1 ottobre 2010. Legalità
La battaglia per la legalità ha senso solo se è innanzitutto una battaglia contro questo stato, che non solo è centralista, non solo ha fatto sì che si accumulasse un’enorme burocrazia privilegiata e spesso corrotta, ma intrattiene con i cittadini un rapporto simile a quello di un esattore del pizzo: usa la sua forza per esigere immediatamente il pagamento di un debito, pena altrettanto immediate sanzioni, e ci mette degli anni per pagare i suoi debiti. E’ uno stato prepotente, odioso. Ecco perché una battaglia per la Costituzione rischia di essere pura retorica, così come una battaglia generica e indiscriminata contro l’evasione fiscale rischia di essere addirittura iniqua. Tant’è che non è stato neanche tanto difficile per Berlusconi riuscire nel capolavoro di tenere insieme il primario la cui segretaria chiede: "fattura?” e l’artigiano veneto che lavora dodici ore al giorno e che, è dimostrato, riesce a darsi lo stipendio solo se fa il 30% di nero. La concretezza è nell’altra battaglia, che purtroppo oggi vede impegnata, e malissimo, solo la Lega. Ma essendo sola a farla, alla fine ne raccoglierà tutti i frutti.
2 ottobre 2010. Discussioni in redazione
Da tempo in redazione ci chiediamo se la parola socialismo possa avere ancora un senso, un futuro, e contavamo di iniziare a chiedere in giro. Poi qualcuno ha portato in redazione, "Anatomia dell’anticapitalismo”, di Luciano Pellicani, un bel libro che racconta di come un odio implacabile, verso chi fa denaro con denaro, abbia attraversato i secoli sulla via del cristianesimo, della rivoluzione francese, del nazismo e fascismo, e della rivoluzione russa, per arrivare fino al movimento no-global dei nostri giorni.
Uno l’ha aperto a caso e s’è messo a leggere: "Figli della rivoluzione è il nome che ci siamo dati, vibranti di entusiasmo abbiamo condotto la rivoluzione fino in fondo. Il nostro principio è quello di sovvertire tutti i valori al punto che sarete spaventati dal radicalismo delle nostre richieste. Noi siamo socialisti... siamo nemici, nemici mortali dell’attuale sistema economico capitalistico con il suo sfruttamento di chi è economicamente debole, con la sua ingiustizia nella distribuzione... Noi siamo decisi a distruggere questo sistema a tutti i costi. Lo stato borghese è giunto alla sua fine. Dobbiamo forgiare una nuova Germania. Il futuro è la dittatura dell’idea socialista nello Stato. Essere socialista significa assoggettare l’Io al Tu; socialismo significa assoggettare la personalità individuale al tutto. Chi sta parlando? Goebbels”.
Dice uno: "Che parola! Che forza doveva mai avere se è riuscita a dar vita alle due peggiori tragedie patite dall’umanità in tutta la sua storia”. E un altro: "Che forza doveva mai avere se è riuscita a sopravvivere”... Mah.

