Flavio Nossa, della segreteria provinciale Cgil, e Manolo Marzaro, segretario della federazione provinciale Ds, vivono e lavorano a Varese.

La primavera scorsa in provincia di Varese si sono svolte le elezioni comunali e provinciali, c’è stata anche qui una ripresa del centrosinistra?
Marzaro. La comparazione più utile è con le politiche dell’anno scorso, perché alle provinciali e comunali di cinque anni fa Lega e Polo erano divisi. Pur coi dovuti distinguo fra politiche e amministrative, il dato più eclatante è che la Casa delle libertà in un anno ha perso 180.000 voti, 90.000 Forza Italia, 26.000 la Lega, 10.000 An. Noi Ds siamo andati al di là delle aspettative, recuperando più di 5 punti percentuali, dall’8% al 13,5%, e questo in una provincia dove da molti anni eravamo in discesa e nonostante il sensibile calo dei voti validi. Il dato importante infatti, al di là delle percentuali, è l’aumento del numero dei voti in nostro favore e la valanga di voti persi dal Polo, in parte schede bianche e nulle, in parte astensioni e, in minima parte, voti contrari. Si sta aprendo una crepa nel loro sistema di consenso, che apre al Centrosinistra (Italia dei valori e Prc compresi) uno spazio di competizione credibile, specie se consideriamo che in più di metà dei comuni della provincia siamo sopra il 40%, in alcuni abbondantemente sopra.
La situazione di partenza però era piuttosto difficile...
Marzaro. Bisogna considerare che qui la Lega è una presenza incombente; si può dire che la Casa delle libertà le abbia subappaltato questa provincia, abbiamo il presidente del consiglio della regione Lombardia, diversi dirigenti di enti pubblici di altissimo livello, dalla Rai alla Sea, Bossi, Maroni, sottosegretari e deputati. Fortunatamente la Lega “di governo” è scesa intorno al 15%, ma partendo da punte del 35%. Siamo una zona con condizioni ambientali piacevoli, un reddito distribuito alto, un tasso d’immigrazione molto basso e un tasso di microcriminalità decisamente inferiore alla media regionale, insomma, uno dei luoghi più tranquilli d’Europa. Eppure, anche se può sembrare paradossale, la politica della paura alimentata da Polo e Lega qui ha trovato un terreno favorevole proprio in nome della difesa di questo stile di vita. Tutto quello che veniva dall’esterno era dipinto come potenzialmente minaccioso; all’inizio si è trattato dei meridionali. Ricordo quando nella Comunità montana della val Cuvia si dovette nominare il difensore civico e l’assessore propose una procuratrice legale meridionale: il rappresentante della Lega si alzò e, in dialetto, si scagliò contro questa nomina proponendo di eleggere il secondo candidato, perché la signora in questione era nata a Enna; la cosa finì in procura, ma è sintomatica del clima di quel periodo, che non si traduceva solo in chiacchiere da bar. Adesso questa fobia si è trasferita sugli immigrati, basti pensare che quando la Asl di Varese aveva deciso di aprire un ambulatorio per gli immigrati esclusi dal servizio sanitario nazionale, Lega, Fiamma e Forza Nuova hanno fatto di tutto per ostacolare quello che definivano un “privilegio per gli extracomunitari”, come dire che i barboni della metropolitana di Milano che prendono un piatto di minestra alla Caritas sono dei privilegiati rispetto ai milanesi.
L’immigrazione nel varesotto presenta caratteristiche particolari...
Nossa. La provincia di Varese ha un tasso di disoccupazione del 5,1% che è fra i più elevati della Lombardia, ma è anche fortemente differenziato al suo interno fra un 3,5% di popolazione maschile, quindi quasi a livelli fisiologici, e l’8% di quella femminile. Il dato interessante riguarda invece la presenza di un’immigrazione clandestina che è chiamata nella nostra provincia a sostituire tutte quelle posizioni in nero occupate negli anni ‘70 dai cassaintegrati o dai lavoratori in mobilità. A quel periodo infatti risale l’origine di una sorta di economia parallela, che invece di puntare sull’innovazione tecnologica, la ricerca di prodotto, la formazione professionale, punta all’abbattimento dei costi e delle normative per stare sul mercato. Oggi questo settore occupa sostanzialmente manodopera immigrata clandestina e ha i suoi canali di chiamata, tant’è che qui l’immigrato clandestino non è in giro per le strade né abbiamo fenomeni di delinquenza particolarmente significativi legati ai clandestini. Semmai succede che un immigrato arriva a Varese e in 24 ore trova il lavoro nero e l’alloggio, pe ...[continua]

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