Jérémie Zimmermann è un ingegnere-consulente in tecnologie collaborative. E’ tra i responsabili di April, associazione che si occupa informazione e diffusione del software libero. E’ cofondatore e portaparola della Quadrature du Net, organizzazione nata nel 2008 che si occupa di libertà su Internet.

Iniziamo con una domanda elementare: cos’è Internet?
Una domanda vasta. Ci sono tante definizioni su cos’è e su cosa non è, e gli stessi media spesso non aiutano a districarsi. Prima di tutto Internet non è "un Far-West”, come dice Nicolas Sarkozy, non è una zona di non-diritto, non è un luogo, non è un Paese, non è nemmeno un nascondiglio di pedo-nazisti. Per darne una definizione un po’ più tecnica potrei dire che si tratta dell’interconnessione di quarantamila reti di comunicazione; per entrare nei dettagli si potrebbe aggiungere che è un network di regole tecniche che permette a questi quarantamila operatori, che hanno interessi diversi, di comunicare tra loro.
Ma questi quarantamila soggetti chi sono?
Sono gli Internet provider, gli operatori di banda, gli hosting, tutte le entità che hanno degli indirizzi Ip e che, per una ragione o per l’altra, li forniscono ai loro clienti. Può essere il network aziendale di Ibm o di Bnp Parisbas ad esempio... Sono dei network interconnessi.
Ci sono altre definizioni di Internet?
Mettendosi dal lato degli utenti, si può dire che Internet è una rete informatica che permette ai suoi utilizzatori di accedere a tutti i contenuti, servizi e applicazioni che esistono; che permette anche ai suoi utilizzatori di pubblicare tutti i contenuti, servizi o applicazioni che vogliono creare e mettere a disposizione. Gli economisti direbbero un "terreno d’uguaglianza”. Una caratteristica universale di Internet è che permette a chiunque, in qualunque punto del mondo con un reale accesso alla Rete -che sia in Inghilterra, in Canada, o in Cambogia- di accedere allo stesso Internet, in situazione di parità con chiunque sia connesso. Questa è una definizione sia tecnica, che sociale e filosofica.
Si dice che Internet è di importanza uguale o superiore alla stampa a caratteri mobili di Gutenberg per il ruolo che ha nella condivisione della conoscenza. Secondo me la sua importanza è di un ordine di grandezza infinitamente più vasto.
Un’altra definizione che sta iniziando a diventare geo-politica e geo-strategica è quella che dice che Internet è l’infrastruttura chiave del business di moltissime imprese e della comunicazione di numerosi servizi, uffici e entità amministrative. Da progetto militare-universitario, è diventato oggetto di interesse di ricercatori, universitari, entusiasti e informatici appassionati. In qualche anno Internet è diventato veramente un’infrastruttura cruciale come può esserlo l’acqua potabile o l’elettricità nella maggior parte dei Paesi industrializzati.
Mi viene in mente un’altra definizione, che è interessante opporre a queste industrie dell’Entertainment, del disco e del cinema, che sono partite in una crociata contro lo sharing e che cercano disperatamente di controllare le copie e gli usi che si fanno di internet. Per loro Internet non è altro che una gigantesca fabbrica delle copie, una macchina per copiare le informazioni. Quando si clicca su un Url per consultare una pagina web, l’informazione che è inviata dal server di questo sito è copiata su una decina di router, è copiata sul tuo modem, e poi sulla network card del tuo computer, sull’hard disk del tuo computer, sulla video card e infine sul tuo schermo. E grazie al fatto che il costo di tutte queste copie è sempre più vicino allo zero, siamo in grado di accedere facilmente e rapidamente a tutte queste informazioni. Ecco, questa è la definizione per "papà e mamma”. Internet come una gigantesca macchina per copie planetaria.
Hai citato Gutenberg: la stampa a caratteri mobili ha permesso, in qualche modo, la diffusione della cultura, ma non era qualcosa di neutro, nel senso che gli intermediari e i filtri esistevano...
Se si guarda alla storia della diffusione della stampa a caratteri mobili, effettivamente all’inizio sappiamo che era considerata un’invenzione del diavolo: gli amanuensi la consideravano stregoneria. Quando Gutenberg arrivò a Parigi con un carico di libri venne arrestato e penso pure che i libri che portava con sé siano stati distrutti. Per un certo periodo l’uso della stampa a caratteri mobili fu regolamentata dal re attraverso la Gilda gli editori a ...[continua]

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