4 ottobre 2010.
Musulmani a scuola (cattolica)
In Francia si sta diffondendo un fenomeno curioso: in molte scuole cattoliche la maggioranza degli allievi è di religione musulmana. Véronique Soulé ne ha parlato questo mese su Libération, all’indomani dell’uscita del dossier "Musulmani nella scuola cattolica” che illustra i nuovi problemi con cui la scuola cattolica si deve confrontare. In molte banlieues infatti le famiglie di religione musulmana preferiscono mandare i figli in scuole private parificate, nella speranza che vengano meglio educati. Ma soprattutto perché queste scuole, a differenza di quelle pubbliche, non sono soggette al divieto di esporre segni religiosi. Questo però ha avuto un prevedibile effetto destabilizzatore: come infatti accogliere tutti questi studenti musulmani senza perdere la propria anima cattolica, il proprio carattere specifico?
Per risolvere il dilemma, negli ultimi due anni si è formato un gruppo di lavoro per formare gli insegnanti della scuola cattolica a gestire le situazioni e anche a dare le risposte giuste. Ne è uscito una specie di manuale che spiega cosa fare quando, ad esempio, il padre di uno studente chiede di togliere immagini del cristo crocifisso o quando i genitori vogliono proibire alla figlia di andare in piscina. Ovviamente i problemi non mancano e l’equilibrio è sempre difficile. Un’insegnante, un giorno, impietosita dal fatto che pioveva, ha invitato i giovani musulmani a pregare dentro, trovandogli una stanza, solo che in poco tempo quella stanza è diventata inagibile perché i ragazzi avevano invitato a pregare anche gente da fuori. Per non parlare delle polemiche sorte quando il preside di una scuola cattolica ha introdotto i pasti halal. "Dirigere una scuola cattolica può essere talvolta una vera via crucis”, ha concluso con malcelata ironia la Soulé nel suo articolo.
(www.liberation.fr)

8 ottobre 2010. Pensioni precarie
Il presidente dell’Inps ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’ente non fornisse ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.
Per i parasubordinati, infatti, la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.
Quindi i parasubordinati stanno pagando i contributi inutilmente? Certo che no: serviranno all’Inps a pagare chi la pensione la maturerà. I precari, tenuti all’oscuro o troppo occupati a sopravvivere, difficilmente noteranno la dichiarazione di Mastrapasqua al Corriere della Sera -conclude Agoravox- e i media sembrano proprio intenzionati a non rovinare loro la sorpresa. Proprio una bella sorpresa.
(www.agoravox.it)

9 ottobre 2010
Sembra quasi un riflesso condizionato: ogni volta che Israele calpesta in modo plateale i diritti dei palestinesi qualcuno chiama a manifestare in difesa di Israele. Fra questi ci sono coloro che hanno scelto di vivere con uno Stato guida che li illumina sempre e comunque. Con loro è inutile tentare di ragionare: sappiamo come ci si riduce perché lo si è già visto. Poi ci sono gli altri, quelli che, pur amando Israele senza se e senza ma, pur non avendo più alcun interesse per ciò che è giusto e ciò che non lo è, mantengono una certa indipendenza di giudizio e in cuor loro sanno benissimo che, continuando a far del male ai palestinesi, Israele fa del male a se stesso. Ed è proprio questo il motivo per cui rispondono prontamente all’appello dei primi: Israele è in pericolo, non importa se per un male che lo divora dal suo interno, l’occupazione dei Territori. E più occupa e più è in pericolo e più va difeso. E sanno anche che il massimo del pericolo, ben peggiore dell’atomica iraniana, arriverà quando i palestinesi decreteranno che l’occupazione è definitiva e chiederanno di diventare cittadini della Grande Israele. A loro chiediamo: dopodiché?

