E' possibile, secondo te, un incontro fra le esigenze di rispetto dell'uomo e della natura e tecnologia e conoscenza scientifica?
Dando per scontata l’ipotesi, che scontata non è, dell’evoluzione della specie, gli scienziati stessi dicono che una pianta originaria avesse una memoria genetica molto più ricca delle piante che poi si sono realizzate da lei. Una sorta di maggiore vicinanza all’infinito della pianta originaria rispetto alla pianta specializzata. Questa è una cosa che è diventata ancora più evidente da quando è stato l’uomo a scegliere, selezionare. Però l’uomo semplice di una volta cosa faceva? Coltivava i campi, se prendiamo come esempio il contadino. Il contadino guardava, stagione dopo stagione, le piante che nascevano, come venivano, il gusto, il sapore, l’odore e legava tutto que­sto alla sua cultura. Sceglieva e selezionava i semi. Un tempo l’uomo aveva una centralità, un dominio dello spazio, degli elementi naturali. Ma in una certa epoca questa esperienza di vita è stata sostituita dal sospetto perché è nata una scienza che ha cominciato a dire: “no, quello che vedi non è vero”. E allora qual è la vera realtà: quella che viviamo, che tocchiamo, oppure dietro c’è un’altra re­altà invisibile? Ma da questa realtà invisibile è venuta fuori la bomba atomica ed essa ha scosso profondamente l’inconscio collettivo. Che non è altro che quella sorta di ambiente mentale che abbiamo dentro sin da bambini, che ci portiamo dietro tutta la vita e che ci dà sicurezze, punti di riferimento, che ci fa pensare al futuro della nostra vita. Ecco, questo è stato incrinato dalla bomba, dal frutto dei sospetti con cui si è guardato alla realtà circostante.
L’uomo semplice non c’è più, è stato sostituito dallo scienziato il quale, dalla scoperta dell’America in poi, ha cominciato a “scoprire”. Si fanno studi per scoprire che il latte della madre per il neonato è il mi­gliore, oppure che il formaggio è la migliore esca per i topi... Oppure per reinventare il mondo e trasformarlo nel paese dei balocchi, dove tutto è di cioccolato e pan di zucchero. Questa è l’ideologia che sta al fondo del benessere della nostra civiltà: abolire ogni li­mite, ogni legge, e avere le case di pan di zucchero, esaudire ogni desiderio. Solo che cosa succede ora? Abbiamo costruito un mondo materialista e non siamo più capaci nemmeno di assaporare le cose fondamentali. La manipolazione genetica permetterà di combinare le varie piante per trovare il cibo perfetto, ma secondo quale concetto di perfezione?
Io sento che in realtà c’è un profondo non rispetto degli esseri umani e dell’ambiente in cui viviamo. Con la manipolazione genetica si è cominciato a poter tagliare il codice genetico e ricombinarlo a piacere. Questa è l’ultima fase della cosiddetta evoluzione, del pas­saggio dall’ambiente naturale in cui l’uomo semplice viveva ad un ambiente inteso come un tubo nero attraverso cui si guarda la re­altà e la si ricostruisce secondo una specie di teoria inventata, con una sorta di moralismo che impone di fare ciò che è “più bello”, ciò che è “più utile”. In questo percorso la manipolazione genetica sta portando a qualcosa che mi sembra sia la riedizione della schia­vitù che era stata definitivamente condannata dal congresso di Vienna. Ci sono alcune idee, come quella della schiavitù, che una volta espulse dal consesso umano ritornano sotto l’aspetto del progresso e della tecnologia. Da un po’ di tempo a questa parte non c’è quasi più spazio per nessuno, solo per i giovani, i ricchi, i belli,  per la moda, ecc.. E la nostra identità, le nostre radici, dove sono? Io sento che è necessario porre dei limiti tassativi, che i limiti naturali vanno rispettati, che i figli si fanno solo come si sono sempre fatti, che qualunque progresso in questo campo è un’aberrazione.
Ma, per esempio nei confronti della salute, non si pone un limite variabile? Sintetizzare l’insulina serve a tanti diabetici. Rispetto a questo, cosa ne pensi di un uso “terapeutico” dell’ingegneria genetica?
La nostra società è organizzata per combattere le guerre più che per la pace, quando ha un nemico mette in campo armi pazzesche per sconfiggerlo e dà l’impressione di riuscirci, perché è molto abile nel non far calcolare i costi. Ci si impegna nello sconfiggere il dia­bete senza porsi il problema delle cause del diabete perché costerebbe molto di più combattere quelle cause, bisognerebbe concentrarsi sull’ambiente urbano, sull’alimentazione, su tutto un tipo ...[continua]

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