Muhamad Arkoun è professore allla Terza Università di Parigi, dove insegna Storia del pensiero islamico.

Lei si è molto occupato del Mediterraneo quale luogo in cui le culture si sono scontrate e incontrate. Può parlarcene?
Intanto userei la nozione di "spazio mediterraneo", perché la parola "spazio" è libera da ogni definizione di frontiera nazionale, di frontiera religiosa o di frontiera culturale. Molti attori storici si sono affrontati nel Mediterraneo e oggi la responsabilità dello storico è quella di provare a restituire la verità storica di questi scontri senza occupare una posizione privilegiata dalla quale giudicarli. Ciò è essenziale per non commettere quegli errori che continuiamo a fare come professori di storia davanti ai nostri studenti nei licei o nelle università, allorché spieghiamo i rapporti fra l’islam e ciò che oggi si chiama "Occidente". In realtà tutto ciò che si insegna nei licei, sia da parte mussulmana che da parte europea, non parte dalla riconquista di uno sguardo libero da ogni adesione a priori a una religione, a una nazione, a una delle parti coinvolte in quei conflitti che hanno determinato, a partire dal periodo coloniale, un discorso di vittimizzazione dei mussulmani, degli arabi, dei turchi, degli iraniani, in breve di tutti i popoli colonizzati, e, al contrario, un discorso di presunzione degli europei, certi di aver portato una civiltà che quei paesi, ancora nel XIX secolo, non avevano. Quindi, conflitti sulla legittimità delle religioni che pretendono di avere l’esclusiva verità, sulla legittimità delle forme politiche dello Stato, che pretendono avere una validità unica, per esempio al giorno d’oggi fra Stato democratico e Stato totalitario; conflitti anche per il controllo delle ricchezze che passavano attraverso il Mediterraneo: le repubbliche marinare italiane di Genova e Venezia, Amalfi e Pisa hanno avuto un ruolo importante in questa lotta economica.
Dunque, la nostra percezione dello spazio mediterraneo non può che essere quella di uno spazio di scontro fra culture, fra diverse forme di religione, di filosofia, di istituzioni politiche e giuridiche.
Ma come realizzare questa "indipendenza dello sguardo"? Come oltrepassare tutte queste forme di conflitto, avendo riconosciuto che esistono?
A parer mio lo possiamo fare se cambiamo la nostra maniera di scrivere la storia dello spazio mediterraneo, includendovi tutte le forze in esso presenti. E le grandi forze presenti sul piano culturale, intellettuale e spirituale sono, ancora oggi, le tre grandi religioni: ebraismo, cristianesimo e islam, nonché tutte le forme del pensiero filosofico, del pensiero giuridico che hanno avuto origine dalla Grecia e da Roma. Ma, attenzione, perché già dicendo "Grecia e Roma", creiamo di nuovo un privilegio, perché il pensiero greco non può essere staccato dalla ricchezza del pensiero dell’antica Mesopotamia, dalla ricchezza dell’Egitto dei faraoni prima dell’emergere del pensiero greco e della sua diffusione attraverso il Mediterraneo, in particolare per mezzo delle armate di Alessandro.
Dobbiamo prestare attenzione alle culture africane, berbere, dell’Africa settentrionale, che esistevano prima dell’intervento dei Romani e bisogna considerare con attenzione anche l’ideologia dei Romani, che hanno parlato di mare nostrum e di pax romana nel Mediterraneo. Vedete che quando si risale indietro in una storia che costituisce la sorgente del pensiero europeo, come del pensiero islamico, constatiamo che già la Grecia, l’antica Persia, Roma, sono attori che in ambito mediterraneo si combattono l’un l’altro. Si ritorna sempre a questa opposizione.
Quindi, includere e mai escludere è la sua proposta?
Bisogna sforzarsi di chiarire la questione centrale della legittimità. Come possiamo apprezzare la legittimità del pensiero greco nell’imporsi quale riferimento necessario a tutti gli attori presenti nel Mediterraneo? Come legittimare la pretesa delle tre religioni monoteistiche, durata nei secoli, di detenere l’unica verità escludendo tutte le altre? Le teologie cristiana, ebraica e mussulmana hanno tutte sviluppato l’idea che la verità sia stata rivelata a un popolo in modo esclusivo, abolendo le precedenti rivelazioni. Questa pretesa, di cui noi vediamo oggi gli effetti nella questione israelo-palestinese o nella pretesa dell’islam di tornare ad essere un modello che si fonda su questa verità rivelata, va rivista radicalmente. Ma attenzione: anche la modernità esclude così co ...[continua]

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