Andrew Arato è docente di Teoria Politica alla New School di New York.

La domanda è: che fare con l’Iran?
Non sono uno specialista, posso parlare degli sviluppi politici in Iran e dire qualcosa sulle relazioni America-Israele. I due argomenti sono evidentemente correlati.
Da una parte la politica americana ha manifestato una forte apertura verso l’Iran, che certamente ha favorito il processo politico cui abbiamo assistito in Iran quest’estate. Non voglio dire che l’apertura americana l’abbia causato, ma certo è stato uno degli elementi che l’hanno agevolato. Quel processo non si sarebbe sviluppato allo stesso modo nell’era Bush.
Parli delle manifestazioni?
Si è trattato di qualcosa di più di semplici manifestazioni, si è sollevato un vero movimento popolare che si è congiunto con le tendenze laiche che comunque esistono in Iran. E credo che questo movimento abbia fatto azione di avanguardia rispetto a possibili sviluppi costituzionali.
Ecco, l’apertura di Obama e comunque un approccio meno aggressivo da parte degli Stati Uniti hanno contribuito.
Dall’altra parte ci sono i rapporti tra America e Israele, che sono estremamente complicati, perché Israele da tempo sostiene che non ci può essere alcuna apertura verso l’Iran, che nessuna negoziazione può funzionare, per cui, formalmente, il governo israeliano (ma io credo che questo discorso riguardi in generale la classe politica, incluso Kadima) vede un’unica opzione: la soluzione militare. Su questa, tra parentesi, gli esperti militari hanno opinioni molto divise. Molti credono che distruggere il potenziale nucleare iraniano con un attacco aereo avrebbe effetti molto dubbi. Ad ogni modo la leadership israeliana sembra credere in questa soluzione.
Ora, io credo che allo stato attuale un’azione simile non possa essere compiuta senza la collaborazione degli Stati Uniti. Non c’è solo il problema di ottenere il nulla osta americano, peraltro necessario. C’è da considerare che un attacco condotto dal solo Stato di Israele avrebbe poche possibilità di riuscita. Per quanto Israele disponga di un armamento molto potente, avrebbe concretamente bisogno dell’appoggio americano: bisogna alimentare i mezzi aerei di carburante, bisogna sorvolare. Insomma, non occorre che gli Stati Uniti sanzionino apertamente Israele per rendere poco fattibile una simile operazione. Non a caso alla fine del mandato Bush c’era stato un cosiddetto "trial balloon”, un tentativo di prova di attacco che era stato interrotto proprio perché l’Amministrazione aveva detto no. Per cui l’avvallo americano a un attacco israeliano resta cruciale.
Ma tu ritieni verosimile un attacco di Israele contro le installazioni nucleari?
Beh, per Israele è una possibilità reale, anzi vitale, perché per loro l’ipotesi di una bomba iraniana è assolutamente inaccettabile e per evitarlo non vedono altra via che un attacco militare. Ora, senza entrare nel merito della questione se la bomba sia o meno accettabile, io dico solo che l’idea che l’Iran possa costituire una minaccia per un "first-strike” (attacco nucleare di sorpresa) contro Israele è totalmente priva di fondamento. Israele ha 100-150 testate che non possono essere distrutte da un attacco iraniano. Quindi in ogni modo l’Iran finirebbe devastata, l’intero paese sarebbe distrutto, e mi sembra inverosimile che prevalga fra i mullah un’irrazionalità tale da portare alla distruzione del paese. Talvolta la leadership israeliana fomenta l’idea che questa possibilità sia reale, lo facevano anche Bush e i neocon, ma è un’assurdità.
Il vero punto è un altro. Uno degli effetti probabili di un’eventuale bomba iraniana sarebbe una proliferazione nucleare nel Vicino Oriente, per cui altri paesi la vorrebbero. E questo è decisamente un risultato poco desiderabile. E’ già abbastanza che ce l’abbia Israele, se si mettessero a puntare al nucleare anche l’Egitto e altre nazioni, sarebbe un disastro. Destabilizzerebbe l’intera regione, per non dire il mondo intero.
Ma non sembra questa la preoccupazione di Israele...
No, certo. La preoccupazione israeliana è di perdere l’effetto deterrente che gli viene appunto dal monopolio del nucleare. E’ questa la ragione. E la considerano talmente valida che sarebbero pronti ad attaccare l’Iran per mantenere la supremazia.
Quindi?
Quindi la possibilità dell’opzione militare c’è, certo, però bisogna anche considerare che negli Stati Uniti oggi il gruppo che più fortemente sosterrebbe quest’opzione è ...[continua]

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