10 ottobre 2010. Capelli
La stragrande maggioranza delle extensions usate dai parrucchieri del mondo occidentale, ma anche orientale, per allungare i capelli delle donne sono preparate a partire dai capelli indiani. Pare infatti che questi siano in assoluto i più adatti a questi trattamenti perché sono forti, setosi, lucidi, e non troppo spessi, prestandosi quindi ad essere trattati e pigmentati senza rovinarsi. Questo "traffico” mondiale di capelli indiani è agevolato da alcuni rituali religiosi. Su oltre un miliardo di indiani, l’85% è hindu e, come tale, è tenuto a tagliarsi i capelli almeno una volta nella vita. Le donne indiane, in particolare, si fanno crescere i capelli per poi tagliarne lunghe ciocche da donare alle divinità nei templi, in segno di sottomissione. Proprio attorno ai templi indiani negli ultimi anni si è così creato un business sulla vendita alle aziende specializzate dei capelli delle devote, spesso all’oscuro del destino riservato alle loro chiome. Qualche anno fa lo Stato aveva avanzato qualche preoccupazione su questo traffico, perché pare che solo il 20% dei capelli che viaggiano vengano dai templi. L’origine del restante 80% rimane dubbia e quindi preoccupante.
In alcuni villaggi indiani sembra che non poche donne siano state oggetto di vessazioni e ricatti. Per non parlare degli episodi di vero e proprio furto. Ci sono poi i cosiddetti "uomini dei capelli”, che vanno a recuperare i capelli "buttati”, andando a raccoglierli sia dai pavimenti dei barbieri che dai bidoni della spazzatura.
I capelli comunque non sono tutti uguali. I più ambiti sono quelli prelevati da un’unica testa, meglio se "remy”(in cui la cuticola rimane intatta e viene mantenuto il naturale orientamento radice-punta). Poi ci sono i "single drawn” che contengono anche capelli di lunghezza inferiore (come avviene normalmente nella ricrescita) e i "double drawn”, che invece sono di lunghezza uniforme. Il materiale di scarto viene utilizzato per parrucche, bambole, manichini e toupet. In fondo alla classifica ci sono quelli provenienti dai pavimenti dei barbieri che essendo corti vengono destinati all’estrazione di amminoacidi per l’industria farmaceutica.

10 ottobre 2010. La fine dell’Avanti!
Già c’era preso un colpo, a noi che ogni tanto ci mettiamo a sfogliare le prime annate della Critica Sociale (atto di nascita, 1892) per cercare le diatribe fra Gnocchi Viani e Turati, fra proudhoniani e marxisti, il cui esito è stato così carico di conseguenze per il Novecento, o a scorrere le annate del secondo dopoguerra, quando a dirigerla era Faravelli, forse l’unico, secondo l’amico Pietro Adamo, in grado di cambiare la storia della sinistra italiana (ma purtroppo l’omofobia imperava anche a sinistra); ecco, c’era preso un colpo quando una sera, navigando in Internet ci è capitato di ritrovarla in versione online. Direttore? Cicchitto. Adesso abbiamo saputo che anche il glorioso Avanti! (atto di nascita, 1896) protagonista di tante battaglie, nella principale delle quali, quella antifascista, caddero decine di redattori, è sopravvissuto anche lui, online, e a dirigerlo è un tipo che si sta distinguendo in una battaglia strenua per dimostrare che Fini, che ha abbandonato Berlusconi, è un manigoldo. Ma chi è questo Lavitola? Da dove è uscito? Han detto che è un craxiano.
Beh, allora diciamo così: se mai Craxi sarà stato un grande statista, per via di Sigonella e della scala mobile, come capo del Partito socialista possiamo concludere che è stato un disastro totale. Da Bissolati, Serrati, Silone, Nenni, eccetera, a Lavitola è decisamente troppo.

13 ottobre 2010.
La Repubblica ebraica di Israele
Ricordatevi questo giorno. E’ il giorno in cui Israele cambia il suo carattere. Coerentemente, potrebbe anche cambiare il nome in Repubblica Ebraica di Israele, come la Repubblica Islamica dell Iran. Certo, il disegno di legge sul giuramento di fedeltà che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu sta cercando di far approvare presumibilmente interessa solo i nuovi cittadini non ebrei, eppure riguarda il destino di tutti noi. D’ora in poi, con il bollo delle autorità, vivremo in un nuovo paese: etnocratico, teocratico, nazionalista e razzista. Chiunque creda che tutto ciò non lo riguardi si sbaglia. C’è una maggioranza silenziosa che sta accettando tutto questo con preoccupante apatia, come a dire: "Non mi importa in che paese vivo”. [...] Oggi il disegno di legge del giuramento di lealtà, presto la legge del giuramento di fedeltà. La diga oggi traboccherà, minacciando di affogare ciò che resta della democrazia [...] Le piazze delle città oggi avrebbero dovuto riempirsi di cittadini che non vogliono vivere in un paese dove la minoranza è oppressa da leggi draconiane come quella che li costringe a giurare un falso giuramento a uno stato ebraico, ma incredibilmente quasi nessuno sembra dolersene. [...] Questo è ciò che succede quando il fuoco è ancora fumante sotto il tappeto, il fuoco della fondamentale mancanza di fiducia nella giustizia del nostro percorso. Solo una tale mancanza di fiducia è in grado di produrre una normativa così distorta come quella che sarà approvata oggi, e chiaramente l’approvazione sarà imminente. Il Canada non ha bisogno che i suoi cittadini prestino giuramento allo Stato canadese, né in altri paesi si richiedono atti simili. Solo in Israele. [...] In un modo o nell altro, come a Basilea, al Primo Congresso Sionista del 1897, fu fondato lo Stato ebraico, come disse Theodor Herzl, oggi sarà fondata la non illuminata Repubblica Ebraica di Israele. Gideon Levy (traduzione di Manlio Caciopo)
(www.haaretz.com)

