Possiamo partire da un particolare anche curioso, quel suo scarso attaccamento ai libri come oggetti materiali…
Fra le altre cose sapute a posteriori, un’amica comune mi ha detto che Grazia destinava molti dei suoi libri ai carcerati di San Vittore. E poi ne regalava continuamente, a amici e conoscenti. Molti erano libri mandati da editori e autori che lei non aveva né tempo né voglia di leggere; per tacere del problema dello spazio, che ci affligge tutti... Ma Grazia si disfaceva volentieri anche dei libri che aveva letto con interesse e dei quali aveva scritto... Ricordo ancora che eravamo rimasti colpiti, per averlo letto in non so più quale testo, da come Marx trattava i libri di cui si serviva: li smembrava, li faceva a pezzi, conservando solo le pagine che gli interessavano, e buttando il resto. Io ero rimasto un po’ orripilato, mentre Grazia si era divertita moltissimo, dichiarandosi perfettamente d’accordo con Marx. Riteneva che i libri sono solo degli strumenti e come tali devono esser trattati, senza diventare oggetti di culto. Io invece il culto dei libri l’ho avuto, assai forte, e un po’, anche se molto meno, ce l’ho ancora.
Più in generale, Grazia non aveva alcun attaccamento alle cose. Tutti, chi più chi meno, ci curiamo del luogo dove abitiamo e lavoriamo, stabilendo anche rapporti affettivi con qualche oggetto, mobile, soprammobile, un orologio, una pianta, un fiore, un quadro, un gioiello, un amuleto, a prescindere dal loro valore venale. Lei no, in questo era di una laicità assoluta. Ricordo la casa di Milano dove aveva abitato fino ai primi anni Ottanta, in via Fiori Chiari, zona Brera: un appartamentino disadorno, tenuto malissimo... Unico tocco personale, due stampine da pochi soldi, i ritratti di Lenin e Kafka. E non credo che se li fosse comprati lei, erano quasi certamente regali di amici. Che lei aveva onorato, riconoscendo nei due personaggi due polarità, due tensioni che entrambe le appartenevano. La letteratura e la politica. L’azione e l’angoscia dell’impotenza... Ma se ricordo così bene quei due ritratti, è proprio perché non c’era altro nella casa che fosse degno di nota.
La sua vita si risolveva pienamente nella dimensione del presente. Del futuro -del suo personale futuro- non si curava. Ignoro se si sia mai preoccupata di maturare una pensione, qualche forma di garanzia. Diceva: "E’ inutile preoccuparsi del futuro che non c’è, quando verrà vedremo".
Non me la vedo risparmiare, investire. Non che dissipasse, beninteso, ha sempre vissuto modestamente, aveva scarsi bisogni. Ma non concepiva la preoccupazione, che è di tutti e che in molti arriva all’angoscia, per l’invecchiamento, la malattia, la perdita del lavoro.
Era anche negata per le cose pratiche, nessuna manualità. Se c’era da piantare un chiodo, credo ricorresse all’aiuto di un amico. Non guidava l’auto, non aveva neanche la bicicletta (anche se, immagino, l’avrà pur praticata da ragazza). Detestava lo sport. Non parliamo poi delle questioni burocratiche: pagare una bolletta, riscuotere un assegno erano cose che la mandavano in crisi. Una specie di blocco che in parte era riuscita a superare, col tempo, grazie all’aiuto e al consiglio dei suoi molti amici. Alla fine un conto in banca aveva dovuto aprirlo, ma erano pratiche che le restavano fondamentalmente ostiche. Il contratto d’affitto dell’appartamento a Brera dove ha abitato tanti anni era intestato a me, perché l’idea di leggersi e firmare delle scartoffie la disturbava. Per pagare l’affitto e le varie bollette s’affidava al portinaio, gli dava i soldi (e una buona mancia) e ci pensava lui ad andare in banca, alla Sip, all’Enel ecc. Ma questa sua profonda ripugnanza per questo genere di cose non le impediva di battersi, e con successo, con gli editori per ottenere un buon contratto e un buon acconto a favore degli autori che proteggeva. Il suo aiuto agli scrittori che considerava buoni, interessanti o anche solo promettenti, non si limitava all’editing, si impegnava per farli pubblicare e alle migliori condizioni, e poi per farli recensire...
Se tu dovessi immaginare per Grazia un’"antologia personale", sul tipo di quell’autobiografia attraverso pagine di autori letti (vedi il libro di Mengaldo uscito recentemente da Bollati Boringhieri), che autori ti verrebbero in mente?
Credo che se gliel’avessero proposta, ne sarebbe stata tentata, incuriosita. Ma è difficile farlo per un a ...[continua]

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