14 agosto 2010.
Prevenzione, obblighi, regole
All’anagrafe canina di un paese di montagna di un migliaio di abitanti in cui la pressoché totalità dei maschi abili sono cacciatori, le pratiche di morte dei cani riempiono un faldone. Come è possibile? Semplice: da quando al cane cucciolo è obbligatorio installare un microchip, per prevenire gli abbandoni, il cane da caccia che nel periodo di addestramento, a circa un anno di età, non riuscirà a familiarizzarsi con il rumore dello sparo, invece che essere abbandonato dal cacciatore, come succedeva prima, viene ucciso.

16 agosto 2010. Fame
A gennaio di quest’anno, Gisha, un’organizzazione israeliana fondata nel 2005 per proteggere la libertà di movimento dei palestinesi, ha pubblicato un rapporto sulle restrizioni relative ai beni che possono entrare a Gaza, denunciando come queste misure siano tese non alla sicurezza di Israele, ma a mettere in difficoltà Hamas, costringendo la popolazione a subire un trattamento che è difficile non definire "punitivo”.
Lo scorso maggio, dopo innumerevoli richieste, Gisha è riuscita a impossessarsi di alcuni documenti che dimostrano che c’era un preciso piano dietro gli ostacoli posti all’entrata nella Striscia di Gaza di beni considerati di prima necessità.
In particolare è stata denunciata l’esistenza di un documento intitolato "Bisogno alimentare a Gaza - Linee rosse”, che riporta i requisiti nutrizionali minimi per la sopravvivenza. Come ha spiegato il consulente di Ehud Olmert, Dov Weisglass, nel 2006: "L’idea è di mettere a dieta i palestinesi, senza però farli morire di fame”. In altre parole, farli soffrire abbastanza da rigettare Hamas e comunque da indebolirli.
Le cosiddette Linee rosse riportano tabelle di grammi e calorie dei vari alimenti permessi in base a età e genere.
La lista degli alimenti consentiti (la cui quantità è però regolamentata) comprende, tra l’altro, farina, olio, zucchero, sale, pasta, datteri, aglio, riso, fagioli, lenticchie, margarina e poi latte in polvere, verdure e carne e pesce surgelati, alcuni medicinali, carta igienica, uova, semolino, e ancora shampoo, sapone, spazzolini e dentrificio, ecc.
Tra gli articoli proibiti, troviamo invece cardamomo, aceto, cioccolato, frutta sciroppata, noccioline e semi vari, biscotti e dolciumi, carne fresca, strumenti musicali, materiale per scrivere, computer portatili, giornali, giocattoli, rasoi eccetera.
(http://palestinechronicle.com)

17 agosto 2010.
Uscire da Mondadori e da Einaudi?
Forse è un po’ all’antica pensare che con "certa gente” non si fanno affari, ma chiediamo: stante che si sta parlando di un contratto di compravendita, sia pure di un manoscritto, che prevede pure una durata nella cointeressenza degli utili, non poteva bastare il sospetto che uno abbia fatto carte false per entrare in possesso della casa editrice per smettere di fare affari con lui? Oppure che corra voce (quella della moglie) che frequenti minorenni, o che si dica che abbia truffato un’orfana, oppure che prenda in giro una donna perché la considera brutta, o anche solo per il fatto che è uno che racconta barzellette sulla shoah? Cosa ci vuole ai nostri emeriti intellettuali, di sinistra e così fieramente impegnati nel denunciare l’immoralità del centrodestra, per smettere di far soldi assieme a un tal personaggio?
Non sono soldi ma lettori che si vogliono ricavare? Stante che il desiderio di essere letti non è apostolato delle proprie idee ma umano desiderio di gloria, il più delle volte, purtroppo, del tutto vana, chiediamo: la si può raggiungere grazie alla collaborazione con qualcuno verso cui si nutre un profondo disprezzo, a volte professato pubblicamente? Sarebbe una gloria senza onore, proprio quella alla cui ricerca quel qualcuno ha dedicato la vita e che oggi risplende sul suo capo.

