Augusto Illuminati insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino. L’intervista prende le mosse dal libro Il teatro dell’amicizia, Metafore dell’agire politico, edito da Manifestolibri.

Nel libro si traccia un percorso di riflessioni sulla valenza politica dell’amicizia e dell’amore, che da Aristotele giunge fino ad Hannah Arendt, passando per Spinoza. Intanto, cosa caratterizza l’amicizia aristotelica?
La filia di Aristotele non corrisponde esattamente alla nostra amicizia. Intanto corrisponde anche ad amore -non viene distinto amore ed amicizia- anche se poi il concetto di amore è diverso dal nostro. Poi nel concetto di filia ci stanno una serie di rapporti istituzionali come l’ospitalità, l’amicizia politica, il vissuto base di concordia tra gli abitanti all’interno di una città chiusa da mura; sono inoltre inclusi i rapporti parentali, marito-moglie, padre e figli, (ma non quello dei figli verso i genitori, che è più rispetto e ubbidienza). Filia comprende infine quello che noi chiameremmo l’amore fra gli dei e gli uomini, come pure l’economia, perché una forma della filia, la filia per utilità, comprende tutte le forme di relazioni di tipo economico o utilitarie.
Quindi è un concetto molto più ampio del nostro che è un concetto di amicizia privata. E poi, ripeto, non c’è distinzione con l’amore che, però, per i greci, non corrisponde affatto al nostro amore-passione. L’amore-passione è un concetto del tutto ignoto al mondo greco: fra marito e moglie non si parla mai di passione, neanche di una passione che c’è all’inizio e poi finisce. L’amore coniugale è un rapporto che comprende solo occasionalmente il sesso; sostanzialmente non è un rapporto passionale.
Inoltre, per Aristotele, l’amicizia si dà solo tra pari, ossia tra maschi adulti liberi. Gli schiavi, pertanto, al pari delle donne, ne sono esclusi. E’ vero che Aristotele emancipa una schiava di cui si era innamorato, e se la sposa. Personalmente, Aristotele non aveva pregiudizi, ma è solo dopo averla emancipata che fra loro può esservi amicizia. Nell’epoca classica, lo schiavo resta fuori dal gioco dell’amicizia. Ugualmente, restano esclusi dall’amicizia e dall’amore dell’uomo greco le mogli e i figli.
Insomma, in generale, tutta la sfera dell’affettività è molto meno sviluppata che in epoca moderna. Questo anche perché i rapporti di affettività sono molto subordinati al regime sociale. Per esempio, il rapporto tra marito e moglie è un rapporto in cui c’è una divisione dei compiti, è una funzione legata all’economia domestica, non si prevede la passione. Al massimo questa è concepita tra ragazzi molto giovani, l’amore extraconiugale. E poi c’è un’importante funzione dell’amore omosessuale che però, come sappiamo da Foucault in poi, è una forma di educazione, addestramento, iniziazione a un’attività da parte dei giovani. E quindi anche lì l’elemento affettivo è abbastanza secondario.
Detto questo, poi in Aristotele ci sono molti elementi di grande interesse: il legame tra le virtù e l’amicizia, per esempio. Aristotele distingue tre tipi di amicizia: quella utilitaria che noi oggi chiamiamo piuttosto economia (non di tipo smithiano, ma di tipo polanyiano, basata su una forte presenza di elementi di decorazione sociale); l’amicizia secondo il piacere comprende moltissime cose, ma è quella più vicina al nostro concetto di amicizia spontanea tra giovani; infine l’amicizia per virtù che è una forma di collegamento organico tra le virtù, una specie di introduzione alla suprema virtù, che è quella della contemplazione.
E’ interessante che quando parla di amicizia, Aristotele parli anche dell’amicizia all’interno di un solo uomo, cioè l’armonia delle facoltà dell’uomo. Aristotele sa benissimo, come Nietzsche, che l’uomo è una confederazione di forze contrastanti; nell’uomo buono queste forze sono armonizzate, c’è amicizia, appunto, tra i vari impulsi dell’uomo; nell’uomo cattivo invece c’è una dissociazione di questi impulsi e quindi l’uomo diventa distruttivo perché in primo luogo lo è verso se stesso. Ecco, quindi, una singolare applicazione del concetto di amicizia anche all’interno di un solo uomo.
E poi c’è l’idea che i virtuosi sono amici tra di loro perché le virtù hanno sempre uno sfondo sociale; l’uomo non è mai visto come un animale isolato, ma sempre come un animale sociale e quindi l’amicizia è la forma suprema di armonizzazione tra gli elementi virtuosi che esistono tra gli uomini. Lo ripeto, però: quando ...[continua]

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