18 ottobre 2010. Video
Nel corso di un consiglio comunale a Fort Worth, una cittadina del Texas, Joel Burns, consigliere, quarantenne, dopo aver elencato una lista di adolescenti suicidatisi perché vittime di bullismo, chiedendo una rinnovata attenzione a un fenomeno che sta raggiungendo dimensioni epidemiche, si è rivolto a tutti quei giovani omosessuali vittime di angherie e violenze: "Stasera voglio rivolgermi a loro, in ogni scuola o istituto, in ogni parte di questo paese: so che le risate sembrano insopportabili, so che in famiglia o a scuola non vi capiscono e magari a volte vi feriscono, ma voglio che sappiate che le cose miglioreranno”. Dopodiché Joel, la voce rotta e un’evidente commozione, ha inaspettatamente iniziato a raccontare di sé e di quando a 13 anni venne aggredito davanti alla scuola da dei ragazzi perché era "frocio” e quindi doveva "morire e andare all’inferno”. Il discorso di Joel è stato registrato e messo su youtube e dopo meno di una settimana era già stato visto un milione e mezzo di volte. Una ragazza coreana, Kim Yeo Hee, 22 anni, ha messo su youtube, col nome di Apple Girl, un video in cui rifà "Poker face” di Lady Gaga usando quattro iPhone. Anche questo è diventato un video "virale”, espressione usata per descrivere i video che attivano un potentissimo e rapidissimo passaparola capace di creare migliaia e migliaia di visite.
Il Wall Street Journal ha raccontato che, grazie a quel video, Kim ha ottenuto un contratto da una casa discografica.

20 ottobre 2010. Fuga dei cervelli
Silvia Sartori, 31 anni, dopo quattro in Cina ha provato a rientrare a Treviso, per scoprire che le offrivano gli stessi lavori di prima, con lo stesso stipendio: 800 euro al mese. Così è ripartita in direzione Shanghai. Adesso gestisce un fondo da tre milioni di dollari per progetti di ingegneria ecologica dell’Unione Europea.
Luca Vigliero, 31 anni, architetto, dopo la laurea a Genova nel 2006, incapace di trovare un lavoro soddisfacente in Italia, è partito, prima alla volta di Rotterdam dove ha lavorato presso l’ufficio di Architettura metropolitana, e poi a Dubai, sempre come architetto, dove tra l’altro ha presto ricevuto una promozione e ora dirige un team di sette persone. Andarsene gli ha permesso anche di dare un’accelerata alla sua vita privata, ora è sposato e ha un bambino. I suoi amici italiani, invece, non riescono nemmeno a lasciare la casa dei genitori. I giovani tra i 30 e i 34 anni che vivono coi genitori sono triplicati rispetto al 1983. In base a un’indagine condotta da un centro di ricerca milanese, il 33.6% dei neolaureati pensa di dover lasciare l’Italia per poter mettere a frutto i propri studi, e l’anno dopo la laurea a pensare di doversene andare è il 61.5%. Gli italiani hanno una parola per spiegare il fenomeno: "gerontocrazia”. Federico Soldani, 37, epidemiologo pisano che dal 2000 lavora a Washington, D.C., per la Food and Drug Administration, spiega come nel nostro paese un quarantenne sia considerato "giovane”. La cosa ha funzionato fino a che l’economia cresceva, bastava un po’ di pazienza e prima o poi si liberava un posto, così la fila andava avanti. Il problema è che con la crisi il mercato del lavoro è andato in stallo e "la coda non si muove più” ha concluso Soldani con un’immagine piuttosto esplicativa.
(www.time.com)