24 agosto 2010. Numeri
Secondo l’Onu, nel 2009 oltre un miliardo (1,02) di persone sono risultate sotto alimentate, il numero più elevato dal 1970, primo anno di cui si dispone di statistiche comparabili.

24 agosto 2010. Asse del mail
Carlo Rap, in un articolo uscito su Libération il 24 agosto, riporta un’indagine secondo cui, nel 2009, sono state 247 miliardi le email inviate quotidianamente, spam inclusa. Nel 2010 è stato rilevato che una persona che usa la posta elettronica per lavoro riceve in media 74 email al giorno, di cui 13 di spam, e ne spedisce 36. Qualcuno inizia a dare segni di cedimento, come Valerie, 40 anni, ingegnere, che nonostante un sofisticato sistema di archiviazione non riesce più a gestire un flusso di posta peggiorato anche a causa della fastidiosa abitudine di amici e conoscenti di inoltrarle i messaggi più disparati. Pierre, 44 anni, professore di storia, è invece disorientato da come lo scambio di email tenda ad abolire le "frontiere dell’autorità”. A volte, nel testo di una mail ci si permette di scrivere cose che non si avrebbe il coraggio di dire a voce. E in generale le formalità sembrano abolite. Lui stesso racconta, sorpreso, di ricevere dai suoi studenti messaggi del tipo "ecco il documento”, senza né buongiorno né arrivederci. Altri lamentano l’invadenza dei messaggi commerciali, per cui più di uno ha pensato di creare un indirizzo email deputato esclusivamente ai messaggi di banche, finanziarie e negozi online. C’è però anche chi, come Marc, 33 anni, informatico, per difendersi non si è limitato a creare indirizzi, cartelle e filtri, ma ha adottato una soluzione radicale: non controllare più la posta continuamente, non rispondere più in tempo reale, ma quando possibile differire e soprattutto non colpevolizzarsi.
(Libération)

1 settembre 2010. "Editoriale”.
Cosa deve fare il partito democratico?
In quanto partito nazionale andar dietro a Fini. In quanto partito di sinistra andar dietro a Bossi. Senza scherzi. Purtroppo. (gs)

2 settembre 2010. Medici e pazienti
Dopo generazioni di studenti di medicina costretti a trascorrere due anni in classi e laboratori a studiare parti di corpo e dissezionare cavie prima di vedere delle persone, quest’anno, ci racconta Anemona Hartocollis sul sito del New York Times, i tirocinanti della New York University School of Medicine hanno visto i pazienti in carne ed ossa fin dal primo giorno.
Negli ultimi anni, molte scuole di medicina, inclusa la Nyu e Harvard hanno iniziato a interrogarsi se quello schema di insegnamento -prima le scienze poi la clinica- non fosse anch’esso responsabile di una classe medica segnata da una diffusa carenza di umanità, incapace di vedere una persona dietro una malattia e a rischio di "erosione etica”, cioè di una perdita di moralità, empatia, idealismo.
Il nuovo curriculum prevede così che si vedano e ci si relazioni ai malati già nei primi due anni. Ciò tra l’altro permetterà, nella seconda parte degli studi, di occuparsi anche di sanità pubblica. Un impegno coerente con la riforma sanitaria in atto che prevede, a livello federale, di incrementare le cure primarie. Il dottor Fitzhugh Mullan, professore di Salute pubblica e Pediatria alla George Washington University, parla di un’ulteriore e grave preoccupazione, e cioè la totale assenza di un’idea di "missione sociale” tra i propri laureati. Sempre nel tentativo di anticipare l’incontro tra gli studenti e i pazienti, la Scuola di medicina della Florida International University assegnerà agli studenti del secondo anno (assieme a un assistente sociale, a un infermiere e un medico) una famiglia di un quartiere povero per studiare quanto incidono sulla salute povertà e disagi vari. Gli studenti verranno introdotti anche alla medicina preventiva e ai suoi pro e contro. Il dottor Craig T. Tenner, ha fatto una lezione molto efficace attorno a una domanda: "Se foste legati alle rotaie di un treno, vorreste dei binocoli per vedere arrivare il treno o no?”. E quanto tempo prima li vorreste, nel caso?
Il contatto precoce coi pazienti ha un altro aspetto positivo: i futuri medici scoprono l’importanza delle infermiere. Fa un certo effetto, il primo giorno di tirocinio, sentirsi dire da un paziente che ad averlo salvato in realtà è stata l’infermiera!
(www.nytimes.com)

2 settembre 2010
Impressionante come tanti commentatori abbiano dato per scontato, senza commento, che Sarkozy abbia fatto deportare gli zingari per guadagnare voti.

