Massimo Livi Bacci insegna Demografia alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze. Dal 1989 al 1993 è stato Presidente dell’Unione Internazionale per lo Studio della Popolazione.

Sta per iniziare la Conferenza del Cairo sul problema demografico ed il Papa si è espresso in termini molto polemici sugli orientamenti che emergono dai documenti preparatori che, è sembrato di capire, sarebbero favorevoli ad un forte uso della contraccezione e fors’anche, dell’aborto come mezzo contraccettivo. Quali sono i termini reali della disputa?
Certamente l’intervento del Papa è molto più robusto che non in passato. La conferenza del Cairo segue di dieci anni l’analoga conferenza di Città del Messico, del 1984, ed in precedenza ancora quella di Bucarest del 1974. In tutte e due le conferenze precedenti il Vaticano è stato presente con una delegazione ne più né meno come sarà presente al Cairo e quindi l’ambito in cui, a livello mondiale, si discutono i temi della popolazione non è nuovo a questo intervento del Vaticano. E non si può dire che la posizione del Vaticano in sé sia cambiata, quello che forse è cambiato rispetto alle altre conferenze è una situazione di contesto. Nel ’74 il Vaticano si trovava su posizioni non lontane da quelle di molti altri paesi, fra i quali alcuni paesi del blocco comunista e diversi paesi in via di sviluppo, che rifiutavano un intervento in ambito demografico basato su politiche demografiche perché, sostenevano, tutto doveva avvenire attraverso lo sviluppo, che da solo avrebbe portato con sé la soluzione del problema. Il Vaticano si trovò così spalleggiato da molti paesi. Ma già nell’84 la situazione era molto mutata. A Città del Messico quasi tutti i paesi avevano abbandonato, in pratica, ogni pregiudiziale verso l’intervento in campo demografico. Quasi tutti si rendevano conto che la crescita era troppo rapida, che causava problemi economici e che quindi era necessario in qualche modo intervenire nell’ambito specifico demografico con delle politiche ad hoc. La Cina, che già aveva cambiato la sua politica demografica con la morte di Mao, stava intervenendo pesantemente con la politica del figlio unico, e anche altri paesi di ispirazione socialista erano oramai d’accordo che non si poteva aspettare che fosse genericamente lo sviluppo a far mutare i costumi, le preferenze, gli atteggiamenti delle coppie. Tuttavia anche a Città del Messico il Vaticano non restò solo perché trovò un alleato nella delegazione americana. Infatti Reagan, assai preoccupato per il voto cattolico negli Stati Uniti, cambiò completamente la posizione americana. Contrario fortemente all’aborto e alla contraccezione, smise di contribuire al fondo delle Nazioni Unite per le attività di popolazione perché il fondo appoggiava le politiche cinesi che avevano fra i loro ingredienti l’aborto. Insomma, in una situazione ormai completamente mutata rispetto alle politiche demografiche, il Vaticano trovò un alleato potentissimo. Oggi il Vaticano, salvo per l’appoggio di qualche piccolo paese di poco peso internazionale, è praticamente solo a sostenere la sua lotta.
Ed essa verte soprattutto sull’aborto, la contraccezione e la famiglia.
Sull’aborto è ovvio che la posizione della Chiesa è sempre stata e continuerà ad essere di netto rifiuto. Ma ciò che preoccupa il Vaticano non è il fatto che si sostenga l’aborto come metodo di regolazione delle nascite, perché questo non è detto in nessuna parte dei documenti preparatori, bensì che se ne parli come problema medico. Nei documenti si dice di fare attenzione, perché in molti paesi in via di sviluppo l’aborto illegale crea malattia, sterilità, morte tra le donne giovani in età feconda e che quindi, nel regolare l’aborto, non tutto può essere affidato al diritto penale e alla repressione. Si dice che bisogna cercare di permettere alle donne, che purtroppo scelgono questa strada, di abortire in un contesto sicuro o perlomeno di minimizzare le conseguenze negative che l’aborto può avere.
Questo si dice nei documenti. Anzi, lo si adombra solamente in maniera abbastanza indiretta. Non si sostiene quindi la legalizzazione dell’aborto, ma mettendo in campo considerazioni di carattere sanitario, si richiede una regolamentazione che abbia in vista non solamente la repressione penale dell’atto, ma anche la protezione della salute della donna.
Comunque sia, se per tutto ciò che riguarda l’aborto si può capire bene la posizione del Vaticano, la si capisce me ...[continua]

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