Pierre-André Taguieff, filosofo e politologo, è autore di numerose opere su razzismo e antirazzismo, alcune delle quali tradotte in italiano, come La forza del pregiudizio, edito nell’88 dal Mulino, e Il razzismo, appena tradotto da Raffaello Cortina. In Francia, ha recentemente pubblicato, insieme a Michèle Tribalat, Face au Front national, edizioni La Découverte.

In Francia si sta discutendo se sciogliere o meno il servizio d’ordine del Front national. Secondo lei, è un mezzo efficace per fermare il diffondersi della xenofobia in Francia?
Lo scioglimento d’autorità del Front national sancirebbe la sconfitta della lotta politica condotta fino ad oggi contro il partito di Le Pen; in altre parole significherebbe riconoscere che tutto l’antirazzismo degli anni Ottanta e Novanta è stato inefficace, il che, del resto, è vero e dipende, a mio avviso, proprio dalla sua riduzione ad antilepenismo, appunto. In fondo, sciogliere d’autorità un partito sarebbe un modo per la classe politica francese di sbarazzarsi di colpo di un problema che non è stata capace di affrontare e risolvere politicamente. D’altra parte questa è una tendenza che si sta affermando in tutte le democrazie europee: si chiede al diritto penale di regolare problemi che sono, invece, innanzitutto politici e sociali. In pratica, si chiede a magistratura e polizia di svolgere il lavoro che i politici non sono più in grado di fare.
In Francia però il dibattito è più acuto...
Questo perché la situazione francese è caratterizzata dalla presenza di una forza di estrema destra di grandi dimensioni, che non ha paragoni in Europa occidentale e che è riuscita a modificare l’intero spazio politico, tanto che la possibilità di allearsi o meno con il Front national è diventato il perno del dibattito politico francese, è la spina nel fianco della classe politica. Al punto che un certo numero di uomini politici e di organi di stampa propongono di sciogliere il Front national per farla finalmente finita con la xenofobia in Francia.

Ora, il primo problema al quale si deve rispondere è: il Front national può essere sciolto in base alla nostra Costituzione? Forse che questa formazione politica intende distruggere il sistema repubblicano e ha costituito delle milizie paramilitari con cui progetta di rovesciare in maniera sovversiva il potere legittimo? A queste domande si è obbligati a rispondere negativamente perché il Front national è un partito riconosciuto e sovvenzionato dallo Stato, partecipa alle elezioni, sebbene le sue idee possano sembrare scandalose a molto uomini politici e a molti cittadini francesi. Difatti, nella società francese c’è un forte rigetto delle idee di Le Pen, almeno stando ai sondaggi d’opinione. Ultimamente, la percentuale di francesi che rigetta le idee di Le Pen è passata dal 50 al 75%. Quindi, il Front national è un partito respinto dai tre quarti della popolazione francese. Ma proprio perché le sue idee razziste sono rifiutate da una così grande maggioranza di francesi, è possibile scioglierlo sulla base della nostra Costituzione? Secondo me no, perché non possiede milizie armate.
Secondo problema, non più di ordine costituzionale, ma politico: avremmo forse interesse, se possibile, a sciogliere il Front national? Questa è una domanda interessante, che ci obbliga a un piccolo excursus storico per prendere qualche lezione dal recente passato. Prima analogia che mi viene in mente è quella con la Repubblica di Weimar degli anni Venti. In quegli anni, contrariamente a quanto si crede, la lotta giudiziaria contro i movimenti di estrema destra fu molto dura e le organizzazioni ebraiche si rivolsero più volte alla magistratura per impedire l’avanzata dei partiti di estrema destra, in particolare dei nazisti. Goebbels, come capo del partito nazista a Berlino, subì diverse condanne al carcere; il teorico antisemita Theodor Fritsch venne addirittura condannato 33 volte, tra il 1920 e il 1933, anno della sua morte. Ma tutte queste condanne non servirono a nulla. Il partito nazista venne addirittura vietato per qualche mese a Berlino, ma la risposta di Goebbels fu di tappezzare di manifesti tutta la Germania con lo slogan "Vietati, ma non morti!". Quindi, la battaglia giudiziaria non ha impedito a Hitler di giungere al potere. Molto semplicemente, una lotta puramente giudiziaria contro un movimento politico di massa, e il partito nazista era diventato un partito di massa alla fine degli anni Venti, è del tutto ineffica ...[continua]

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