3 settembre 2010. Troppo
Un’insegnante francese è stata sospesa con l’accusa di occuparsi "troppo” dello sterminio degli ebrei.
Véronique Soulé, su Libération, racconta la vicenda che ha visto protagonista Catherine Pederzoli, 58 anni, di cui trenta passati a insegnare storia e geografia, ora sospesa per quattro mesi dal liceo Loritz di Nancy. All’origine del provvedimento il troppo impegno speso per organizzare gli annuali viaggi sui luoghi della Shoah, in Polonia e nella Repubblica Ceca, con visite a Varsavia e Lublino, al campo di Majdanek, al ghetto di Cracovia, ai campi di Auschwitz e Birkenau, infine a Praga. Lo stesso ricorso ossessivo alla parola "Shoah”, anziché "genocidio” (più neutra) aveva provocato qualche malumore.
Per l’insegnante è stato uno shock. Alcuni problemi erano già sorti a marzo del 2009 quando durante uno di questi viaggi un ragazzino era finito in coma etilico. Le tensioni si erano diffuse all’interno del corpo insegnante che da tempo accusa la Pederzoli di avere un brutto carattere e di montare un caso mediatico ogni volta che le viene fatta qualche osservazione, come quando le è stato imposto di limitare a 80 il numero degli allievi che partecipano a queste "gite”. Dopo una prima visita del ministro, è stata aperta un’inchiesta dell’Ispettorato generale dell’Educazione nazionale. Il rapporto dei due ispettori è risultato molto duro: l’insegnante è accusata di consacrare un tempo eccessivo all’organizzazione di questi viaggi, a scapito del resto del programma, di non lavorare in gruppo, di essere fissata con una "memoria unica” e di avere sempre la parola ebraica "Shoah” sulla bocca, di non rispettare "la laicità e la neutralità religiosa” e addirittura di "manipolare” i ragazzini giocando troppo sul tasto emotivo, anche grazie alla presenza di un rabbino al viaggio. Ma la situazione è precipitata quando l’avvocato dell’insegnante, Christine Tadic, che ha depositato un ricorso al Tribunale amministrativo, è ricorsa all’argomento che tutti speravano non usasse: "Si sarebbe montato questo caso se la mia cliente non fosse stata ebrea?”. A quel punto l’affaire è diventato incontrollabile. Il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia ha protestato, la stampa estera non sa da che parte stare, il ministro ha sconfessato l’esito dell’indagine.
Il rapporto finale è previsto tra qualche giorno.
(www.liberation.fr)

