Stefano Fabeni, praticante avvocato, ha condotto una ricerca comparata sui diritti degli omosessuali in Europa e negli Stati Uniti; collabora con l’ufficio “Nuovi diritti” della Cgil.

Innanzitutto c’è una differenza di impostazione di fondo tra sistema europeo e statunitense?
Sicuramente va tenuto conto che gli Usa presentano una grande varietà di situazioni, proprio perché oltre all’ordinamento federale esistono 50 stati con 50 ordinamenti diversi. Da questo punto di vista, lo studio di tali ordinamenti è interessante anche per valutare il tipo di Unione Europea che si andrà a configurare tra i paesi membri. Poi, sempre rimanendo alla materia in generale, va ricordato che gli Usa, così come la Gran Bretagna, sono sistemi di common law, per cui la legge ha una sua incidenza, ma una gran parte, come si vede nei film, la fanno le sentenze dei giudici, perché una sentenza negli Usa è vincolante; una sentenza della corte suprema può fare legge, perché è direttamente applicabile e vincolante per un altro giudice.
L’Europa continentale invece non ha questa impronta: la legge viene prima di tutto, i giudici ne sono soggetti, la applicano e la interpretano. Questa è una differenza fondamentale per capire alcuni meccanismi che si sono verificati negli Usa rispetto a quello che succede invece in Europa.
Corrisponde a verità l’immagine che vede gli Stati Uniti comunque più avanti sul piano del riconoscimento dei diritti degli omosessuali?
In realtà, per quanto riguarda gli Stati Uniti, la situazione non è rosea quanto si potrebbe pensare. Sicuramente è vero che sul piano sociale c’è un particolare movimento; sono questioni affrontate a tutti i livelli, c’è una grandissima apertura e preparazione su queste tematiche. Tuttavia è altrettanto vero che oggi negli Usa 18 stati prevedono ancora norme penali che puniscono il reato di sodomia. A questo riguardo, alcune norme puniscono soltanto la sodomia omosessuale, altre qualsiasi forma di “atto contro natura”. Anche se poi la discriminazione vera è rimasta soltanto nei confronti degli omosessuali. Riguardo ai rapporti eterosessuali, infatti, la corte suprema degli Stati Uniti, che quindi ha giurisdizione su tutti gli stati, ha riconosciuto un diritto di privacy che tutela e copre l’ambiente domestico e quindi il rapporto tra i coniugi. Mentre nel caso degli omosessuali e degli eterosessuali non sposati, quindi coppie di fatto, questa dimensione di privatezza non è stata riconosciuta.
A questo si è arrivati in seguito a una sentenza della corte suprema della Georgia che aveva riconosciuto la legittimità costituzionale di una norma penale per il reato di sodomia che prevedeva una pena dai 2 ai 20 di carcere. Proprio in quell’occasione la corte suprema degli Stati Uniti ha negato che la pratica sessuale diversa da quella eterosessuale fosse in qualche modo riconducibile a un diritto di privacy, questo sulla base della tradizione, della morale, e di altre valutazioni tecniche. Così, nel 1986 c’è stata questa importante e terribile sentenza della corte suprema degli Stati Uniti, che non è mai stata completamente superata. Questa è la realtà statunitense. La corte della Georgia, lo scorso anno ha finalmente abrogato quella norma odiosa che però è ancora in vigore in 18 stati.
Del resto, nonostante la vivacità e la visibilità del movimento omosessuale americano, la realtà è che attualmente soltanto lo stato del Vermont ha riconosciuto ufficialmente l’unione tra persone dello stesso sesso, con un modello simile a quello scandinavo.
Insomma, la situazione negli Usa è davvero molto complessa, non solo per la nota differenza tra nord e sud, che vede un sud decisamente più conservatore, ma soprattutto per la presenza di importanti politiche antidiscriminatorie e di azioni positive a livello locale, di contea, anche nel senso di riconoscere i diritti della coppia.
Questa autonomia degli enti locali ha portato talvolta a uno scenario schizofrenico: certe contee hanno riconosciuto dei princìpi antidiscriminatori in stati in cui però sono ancora previste norme penali.
Passiamo all’Europa…
L’Europa, checché se ne pensi, è senz’altro messa meglio. L’Italia, poi è stato uno dei primi stati in Europa ad abrogare il reato di sodomia, nel 1889 col codice Zanardelli, il primo codice penale dell’Italia unita, che ha depenalizzato il rapporto omosessuale.
Bisogna allora riconoscere questo unico merito dell’Italia. Dico unico, perché poi gli altri stati hanno promosso nuov ...[continua]

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