la stessa definizione, la percentuale degli antislamici supera i tre quarti. Si tratta di dati allarmanti; forse molto superiori alle attese, almeno nel caso degli ebrei. A 65 anni dalla fine della Shoa, dopo i grandi libri, le iniziative pedagogiche, i viaggi delle scolaresche, ci risiamo. E ci risiamo anche di più, con percentuali plebiscitarie, per gli islamici.
Forse ancora più inattesa è la forte coincidenza tra antislamici e antiebraici. Delle quattro caselle possibili di incrocio tra atteggiamenti di apertura e di chiusura nei confronti degli ebrei e degli islamici -sì-sì, sì-no, no-sì, no-no- di gran lunga la più frequentata è quella no-no. "Tali dati sono ovviamente conturbanti. Essi mostrano che solo il 14% è privo di pregiudizio mentre quasi il 45% prova contemporaneamente sentimenti antisemiti e antislamici…: il 63,43% di chi è dichiaratamente antisemita (valore 75) è anche antislamico, mentre nel caso degli islamofobi (valore 75) solo il 20,75% è anche antisemita”. La cosa peraltro è naturale dato che gli antislamici sono un quarto in più e che la coincidenza non è completa.
Le cose si complicano se si prova a vedere la correlazione con il livello di istruzione, con la classe sociale e con la fonte prevalente di informazione. L’antiebraismo diminuisce molto all’aumentare del livello di istruzione, come in genere accade col pregiudizio; l’antislamismo diminuisce invece poco e addirittura aumenta con l’uso della televisione e con la lettura dei giornali. Né c’è da stupirsi, visti i giornali e la televisione.
Altrettanto complicato è il rapporto tra antisionismo e antisemitismo: "/gli/ antisemiti … risultano in maggioranza (pari al 32%) tra chi è del tutto d’accordo con l’intervento militare di Israele”. Più complicato, come si vede, della assunzione tradizionale della Anti-Defamation League della tendenza dell’antisionismo a scivolare in antisemitismo e, parallelamente, della nascita di un nuovo antisemitismo, come lo chiamano i due autori, legato al conflitto tra israeliani e palestinesi, alle condizioni di vita nei territori occupati e a Gaza, alla condivisione della causa palestinese, al votare a sinistra.

Destra e sinistra
L’atteggiamento verso Israele e verso gli ebrei si influenzano a vicenda ma non si sovrappongono; anzi si contrappongono. Quelli che votano a sinistra e quelli che votano a destra sono favorevoli ad Israele per più della metà: 57,61% quelli di sinistra; 62,75% quelli di destra. La situazione è molto diversa per l’insofferenza verso gli ebrei. Hanno un indice di insofferenza di più di 50 il 58,32% di chi vota a destra e il 44,64% di chi vota a sinistra. Perciò, fatalmente, a destra c’è, come già detto sopra, una notevole sovrapposizione tra appoggio ad Israele e insofferenza verso gli ebrei. "A sinistra si intravede un processo speculare ma di segno diverso, sci ...[continua]

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