Augusto Illuminati insegna Storia della Filosofia Politica all’Università di Urbino. Ultimamente ha curato la pubblicazione per la Manifestolibri di Averroè e l’intelletto pubblico. Antologia di scritti di Ibn Rushd sull’anima.

Perché è così importante il contributo che Averroè ha dato allo sviluppo del pensiero nel Mediterraneo?
La figura di Ibn Rushd, latinizzato in Averroè, è centrale in quella particolare corrente della filosofia islamica chiamata falsafà, che, in pratica, è l’aristotelismo arabo, la quale fra il IX e il XIII secolo ebbe un ruolo straordinario nella cultura mediterranea. Infatti, il pensiero antico -quello di Aristotele e Platone, ma anche dei commentatori di questi autori e degli scienziati e astronomi dell’età greca ed ellenistica-, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e il declino di Bisanzio, è stato conservato grazie alle traduzioni, redatte prima in siriaco e poi in arabo, dei testi antichi promosse dai califfi abbasidi nel IX e X secolo. Questi testi filosofici sono stati poi trasmessi, per l’intermediazione di intellettuali ebrei, alla Scolastica latina, dando vita a un momento veramente unico di sintesi fra le tre grandi culture monoteistiche mediterranee, un momento che poi andrà perso a partire dalle crociate. Quei testi, paradossalmente, divennero patrimonio soprattutto della cultura latina medievale, perché in ambito arabo, per varie ragioni, in gran parte non furono più utilizzati dopo il XIII secolo. Naturalmente, la filosofia araba ha continuato un suo sviluppo autonomo, ma percorrendo strade molto diverse dalla falsafà, legate più all’eredità platonica che non a quella aristotelica.
Di questa fase di grande fioritura della filosofia araba aristotelizzante i protagonisti furono Al-Farabi, considerato il maestro di tutti questi autori, di cui recentemente è stata tradotta in italiano l’opera principale, La città virtuosa; poi, Avicenna, che è l’autore rimasto più vivo nella filosofia araba moderna, rappresentando l’orientamento gnostico, neo-platonico e mistico del pensiero islamico, ed è anche il più noto in Occidente, grazie a storie brillanti, ma tendenziose, del pensiero islamico, come quelle di Corbin; infine Averroè, che fu di gran lunga l’autore più famoso nel Medioevo latino ed ebbe un’influenza fondamentale anche in Italia -basti pensare a Guido Cavalcanti e a Dante Alighieri-, raggiungendo il massimo di popolarità fra il Trecento e il Cinquecento; dopodiché, in poco tempo, si ridusse a un nome citato di sfuggita nei manuali di filosofia.
Il pensiero di Averroè è importante perché presenta molti tratti di quella che Gentile definì "una specie di illuminismo medievale", in quanto, cercando di accordare la religione e la filosofia, raggiunse un elevato livello di laicità, attribuendo un netto primato alla filosofia rispetto alle religioni rivelate. Pur essendo personalmente un buon musulmano e proclamandosi tale, Averroè sviluppò una filosofia completamente autonoma su base razionale, polemizzando molto duramente con la teologia islamica. Sosteneva, ad esempio, che le cose buone sono o la religione dei semplici, degli umili, priva di interpretazioni teologiche, o la teoria dei filosofi: a suo avviso, entrambe arrivavano a concepire il vero ordine dell’Universo e la natura di Dio, che sostanzialmente era già stata definita da Aristotele.
La sua laicità, tuttavia, non emerge solo quando rivendica la piena autonomia della filosofia o rifiuta la mediazione dei teologi, ma, poiché nell’islamismo non c’è una netta distinzione fra legge civile e legge religiosa, investe anche il piano delle leggi civili, particolarmente caro ad Averroè che era un giurista. Per esempio, nel suo commento alla Repubblica di Platone critica i paesi islamici perché non riconoscono alle donne la parità dei diritti con gli uomini, sostenendo che in tal modo metà della popolazione è tenuta fuori dal circuito della vita civile ed economica. Le donne, a suo avviso, vanno pienamente integrate a tutti i livelli della società civile, perché possono benissimo essere filosofe, governanti, giudici allo stesso grado degli uomini e, per rafforzare la sua tesi, cita come esempio quello che avveniva, secondo una tradizione berbera, nelle città di sole donne nel deserto. Qualcuno ha sostenuto, Arkoun per esempio, che Averroè sarebbe di origine berbera; in realtà non lo sappiamo con sicurezza, però, certamente queste affermazioni in difesa dei diritti delle donne sono assolutamente avanzate per l ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!