3 settembre 2010. Brevetto velenoso
Grazie al lavoro di un’équipe franco-cinese recentemente si è scoperto che l’arsenico può guarire una rara forma di cancro del sangue: la leucemia promielocitica acuta. Battezzato come "polvere della successione” nel XVII secolo, perché accelerava l’accesso all’eredità, l’arsenico è presente nella farmacopea fin dall’antichità. Ippocrate lo usava per le ulcere cutanee, greci e cinesi l’hanno utilizzato per trattare la sifilide, il cancro, la tubercolosi, il paludismo. L’arrivo di antibiotici e chemioterapici nel tempo ha detronizzato questa sostanza. L’arsenico esiste in natura sotto forma organica (legato a una molecola contenente atomi di carbone) o sotto una delle tre forme inorganiche, l’arsenico rosso, l’arsenico giallo o l’arsenico bianco (triossido d’arsenico). Quest’ultimo è stato utilizzato, a partire dal 1970, da alcuni medici dell’università di Harbin, nel nord-est della Cina, che avevano appunto scoperto che aveva effetti stupefacenti nella cura della leucemia promielocitica acuta: due terzi dei pazienti assistevano a una remissione completa della malattia, e il rimanente terzo a dieci anni dalla diagnosi era comunque ancora in vita. Un risultato straordinario.
L’incontro dei medici cinesi, in particolare Chen Zhu, che poi diventerà ministro della salute, con Hugues de Thé, direttore di ricerca al Cnr francese e alla clinica universitaria Paris-Diderot (ospedale Saint-Louis, Paris) ha fatto fare alla ricerca un ulteriore passo avanti. Quello che infatti rimaneva da capire era perché quella forma di arsenico curasse quella forma di leucemia. Assieme sono riusciti a scoprire il meccanismo che stava dietro questi risultati prodigiosi. In pratica l’arsenico distrugge l’oncoproteina responsabile della malattia.
Nonostante le apparenze, questa storia, pubblicata su Le Monde da Paul Benkimoun, non è però a lieto fine.
I ricercatori francesi e cinesi infatti non avevano pensato di depositare il brevetto del triossido di arsenico, trattandosi di una sostanza conosciuta fin dall’antichità. Purtroppo ci ha pensato qualcun altro e per un contorto giro di successive rilevazioni di aziende oggi il prodotto viene venduto esclusivamente dall’azienda farmaceutica Cephalon, che sostiene di possedere il brevetto non solo del triossido, ma anche del suo uso clinico. Con l’introduzione del brevetto la cura con il triossido d’arsenico ha raggiunto prezzi inverosimili (si parla di 50.000 dollari per un ciclo completo) che nulla hanno a che fare né coi costi della produzione, né con quelli della ricerca, e che inibiscono il ricorso a questa sostanza nei paesi in via di sviluppo. Hugues de Thé ancora non ci può credere.
(www.lemonde.fr)

8 settembre 2010. Centoventunesimo
Un detenuto tunisino di 33 anni, Moez Atadi, è morto a Pisa. Era stato arrestato il 16 giugno scorso, perché sprovvisto di permesso di soggiorno. La Procura indaga sulle cause della morte. Non è infatti chiaro se si sia trattato di un malore causato da un mix di farmaci assunti in modo sbagliato o di un suicidio. Con il decesso di Moez Atadi il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause "da accertare” arriva a 121 (negli ultimi 10 anni i "morti di carcere” sono stati 1.681, di cui 600 per suicidio).
(Ristretti Orizzonti)

9 settembre 2010. Centoventiduesimo
Ivan Maggi, 22 anni, si era impiccato domenica scorsa, 5 settembre, nel carcere di La Spezia. Era stato soccorso ancora in vita, ma le sue condizioni erano apparse subito gravissime a causa dei danni cerebrali provocati dall’anossia ed era entrato in un coma profondo. Ricoverato al centro di Rianimazione dell’ospedale Sant’Andrea il giovane non ha mai ripreso conoscenza. Alle 12.30 di ieri è stato dichiarato clinicamente morto. Il giovane era in carcere dallo scorso 18 giugno con l’accusa di avere plagiato la fidanzata, una coetanea conosciuta nel 2008, costringendola a condividere con lui un’esistenza da clochard, fatta di stenti e furtarelli. In carcere il suo stato psichico era diventato sempre più precario. Non aveva mai risposto alle domande del giudice che lo aveva rinviato a giudizio. Il processo era fissato per il 4 ottobre prossimo. Andrebbero ricordati altri due suicidi di persone "detenute”, seppur non ristrette in carcere: Tomas Göller, semilibero di 43 anni (che si è ucciso impiccandosi ad un albero in un bosco in provincia di Bolzano per il timore di dover tornare in carcere) e Yassine Aftani, un tunisino di 22 anni che si è impiccato nella "camera di sicurezza” della Questura di Agrigento dopo aver appreso la notizia che sarebbe stato rimpatriato.
(Ristretti Orizzonti)

