Italo Mereu, già docente di Storia del diritto italiano presso l’Università di Ferrara, insegna ora presso il Libero Istituto Universitario Carlo Cattaneo (Liuc) di Castellanza (Va). Dei numerosi libri dedicati alla storia del diritto, ricordiamo Storia dell’intolleranza in Europa, del 1979, ripubblicato recentemente da Bompiani.

Pur essendo estremamente critico sulla situazione della giustizia italiana, lei non crede che la separazione delle carriere possa rappresentare una soluzione?
La separazione delle carriere non c’entra niente con il potere giudiziario. Quello giudiziario è un potere. Essendo un potere, deve avere tutta l’autonomia e tutta l’indipendenza assegnate a un potere, ma, come tutti i poteri democratici, deve rispondere di fronte al titolare ultimo del potere, che è il popolo. Quindi, i magistrati dobbiamo eleggerli ogni quattro-cinque anni, esattamente come eleggiamo i sindaci, come eleggiamo i deputati, altrimenti abbiamo un potere giudiziario che si regge sull’irresponsabilità. I magistrati dicono: "Ah, ma dobbiamo prendere delle decisioni". Perché, il sindaco non prende delle decisioni? Il rettore non prende delle decisioni? Dicono ancora: "Noi rispondiamo di fronte alla legge, di fronte alla Costituzione". Ma questo è un sofisma, l’ho scritto tante volte. Di fronte alla legge rispondono tutti, non loro soltanto. Tutti rispondiamo di fronte alla legge. Con questa differenza però: loro i processi se li fanno tra loro, le leggi se le esaminano tra loro, e questo non mi sembra corretto. Quindi, il potere giudiziario va responsabilizzato, dandogli tutto il potere che è concesso dalle leggi, tutto. Ma, dopo, lo chiamiamo a rispondere.
E chi eleggiamo come magistrati? E’ presto detto: avvocati con dieci anni di carriera, funzionari di pubblica sicurezza, almeno con il grado di vicequestore, ufficiali superiori di tutte le armi di polizia. Queste sono le categorie che possono concorrere e presentarsi alle elezioni. Lei capisce che avere tre categorie di questo genere in lotta l’una con l’altra, in modo che tutte si controllino, per noi costituirebbe una gran sicurezza, anche perché ogni quattro anni possiamo mandarli a casa.
Mentre noi ci troviamo di fronte a magistrati che intervengono e dicono al Governo: "No, questo non si fa. No, quello non si fa.".
Quando Biondi ha fatto il decreto, quelli di Mani Pulite sono andati in televisione e hanno fatto il colpo di mano. E’ stato un colpo di mano fatto da giudici. Invece della classe militare, noi abbiamo la corporazione dei giudici che fa i colpi di mano. Ora, siccome la questione è messa in termini politici, io non critico affatto i magistrati che fanno politica: i magistrati hanno sempre fatto politica, l’hanno fatta quando non intervenivano, la fanno oggi che intervengono. Ma, siccome fanno politica, devono rispondere politicamente. E in un sistema democratico si risponde politicamente solo di fronte all’elettore, non di fronte ad altri organi. Così come si fa in tutti i paesi che hanno un sistema democratico. Io non sto inventando niente, dico semplicemente che bisogna essere coerenti. Se un sistema è democratico, è sulle elezioni che si basa, non sui concorsi. Le carriere basate sul concorso sono una buffonata che solo in Italia si può concepire.
E per mostrarle che non invento nulla, prendiamo l’articolo 106 della Costituzione. E’ vero che dice: "Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso"; il concorso, però, non è mica detto che debba essere per forza il concorso scritto, di mera cooptazione, che si fa oggi: il concorso può svolgersi in tanti modi. Ma, se leggiamo bene, il secondo e il terzo comma di questo articolo ci consentirebbero di avere una magistratura autenticamente democratica. Noi dobbiamo ricordarci, sempre, che il primo articolo della nostra Costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo, "che la esercita nei limiti della Costituzione". E infatti qui sta scritto: "La legge sull’ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite ai giudici singoli". Quindi, noi potremmo nominare alla funzione di giudice degli avvocati, dando loro questo incarico per quattro o cinque anni ed eliminando in tal modo questa "carriera per concorso". Il terzo comma poi aggiunge: "Su designazione del Consiglio superiore della magistratura possono essere chiamati all’ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, professori ordinari di un ...[continua]

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