Osvaldo Cammarota, già assessore alla Promozione e sviluppo del Comune di Ercolano e coordinatore del Patto territoriale, è attualmente vice-presidente della società consortile "Miglio d’Oro", che raggruppa i comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano e Torre del Greco.

Quale realtà economica avete scoperto nella fase di progettazione del Patto territoriale del Miglio d’Oro?
L’ideazione e la progettazione del Patto hanno evidenziato le potenzialità offerte da attività che adesso non si svolgono alla luce del sole. In particolare, alcuni settori produttivi tradizionali hanno una tale forza identificativa per questi luoghi da poter contribuire in modo decisivo, secondo me, allo sviluppo socio-economico di tutta quest’area. Penso qui alla coltivazione dei fiori, una delle attività che ha avuto maggiore sviluppo, anche se in forme non sempre pienamente legittime. In questo settore, talune produzioni qui coltivate vengono trasferite a San Remo, dove ci si limita a mettere il marchio di qualità per poi commercializzarle in Europa.
Attività tipiche della zona sono la lavorazione del corallo e dei cammei, che si svolge a Torre del Greco e la lavorazione della pietra lavica centrata a Ercolano.
Un’attività particolarmente pregiata è la carpenteria nautica. A Ercolano ci sono numerosi cantieri che costituiscono dei punti di riferimento per tutte le marinerie italiane, le quali vengono a far costruire qui i loro pescherecci. Si tratta di cantieri che hanno numeri e capacità notevoli, ma che operano in condizioni assolutamente proibitive. Mi spiego. Il sistema di alaggio e varo delle barche attualmente si avvale di tecnologie adeguate -la barca viene issata su binari che arrivano fino in mare, viene caricata e tirata su, e tutta l’operazione dura al massimo un paio d’ore. I nostri cantieri, invece, pur essendo molto qualificati, non hanno minimamente idea di poter utilizzare queste attrezzature e, per alare una barca, impiegano una giornata di lavoro, avvalendosi dei sistemi tradizionali, che sono assolutamente inadeguati, oltre che rischiosi.
Un’altra attività tradizionale è la lavorazione delle pelli. Un tempo, a Ercolano le concerie erano molte, adesso ne sono rimaste quattro o cinque, che però sono diventate fornitori unici dei maggiori stilisti. Tuttavia, le concerie di Ercolano rappresentano un ottimo esempio per capire la complessità del "sommerso". Queste aziende, infatti, operano in condizioni di illegittimità amministrativa, ma non per loro responsabilità! Hanno infatti impianti di depurazione che scaricano nelle fogne secondo i parametri stabiliti, ma, secondo la normativa in vigore, le acque reflue devono essere trattate prima di venire scaricate a mare. Ora, il fatto che in questo territorio non sia mai stato costruito un impianto di trattamento delle acque rende illegittima l’attività delle concerie. Qui sta il paradosso: le concerie si sono messe in regola con la normativa, ma, nel complesso, la loro attività non può essere pienamente legittimata perché il Comune non ha costruito l’impianto di depurazione!
Bisogna, inoltre, ricordare che in ognuno di questi settori una miriade di piccoli e piccolissimi operatori contribuisce alla produzione, alla commercializzazione e al trasporto del prodotto. L’indotto del "sommerso" è fortissimo, ma ovviamente difficile da valutare.
Ercolano è nota anche per essere un grande mercato di abiti usati...
Infatti, il più importante settore produttivo tradizionale è quello della selezione e commercializzazione degli abiti usati. Questa attività iniziò nell’immediato dopoguerra, divenendo uno degli elementi identificativi di questa zona. Molti anni fa il comune di Ercolano si chiamava Resina e tutti i giovani dell’epoca venivano al mercato di Resina per comprare abiti usati.
Alcuni imprenditori che svolgono questa attività, andando alla ricerca di aree più adeguate per svolgere il proprio lavoro, hanno alimentato, per non dire che l’hanno costituito, il distretto di Prato, dove le attività legate al ciclo degli abiti usati vengono sviluppate con tecnologie molto sofisticate. A questo proposito, mi piace fare un parallelismo: come a Ercolano si coltivano i fiori e a San Remo ci mettono il marchio, qui è nata l’idea di commercializzare gli abiti usati e a Prato ci fanno i quattrini.
Dico questo per sottolineare come al Sud non manchino le intelligenze, le capacità imprenditoriali. Al Sud manca tutto ciò che può conferire alle attività "sommerse" q ...[continua]

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