21 ottobre 2010. Numeri
In base alle ultime rilevazioni dell’Itu, l’agenzia dell’Onu sulle telecomunicazioni, pubblicate oggi in The World in 2010: ICT facts and figures, il numero di chi usa internet nel mondo è raddoppiato negli ultimi cinque anni ed è destinato a superare i due miliardi entro quest’anno. Restano forti sperequazioni: se il 65% degli europei sono in linea, solo il 9,6% degli africani può accedere alla rete. La domanda di connessione però è in aumento dappertutto e i costi stanno diminuendo. Anche se l’alta velocità è ancora fuori portata nei paesi poveri, la telefonia mobile sta diventando ubiqua, tant’è che la rete mobile è ormai disponibile per oltre il 90% della popolazione mondiale. Dei 5,3 miliardi di abbonamenti al cellulare nel mondo stimati alla fine del 2010, ben 3,8 riguardano utenti del mondo in via di sviluppo. Anche il numero degli sms mandati è in aumento: triplicato negli ultimi tre anni, ha superato i sei mila miliardi. Che significa che nel mondo oggi vengono spediti duecentomila sms al secondo.
(www.itu.int)

22 ottobre 2010. Territori palestinesi
500 nuove case per i coloni israeliani pochi giorni dopo l’avvio dei negoziati di pace. Non colpisce certo l’ennesima umiliazione dei palestinesi, che da tempo non fa più notizia. Ormai è stabilito che i palestinesi sono una specie a parte dell’umanità, un’eccezione permanente come gli occupanti della loro terra. Per loro non valgono la maggior parte dei diritti riconosciuti come inviolabili per il resto dell’umanità, così come per i loro occupanti non valgono i doveri. La notizia è l’umiliazione del Presidente degli Stati Uniti. Non si sa cosa pensare. Viene in mente, purtroppo, quel che ci disse Cristiano Antonelli in un’intervista all’indomani della elezione di Obama: temo che sia eccentrico (rispetto al cuore del potere americano). E dire che basterebbe una telefonata di pochi secondi come quella che Ronald Reagan fece a Sharon ai tempi di Beirut: "Adesso basta”. Ma la potrà mai fare un presidente nero?

