Monsignor Raffaele Nogaro è vescovo di Caserta.

Nella provincia di Caserta c’è stata poco tempo fa una sorta di pulizia etnica da parte della camorra nei confronti degli immigrati. Qual è la sua interpretazione di questo episodio?
Io partirei dalla identità sociale locale, ovvero dalla disoccupazione, che è sconfortante sul nostro territorio; per questo siamo sempre in piazza con gli operai e anche oggi ero dal prefetto per scuoterlo un tantino come uomo di governo perché il governo diventi responsabile sul nostro territorio per una mediazione fattiva, forte, tra i datori di lavoro e gli operai, in quanto abbiamo una situazione di grossa sofferenza, fino alla disperazione.
Io ricevo ogni giorno la gente, dalle 11 alle 14: vengono soprattutto operai licenziati che mi chiedono di lottare contro il padrone, un posto di lavoro oppure vengono solo a piangere; sono situazioni drammatiche perché o ripiegano sul lavoro nero oppure su quello offerto dalla camorra. Le piccole aziende presenti sul territorio licenziano continuamente i propri operai: la Morteo ha chiuso, l’Italtel sta chiudendo, la Cementir e l’Alcatel hanno licenziato molti operai, la Formenti è in crisi. Solo nella provincia di Caserta noi ci siamo trovati negli ultimi quattro anni con circa 250 mila nuovi disoccupati: in particolare nell’agro aversano, tormentato dalla camorra, le aziende hanno chiuso in massa.
Queste aziende hanno chiuso anche in conseguenza dei taglieggiamenti della camorra?
Sì, però a questo proposito vorrei fare un’analisi più approfondita del fenomeno. Normalmente sul nostro territorio l’imprenditore locale non c’è; viene l’imprenditore del nord, il quale approfitta delle provvisioni dello Stato, prende il denaro e poi va via. In questo momento, sia per l’influenza della camorra, sia per l’influenza dello Stato, che non sa provvedere ad una sana pianificazione occupazionale, abbiamo questa crisi che io vorrei diventasse un’insurrezione morale, una resistenza civile nei confronti del governo. Scandaloso è l’atteggiamento della Regione Campania, un’organizzazione che si divide i proventi al proprio interno senza alcuna promozione sociale. In questi anni hanno ricevuto tanti fondi europei e non hanno mai fatto nulla per una seria programmazione: tutto si arena nelle maglie di una burocrazia insopportabile. I corsi di formazione professionale sono sempre stati una ignobile farsa (4.300 insegnanti dei corsi furono poi assunti dalla Regione), e tutt’ora non funzionano, per cui manca la possibilità di una seria preparazione al lavoro.
Non è possibile che la nostra gente continui ad andare avanti in una situazione dl precarietà economica spaventosa; non c’è un’economia di sviluppo, autopropulsiva, anzi, avvertiamo una grossa decadenza economica qui al Sud. In questo contesto si fa strada soltanto la camorra: dal momento che un reddito non lo si può ottenere con un lavoro regolare, si è costretti a rivolgersi a quello illegale, gestito da un’imprenditoria immorale, ma reale. Qui si inserisce il problema dell’immigrazione: si tratta di circa 20 mila immigrati, che diventano 30 mila nel periodo stagionale, tutti clandestini fino al decreto Dini.
Considero gli immigrati importanti stimolatori sociali, perché s’inventano il lavoro e hanno insegnato ai nostri giovani l’attivismo, se non l’imprenditorialità, nel campo occupazionale. Gli immigrati costretti a diventare piccola e grossa manovalanza della camorra per vivere, non sono soggetti di reato ma oggetti di reato: pensi allo sfruttamento delle povere schiave di colore sulle strade. Sia per il commercio della droga che per il contrabbando la camorra si serve di queste persone. Quando però Dini ha decretato la legalizzazione degli immigrati, nelle zone di Villa Literno, Casale di Principe, nell’agro aversano o marcianisano, i clandestini hanno tentato di liberarsi dalla dipendenza della camorra. Ecco perché si è cercato di eliminarli, dopo il 31 marzo di quest’anno, allontanandoli da queste zone (Cancello Arnone, Casapesenna, Villa Literno, Casale di Principe) oppure uccidendoli. Recentemente, ben quattro immigrati sono stati colpiti a morte, o gambizzati ma solo perché non sono riusciti ad ammazzarli, al solo scopo di impedire loro di mettersi in proprio.
Ma si mettono in proprio in attività illegali?
Sì, sempre illegali. Quello che mi preme dire però è che questi ragazzi, anche quando rubano negli appartamenti, fanno qualche scippo o fanno commercio di droga, restano ...[continua]

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