Tunisi, dicembre 2011.
"E' tutto in movimento”: come un ritornello questa è la frase che torna più spesso sulle labbra delle persone che incontro. Si sta riunendo al Palazzo del Bardo per la prima volta l’Assemblea Costituente eletta ad ottobre, si sta formando il nuovo Governo dopo lunghe trattative e tira e molla, vecchi organismi creati sotto Ben Ali stanno cercando di cambiare pelle e soprattutto di funzionare in modo più trasparente. I tre partiti che fanno la parte del leone dei seggi all’Assemblea Costituente e dei posti da ministro (soltanto due donne elette, di cui una al Ministère de la Femme) sono Ennahda, di forte ispirazione islamica, il Cpr (Conseil pour la République) e Ettakatol (Forum des libertés), di ispirazione laica e liberaleggianti. Fuori del palazzo del Bardo ci sono delle tende: mi fermo a parlare con due operai del gruppo che sta protestando da vari giorni con quella che ormai sembra la modalità più diffusa in questo scorcio di anno 2011: accamparsi. Uno di loro, Ibrahim, parla un po’ di italiano, anzi parliamo in italiano poiché lui non parla bene francese e io non conosco l’arabo. Vengono dal bacino minerario di Gafsa, città del sud-ovest, dove ci sono ben quattro stabilimenti della Compagnia di fosfati di Gafsa (Cpg) che sta ristrutturando e licenziando. Lui è stato in Italia, a Padova, ma era un "sans papiers”, senza documenti, ed è dovuto rientrare dopo due anni.
Ma questa è solo una delle lotte che percorrono tutta la Tunisia: dopo un anno di grandi trasformazioni, di tante attese e speranze, moltissimi sono i giovani ancora disoccupati, la povertà è immutata e anzi la diminuzione delle entrate del turismo e il ritiro di molte imprese ed investimenti stranieri stanno causando una crisi economica di grandi proporzioni. Oltre alla lotta dei minatori di Gafsa, ci sono scioperi al porto di Gabès, il più grande del sud, che provocano una penuria di bombole a gas in tutto il paese per qualche giorno, scioperi alla Tunis Air, proprio durante le feste di Natale, sit-in dappertutto. Il 15 e il 16 dicembre protestano gli operai (2200 addetti) dello stabilimento giapponese Yazaki di Om Larayes, sempre a sud, e immediatamente per rappresaglia lo stabilimento viene chiuso.
Il padronato denuncia perdite ingenti e impossibilità di soddisfare le commesse. Sulla stampa si leggono resoconti contraddittori: all’inizio di gennaio sembra che una parte delle maestranze saranno trasferite ad un altro impianto Yazaki a Gafsa. Vado al Ministère de la Femme per incontrare la direttrice della Cooperazione Internazionale: impossibile vederla, sia il venerdì che il lunedì successivo. Domenica 19 dicembre esce un articolo su "La Presse” che denuncia una situazione di rivolta di tutto il personale del Ministère de la Femme contro la ministra uscente: pare che parecchi dei progetti in corso siano stati chiusi d’autorità (oso sospettare con alcune buone ragioni), provocando la reazione delle titolari dei vari dossier in causa.
è da notare che la quasi totalità degli scioperi sono selvaggi, non annunciati, e spesso non sono appoggiati, a quanto leggo, dalla centrale sindacale principale, l’Ugtt (Union Générale du Travail de Tunisie), che tiene il suo 22° congresso a Tabarka dal 25 al 28 dicembre. L’Ugtt, dopo una prima fase di incertezza, ha partecipato alla rivoluzione, soprattutto con i suoi quadri alla base e con certe Federazioni quali quelle della sanità e degli insegnanti, ma al vertice sembra che sia stata abbastanza compromessa con il vecchio regime. Ma naturalmente anche qui avviene ciò che succede in tutte le rivoluzioni. Come dice una militante che è stata per anni in prima fila nell’opporsi al regime di Ben Ali: ora sembra che tutti abbiano fatto la rivoluzione, sono tutti rivoluzionari.
Il 17 dicembre mi aggrego alla Caravane organizzata da una delle formazioni storiche di opposizione al vecchio regime, l’Atfd (Association Tunisienne des Femmes Démocrates) diretta a Sidi Bouzid, dove si celebra l’anniversario del tragico gesto di Mohammed Bouazizi, il venditore ambulante che si è dato fuoco innescando la rivoluzione del 14 gennaio 2011 (da notare che numerosissime associazioni che sono sbocciate nel 2011 si definiscono tutte: "post 14”, prendendo quella data come una linea di spartiacque decisivo).
Purtroppo partiamo tardi ed arriviamo quando gli ospiti più illustri, tra cui il neo-eletto Presidente della Repubblica Marzouki e il rappresentante dell’Unione Europea se ne sono ...[continua]

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