22 ottobre 2010. Polli senza stress
Negli Stati Uniti, ma anche qui, i consumatori ormai nei supermercati possono trovare polli con le "qualifiche” più disparate: "free range” (ruspanti), "cage free” (senza gabbia), antibiotic-free, alimentati con dieta vegetariana ecc. Sul New York Times, William Neuman ha pubblicato un breve articolo che parla di come alcuni produttori si stiano preparando a lanciare sul mercato un nuovo pollo, quello "stress-free”. In particolare due tra le maggiori ditte produttrici, Bell & Evans in Pennsylvania e Mary’s Chickens in California, stanno cercando un modo più umano di uccidere i polli. Il nuovo sistema ricorre al diossido di carbonio per far perdere coscienza ai volatili prima che questi vengano appesi per le zampe per essere sgozzati, così da risparmiare loro la sofferenza. Per un pollo essere afferrato e messo a testa in giù e quindi ucciso è indubitabilmente uno stress. Ecco allora l’idea di Scott Sechler, proprietario di Bell & Evans, di allestire un sistema per uccidere i polli senza stress.
Dietro c’è evidentemente anche una strategia commerciale per far comprare il pollo ai consumatori con sensibilità animalista. David Pitman, di Mary’s Chickens, ha infatti spiegato, forse con involontaria ironia, che vorrà che nelle sue confezioni sia scritto "macellato umanamente”, o magari "appeso umanamente”. L’importante è lanciare il messaggio che il pollo non ha sofferto negli ultimi minuti di vita. Tradizionalmente, i polli vengono depositati nell’area deputata alla loro soppressione; lavoratori li prendono, li appendono alla rotaia che li porta prima in una stazione dove vengono storditi con un leggero elettroshock e poi inviati alla "macchina della morte” dove vengono sgozzati e lasciati morire per dissanguamento. Nel nuovo sistema, prima di questa fase, i polli verranno sottoposti all’inalazione di un gas che li addormenta, come un paziente prima di un intervento chirurgico. Bell & Evans, che attualmente distribuiscono 840.000 polli la settimana in gran parte dei paesi occidentali, inizieranno a distribuire queste nuove confezioni stress-free il prossimo aprile. Mary’s lo farà da giugno. Resta un problema: il gas è costoso e serviranno circa tre milioni di dollari per convertire la produzione nel nuovo sistema. Con l’aggravante che per calmierare i costi bisogna giocare su numeri alti. Alla Bell & Evans sono convinti che i consumatori, una volta informati, preferiranno senz’altro questi prodotti, ma questo riporta al problema di cosa scrivere sulle confezioni, che, a leggere le proposte, sembra ben lontano dall’essere risolto.
(www.nytimes.com)

24 ottobre 2010. La storia dell’altro
Circa un mese fa è uscito sul giornale israeliano Haaretz un lungo articolo su una vicenda che aveva al centro il libro La storia dell’altro, un manuale per le scuole medie e superiori in cui gli eventi della storia di Israele e della Palestina sono raccontati da insegnanti israeliani e palestinesi e le due narrazioni corrono nella pagina una a fianco dell’altra (con in mezzo uno spazio bianco per i commenti degli alunni). Secondo il quotidiano israeliano "L’Autorità Palestinese adotta un libro di testo, vietato in Israele, che offre le narrazioni di entrambe le parti. Il Ministro dell’Istruzione dell’Autorità Palestinese ha approvato l’uso di un testo di storia che propone le narrazioni dei Palestinesi e del Movimento sionista, è la prima volta che il punto di vista israeliano viene presentato agli studenti della West Bank. Il testo, il cui impiego è stato vietato dal Ministro dell’Istruzione israeliano, è il risultato di una collaborazione congiunta palestinese-israeliana-svedese per promuovere la coesistenza attraverso l’istruzione scolastica”. Solo che lo stesso giorno, e a stretto giro, un lancio dell’agenzia palestinese Maan, cita un funzionario dell’Istruzione di Ramallah il quale smentisce la notizia, intanto l’edizione online di Haaretz continua a confermare la sua versione dei fatti. Il blog Falafel Cafè (http://falafelcafe.wordpress.com) a quel punto ha contattato Ramallah e ha chiesto qual è la verità. La risposta ufficiale -al netto delle frasi ideologiche- è questa: "Il ministero dell’Educazione e dell’alta istruzione nega che il testo sionista sia stato inserito nel curriculum delle scuole palestinesi. Le informazioni a mezzo stampa che sono state pubblicate sono non solo prive di fondamento, ma anche un goffo tentativo di danneggiare le istituzioni dell’Autorità nazionale palestinese”. Fine della storia.

23 ottobre 2010. Morire di carcere
Dal 2000 ad oggi 616 detenuti si sono tolti la vita, per oltre il 90% tramite impiccagione.
(Ristretti Orizzonti)