10 settembre 2010. Precari
Su uno dei tanti siti allestiti dagli insegnanti precari, le esperienze raccolte si susseguono tra dramma e ironia. Cristina, il 3 settembre scrive: "Abilitata da concorso ordinario, Ssis con il massimo dei voti, nove anni di precariato -sono al decimo- negli ultimi sei anni contratti annuali fino al 30 giugno, e solo da quattro anni fino al 31 agosto, mi ritrovo prima in graduatoria senza una cattedra intera. Quest’anno ho solo uno spezzone. Io ci credevo nel posto, ma ci ha creduto anche la banca visto il trend, infatti quattro anni fa mi ha concesso un mutuo. E ora chi lo paga?”.
Con lo pseudonimo di "precaria d’Italia”, una giovane donna scrive: "Diploma, laurea e abilitazioni nel cassetto, di un incarico nella scuola neanche l’ombra. E’ vero, non ho figli, ma anche a me ogni tanto viene fame e allora cerco di fare la commessa ma, a fronte di ragazzine scintillanti tutto trucco e cicca in bocca, ahimé, sono troppo vecchia! Ora cerco lavoro come baby sitter, se mi volete sappiate che sono in grado di parlare di filosofia ai vostri bambini!!”. Qualche giorno prima, il 31 agosto, Giuseppe si era sfogato: "Diploma di Maturità classica; Diploma Magistrale; diploma di Ragioniere; 4 anni da dirigente di comunità; Attestato di direttore Tecnico del settore trasporto persone su gomma; Attestato di Operatore di Sistemi Informatici; Abilitazione scuole primarie con punteggio 90/100 presso l’Università Bicocca di Milano (durata due anni, costo 3800 euro) vivo in provincia di Varese; insegno nella provincia di Milano; anni 35; in graduatoria dal 1996; otto anni di incarichi annuali; stanco, triste ma vado avanti... Dimenticavo, ho scelto di fare l’insegnante di scuola primaria, nella speranza di aiutare chi come me ha dovuto patire sofferenze continue in quanto dislessico. Oggi sono il primo insegnante in tutta Italia dichiarato apertamente dislessico e ne vado fiero”.
(www.anagrafeprecari.it)

12 settembre 2010. Una citazione
In memoria di Tony Judt, recentemente scomparso, riportiamo una citazione dal suo libro L’età dell’oblio (Laterza).
"[...] fu in buona parte grazie alla prevenzione sociale e alle reti di sicurezza incorporate nei loro sistemi governativi postbellici che i cittadini dei paesi sviluppati persero lo straziante senso di insicurezza e paura che aveva dominato la vita politica tra il 1914 e il 1945. Fino a oggi. Ci sono, infatti, ragioni per credere che le cose stiano per cambiare. La paura sta riaffiorando come un ingrediente attivo della vita politica delle democrazie occidentali. Paura del terrorismo, ovviamente, ma anche, e forse di forma più insidiosa, paura dell’incontrollabile velocità del cambiamento, di perdere il lavoro, di restare indietro rispetto agli altri in una distribuzione sempre più impari delle risorse, di perdere il controllo delle circostanze e della routine della vita quotidiana. E, forse soprattutto, paura che ormai non solo non possiamo più decidere della nostra vita, ma che anche coloro i quali comandano hanno perso il controllo in favore di forze oltre la loro portata. Pochi governi democratici possono resistere alla tentazione di volgere a proprio vantaggio politico questa paura.
Qualcuno l’ha già fatto. Dunque non dovremmo meravigliarci davanti a un ritorno di gruppi di pressione, partiti e programmi politici basati sulla paura: degli stranieri, del cambiamento, delle frontiere aperte, delle comunicazioni senza vincoli, dell’espressione libera di opinioni scomode [...].

14 settembre 2010
Secondo il Ministro degli Interni Maroni i libici non pensavano di mitragliare un peschereccio italiano, ma un’imbarcazione carica di clandestini. A bordo della motovedetta libica c’erano militari italiani per addestrare i marinai libici.

