Cielo. Terra. Mare. Monti. Vestigia egizie, assire, babilonesi, fenicie, persiane, greche, romane, lusitane, veneziane, ottomane, inglesi. Passato e presente. Est e ovest. Mussulmani e cristiani. Greci e turchi. Città moderne e villaggi senza tempo. Autostrade e bagni turchi. Trattori e somari. Turiste svestite e vecchine perennemente bardate a lutto. Basi britanniche e villaggi turchi abbandonati. Enclavi ed exclavi. Guida a sinistra e danza del ventre. Ryanair e shish kebab. Liberismo e comunismo. Spie e puttane. Melting pot ante litteram o colpo di coda della formazione di nazioni su basi etniche e sullo scambio di popolazioni. Globalizzazione con bengalesi, pachistani e turchi dell’Anatolia importati a nord e russi, georgiani, bulgari, cingalesi e quanti altri a sud. Cipro è un microcosmo di ciò che è stato e (speriamo di no) un possibile inquietante scenario di ciò che potrebbe venire.

La "Linea di Attila” (nomen omen), controllata dalle truppe dell’Onu, separa greci e turchi su tutta l’isola. Repubblica Turca di Cipro del Nord a nord. Repubblica di Cipro a sud. Dove la prima esiste solo per la Turchia e la seconda la rappresenta e la contiene formalmente per il mondo intero. Le divide la capitale Nicosia come una volta Berlino, anche se in senso latitudinale e non longitudinale, con Nicosia nord a fare da capitale alla Repubblica turca e Nicosia sud a quella greca. Non c’è muro. Ci sono mura, porte e finestre di caseggiati decadenti e fatiscenti fermi a quando furono abbandonati in fretta e furia, e una striscia di terra di nessuno di un centinaio di metri di larghezza per l’intera estensione del confine infracittadino a ergersi fra le due comunità. E poi ancora posti di frontiera, persino sul corso principale come quello di Ledra Street, per passare da una parte all’altra della città bi-capitale; con bar e negozi addossati ad essi. Chiese e moschee funzionanti o abbandonate da una parte o dall’altra o riconvertite nella propria religione dall’altra. Supermercati occidentali di qua, bazar di là. Un tenore di vita sensibilmente diverso. Circa 1500 greci e 500 turchi ancora dispersi dall’invasione turca del 1974. E, soprattutto, una determinazione feroce a restare separati in casa confermata da un recente referendum nella Repubblica di Cipro che appare inspiegabile solo a chi non conosce la genesi di Grecia e Turchia come nazioni moderne e la lotta feroce ingaggiata per districarsi l’una dall’altra, di cui Cipro rappresenta l’ultimo e infausto epilogo.

Lo status politico-giuridico-diplomatico attuale, come dicevo, è che la Repubblica di Cipro rappresenta e contiene formalmente anche la parte turca del nord, la quale è considerata territorio e parte integrante dell’unico stato sovrano riconosciuto dalla comunità mondiale -ancorché forzatamente, illegittimamente e momentaneamente sotto il controllo della Turchia. Questo stato di cose è troppo complesso da spiegare in dettaglio, e rischierei di addentrarmi in campi diplomatici e giuridici che non mi competono. Perciò rimando a fonti più attendibili e ricche di dati sull’argomento, a cominciare da Wikipedia. Dirò brevemente solo delle ricadute pratiche della situazione attuale, per cui la parte greca deve farsi carico della parte turca per essere conseguente a questo principio in tutto e per tutto, per quello che mi è stato riferito, spero correttamente, da parenti e conoscenti con cui ho avuto modo di parlare. Ad esempio, pare che un cittadino turco-cipriota della parte nord abbia diritto a mantenere o ad acquisire un passaporto della Repubblica di Cipro, a patto che vivesse a Cipro già prima dell’intervento turco del 1974 e non vi sia stabilito a seguito di esso dalla Turchia continentale.
Lo stesso soggetto può usufruire dei diritti di tutti gli altri cittadini della parte greca, in primis dell’assistenza sanitaria, e acquistare e possedere proprietà nella stessa, mentre se uno di parte greca va nella parte turca ciò gli è impedito di fatto se non di diritto. Inutile dire che la gente comune di parte greca fatica a capire la logica di questo atteggiamento troppo "nobile” e soprattutto unilaterale. Tanto più che Cipro presenta attualmente un’altra "anomalia”, governata com’è da un governo di centro-sinistra, con un presidente, Dimitris Christofias, proveniente da un partito marxista-leninista: il Partito Progressista del Popolo Lavoratore (Akel), che non va a genio a tanti della parte politica opposta ed è accusato naturalmente di e ...[continua]

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