Venir via
Sì, penso che i miei siano venuti via perché cominciavano a stare meglio. L’ho realizzato un giorno che ero a Roma, all’Istituto Gramsci, e un compagno raccontando degli anni ‘50 in Umbria, in Abruzzo, disse che non si spiegava il perché lì, dopo lotte ferocissime da parte dei braccianti e dei mezzadri, che avevano portato conquiste come il rifacimento delle case coloniche, luce, gas, l’acqua in casa, molti di questi fossero partiti, emigrati a Roma. Proprio ieri, ero a casa da mia madre, e gliel’ho rifatta la domanda: “Senti, mi spieghi perché a 40 anni tu, a 42 anni mio padre, a un certo punto avete deciso di venire a Torino?”. Ma lei mi risponde sempre alla stessa maniera, mia madre ha 84, 85 anni, però è ancora autonoma, molto lucida: “Per voi”, e io: “Secondo me, tu non me la racconti giusta, perché io ero già andato via, a 16 anni, da casa” (per un bisticcio con mio padre) però... Lei continua a dirmi che l’hanno fatto per noi ragazzi, ma secondo me c’era anche la voglia della novità, di tentarsi di nuovo. Anche la mia famiglia era in un periodo in cui, come si dice, si usciva un po’ dalla povertà, se non dalle ristrettezze. Insomma, che si venga via se si comincia a stare meglio è un dubbio che ho, l’ho visto tra i miei coetanei, e poi l’ho rivisto qui, in decine, centinaia di compagni, di gente che si era mossa dai paesi di origine, sostanzialmente per tentare, erano quelli più intraprendenti. E poi la cosa l’ho riscontrata di nuovo con l’emigrazione africana. Io sto insieme a un’africana da 10 anni. A 17 è stata messa incinta, e come capita normalmente in Africa l’uomo se ne fotte, così a un certo punto lei, conoscendo una ragazza che era stata in Europa, in Italia, ha detto: “Non ce la faccio più a star qui, voglio andarmene”. Ecco, quelli che vengono qui, di nuovo, sono la gente più intraprendente. Purtroppo questa intraprendenza si può tramutare in intraprendenza positiva o negativa. Anch’io, quando sono arrivato qui, ero proprio sul filo. Ne ho fatte, non cose travolgenti, però rubacchiavo in giro, tanto per capirci, per arrotondare un po’ i soldi, per andare al mare, che era una cosa abbastanza comune, se vuoi, per un immigrato come me, per gli immigrati meridionali ancora di più. Secondo me questa roba qui, appunto, può essere una delle molle.

I fontanazzi del Po
Una parziale correzione di questa mia interpretazione me l’ha poi data mia madre. E’ vero che c’era stato un aspetto positivo in quegli anni lì. Mio padre era un individuo molto intraprendente. Eravamo in affitto, in una ventina di ettari di terreno, e lui era molto bravo con le mani. Per esempio aveva smontato il motore di una vespa e si era fatto una motozappa, con cui io andavo per il campo a tirar su le erbacce, che invece a mano costava fatica. Dopodiché mio padre aveva comperato per primo una mietilega, e con quella serviva anche gli altri, e poi una trebbiatrice di quelle rosse, tutte di legno, con cui oltre a trebbiare il grano per noi, andavamo a farlo anche per gli altri. Insomma, era uno molto intraprendente.
Ma cos’è che avvenne in quegli anni lì? Io me l’ero scordato e me l’ha ricordato mia mamma. Avvenne il fatto che a metà degli anni ‘50, dalle mie parti scoprirono un po’ di depositi di gas, metano, e allora tutti quanti a far buchi. Dalle mie parti tutti i paesi, che tranne Taglio di Po, si chiamano Ca’ Donà, Ca’ Contarini, Ca’ Tiepolo, perché lì, a fine ‘800, c’erano le case di campagna dei signorotti veneziani, io son nato, ad esempio, in una frazione che si chiamava Ca’ Zen; comunque tutti i paesi furono investiti dalla febbre di far buchi e tirar fuori un po’ di gas. Evidentemente il gas lo tiravano fuori con l’acqua, l’acqua sotto era tutta salmastra e invece di ricacciarla dentro, la spandevano tutta quanta lungo i fossi. Così bruciarono tutto. Ma non basta. Si mise in moto il bradisismo. Io sono nato in un’isola, l’isola di Ariano, alla confluenza del Po grande e del piccolo. La mia casa era a 100 metri dal Po. D’inverno, col dito passavi sul muro e c’era umidità. C’era una nebbia incredibile, che ti bagnava. Fatto sta che il suolo si abbassa, mentre il Po, che non veniva mai dragato, aumenta leggermente il letto del fiume, e siccome il fiume, lì, non è tutto dritto, fa delle anse, ecco che specie nelle anse venivano fuori i fontanazzi. Allora cos’è che han fatto? Per evitare che ci fosse l’alluvione, hanno di nuovo iniziato a fare l’innalzamento degli argini. Mio nonno paterno, Gig ...[continua]

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