20 settembre 2010
Dal blog di un giornalista di Kabul.
"L’affluenza alle elezioni legislative di sabato scorso, le seconde nella storia dell’Afghanistan, è stata positiva: 40%. A dispetto di tutti i tentativi dei Talebani di disturbare l’intero processo, sono stati milioni gli afghani che hanno sfidato le minacce di morte e hanno affollato i seggi sin dalle prime ore del mattino. I voti espressi nei 4632 seggi sono stati più di 3.6 milioni. Il comando Isaf riferisce di circa 400 episodi di violenza in tutto il Paese, meno di quelli registratisi alle elezioni presidenziali dell’anno scorso. Gli insorti hanno intensificato gli attentati nelle settimane precedenti al giorno delle elezioni; sono stati rapiti dei candidati, uccisi dei sostenitori ed è persino stata bombardata una moschea -a Khost- pur di impedirne il regolare svolgimento. Inoltre, alcuni addetti della Commissione Elettorale sono stati assassinati; molti i candidati fatti oggetto di minacce, e gli elettori cui si è provato a impedire la partecipazione. Nonostante tutto, però, l’affluenza è stata massiccia, e per un Paese come l’Afghanistan si può parlare di un successo. Sì, i Talebani hanno assaltato alcuni seggi e aggredito alcuni elettori, ma l’affluenza non è scesa di intensità per tutta la giornata. I voti totali sono stati 3.642.444, distribuiti in tutti i 4632 seggi: affluenza pari al 40%. Gli insorti hanno ucciso circa una dozzina di civili, appena una settimana dopo che il Mullah Omar, nella sua ultima dichiarazione, aveva rivolto un appello perché i talebani evitassero morti tra i civili. Inoltre, si è registrata una grande partecipazione di elettori per i quali però non c’erano sufficienti schede, e ciò a riprova della carente gestione del processo da parte della Commissione Elettorale Indipendente (Independent Election Commission, Iec)... Altro problema è stato che l’inchiostro utilizzato per contrassegnare chi aveva già votato poteva essere lavato via con eccessiva facilità. Ho sentito molti discutere di questo problema. Un mio amico, che aveva votato in un seggio di Kabul, mi ha detto che era riuscito a rimuovere l’inchiostro con pochi risciacqui. Ma la Iec, nella conferenza stampa tenutasi a fine consultazioni, ha negato ci fossero le "prove” per supportare queste accuse... Ad ogni modo, la consultazione può considerarsi riuscita, dato il buon dato sull’affluenza. Dobbiamo ricordarci che questa è la seconda elezione legislativa della storia del Paese, e che non ci si può attendere gli standard occidentali, in un Paese devastato da tre decadi di guerre”.
(http://kabulperspective.wordpress.com)

21 settembre 2010.
Dal racconto di un’abbonata.
Lei ha più di 80 anni, un marito ormai sempre attonito di più di 90. Entrambi hanno lavorato tutta la vita da operai e hanno due buone pensioni. L’altra viene dalla Bielorussia, non ha chiesto nulla ma quando è stata messa in regola è stata contenta.
Lei detesta l’altra, non le va mai bene nulla di quello che fa, cerca di non farle fare nulla per poi protestare che le porta via tutta la pensione.
L’altra, soprattutto, non può far da mangiare. Allora si ingegna per darsi da fare. Ha un buon carattere, non se la prende. Scherza, cerca di far compagnia. A volte, a tavola, le lega il grembiule dietro la spalliera della sedia, ma quando lei tenta di alzarsi e non le riesce, urla di smettere di scherzare, che lei non ne ha voglia. Lei non sopporta che l’altra sia abituata a pulire i pavimenti stando in ginocchio. Sbraita che deve usare lo scopone.
Lei mugugna quando l’altra sta a lungo al telefono col figlio. Lei si sta legando.
Lei emigrò da ragazza a Marsiglia a far l’operaia, perse il primo marito in un incidente sul lavoro e trovò il secondo, operaio emigrato dalla Sardegna.
L’altra mette da parte i soldi per la serie di operazioni chirurgiche che deve subire la nipotina nata con un buco alla gola per via di Chernobyl.