Luca Santini è il titolare della Libreria Mahler, a Milano.

Ho aperto la libreria nel 2002. Prima facevo tutt’altro, lavoravo in banca, nel settore dei cambi. Quando è entrato l’Euro, quel settore è sparito e mi hanno lasciato a casa. Avevo avuto delle offerte, anche con ottimi contratti. Forse avrei dovuto accettare visto com’è andata... All’epoca non pensavo ancora di creare una famiglia, ero single e quindi mi sono detto: provo a fare qualcosa che mi piaccia veramente. Non che la banca non mi piacesse. Tutte le cose che ho fatto, le ho fatte col massimo impegno e però...
Devo anche dire che in quel momento, a livello di quartiere, si era creata una situazione molto interessante: la libreria storica che c’era in corso San Gottardo era scomparsa da un anno. In pratica, dal centro per arrivare alla periferia, in questo spicchio (Milano è fatta tutta a spicchi) non c’era più una libreria. Quindi mi sono detto: "È il momento giusto”. Per di più proprio qui da un anno avevano aperto un teatro specializzato in musica sinfonica. Ho pensato: unisco le mie due passioni -la musica e libri- e apro una libreria.

Ho quindi fatto qualche stage in libreria per vedere come si fa e poi mi sono buttato. Ho aperto il 31 maggio del 2002 -adesso faccio 10 anni- e devo dire che fin da subito ho avuto un buon riscontro. I primi anni, nei giorni in cui c’erano concerti, tenevo sempre aperto la sera. C’era forse anche un altro tipo di mercato, non lo so. Certo il successo c’era e stava andando avanti bene. Appena avviata l’attività, avevo subito preso contatto con le istituzioni e le associazioni culturali della zona, i gruppi di lettura e soprattutto con biblioteche e scuole.
Fin da subito ho iniziato a fare anche le mostre del libro. Dal punto di vista commerciale, la mostra del libro non serve a niente, non si guadagna granché, soprattutto se la fai come la intendo io e cioè con un impegno quotidiano per diverse ore. Come funziona? Si va a scuola a presentare le novità, i libri più belli, non come ho sentito dire da altri: "Noi portiamo quelli che non riusciamo a vendere”. Qui è il contrario.
Questi libri vengono poi guardati dalle classi a turno durante le mattinate, con la mia presenza attiva, nel senso che leggo storie, organizzo dei giochi. Assieme all’associazione dei genitori facciamo anche delle iniziative; più che presentazioni, sono proprio incontri con l’autore, l’illustratore o qualche laboratorio. Si crea così una specie di festival del libro che dura una settimana. Al pomeriggio le famiglie possono venire a comprare il libro. Come dicevo, dal punto di vista commerciale ci sono quelle che vanno meglio e quelle che vanno peggio, ma non è un business. Anche perché a trecento metri da qui c’è una libreria veramente grossa e io so che la maggior parte dei bambini vedono i libri alla mostra e poi vanno a comprarli là. Comunque, se vuoi, l’importante alla fine è che vadano in libreria: vuol dire che la mostra del libro ha funzionato.

Le cose sono andate bene per i primi tre anni. Cioè fino a quando hanno aperto, sempre in corso San Gottardo, un grossa libreria che con i suoi 500 mq ha subito messo in crisi i miei 50 mq. Faceva parte della catena "Le librerie del corso” che in quel periodo avevano una caratteristica ben precisa: essendo la loro sede principale in corso Buenos Aires dove avevano appena aperto una Feltrinelli, per combattere la concorrenza, tre-quattro volte all’anno per un mese e mezzo (usando la legge sui saldi della Regione Lombardia) svendevano tutto al 30%, quando noi mediamente compriamo al 30%. Queste catene possono far girare i soldi, poi pagano con i loro ritardi, e comunque in questo modo facevano arrivare liquidità, ma soprattutto hanno le spalle coperte perché il proprietario è padrone di metà dei negozi di corso Buenos Aires. C’è tutta una storia familiare: il padre negli anni Sessanta era riuscito a comprare sottocosto gran parte dei negozi coinvolti dai lavori della nuova metropolitana, che avrebbero bloccato la via per parecchio tempo, costringendoli a chiudere.
Il bello è che quando ho aperto questa libreria, tutti mi hanno detto di andare da lui perché è bravissimo ad aprire (e a chiudere) le librerie. Ha comprato e venduto fior di librerie così. Fatto sta che quando sono andato a dirgli che volevo aprire una libreria in corso San Gottardo, mi ha detto: "No a San Gottardo non si aprono librerie perché non ci sono i parcheggi”. Io l’ho fatto lo stesso e dopo tre ann ...[continua]

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