A conti fatti
16 Hans Heiss è uno storico e politico sudtiro- lese, già coordinatore dell’Archivio Storico di Bressanone (1988-1993), vicedirettore dell’Archivio Provinciale (1996-2003), do- cente presso le Università di Innsbruck, Trento e Hildesheim. È stato consigliere provinciale per i Verdi dal 2003 al 2018, inoltre, dal 1996 al 2004, parte del Comita- to Scientifico dei Musei di Castel Tirolo e del Touriseum. Come si caratterizza il contesto politi- co e sociale in Alto Adige-Südtirol dei primi anni Ottanta, quando si prepa- rava il censimento linguistico? Il contesto politico e sociale del momento è particolarmente teso. L’autonomia è stata avviata fin dal 1972, nei primi anni con no- tevoli successi di attuazione delle nuove norme, inoltre accompagnata da una forte crescita economica. Nel 1976 arrivano le norme sul bilinguismo e sulla proporziona- le e da quel momento l’atmosfera cambia: dopo gli effetti positivi dell’autonomia si ar- riva a una situazione dove si vede chiara- mente che il rapporto tra i gruppi linguisti- ci sta mutando profondamente. Il gruppo italiano si vede messo nell’angolo, sensibil- mente penalizzato rispetto ai decenni pre- cedenti, sente gli effetti della proporzionale -meno posti pubblici, e lo stesso accesso a questi posti pubblici diventa più difficile. Gli “italiani” si sentono ora in minoranza, vivono una situazione di crescente disagio tra il 1977 e il 1978. Inoltre il clima generale a livello nazionale e internazionale è teso. In Italia gli effetti del terrorismo si avvertono durante gli “an- ni di piombo”, la stagione terroristica, ad esempio con l’uccisione di Aldo Moro nel 1978 e l’attentato alla stazione di Bologna nel 1980. Anche le aspettative in un ricam- bio politico non si avverano. Il tanto atteso (o temuto) sorpasso elettorale del Pci non si verifica, tanto meno un ricambio politico e la situazione di stallo a livello nazionale si fa sentire anche a livello locale. A livello internazionale cresce la paura di una guer- ra atomica. In questa situazione, negli ambiti progres- sisti in Sudtirolo il censimento viene perce- pito come espressione definitiva di separa- zione dei gruppi linguistici. Ancora verso la fine degli anni Settanta si auspicava di po- ter realizzare in Alto Adige-Südtirol una società integrata, con più comunicazione, scambi intensificati tra i gruppi linguistici, per superare l’eredità pesante dei decenni precedenti. Molti gruppi sociali esprimeva- no la volontà di creare momenti di integra- zione, per esempio nel mondo della scuola -una scuola mista- o tra i giovani poter for- mare un unico centro culturale, come fu l’esperienza del Monopolio (edificio occupa- to a Bolzano nel 1980, poi sgomberato e ab- battuto, NdR) . Tutte queste speranze sva- niscono all’inizio degli anni Ottanta, men- tre la programmazione del censimento lin- guistico del 1981 va avanti. Questo evento viene visto come la pietra tombale su tutte queste speranze. In questo scenario si introduce Ale- xander Langer con la sua forte oppo- sizione al censimento. Con quale im- patto? Langer torna in Sudtirolo proprio in questa fase. La sua presenza si fa sentire sin dal- l’autunno del 1978, dopo le esperienze pre- cedenti in Italia e in Germania, quando si avvia a creare una nuova forza politica, ma anche con la volontà di cambiare il clima di scontro e di segregazione. Aiutato dalla sua sensibilità eccezionale e capacità d’analisi, Langer avverte subito che qualcosa sta prendendo una brutta piega e forma già nel 1979 un’iniziativa contro le “nuove opzio- ni”, cercando di articolare con chiarezza i rischi che nascono attorno a questo censi- mento. Langer è una persona che nota con molta sensibilità che questa società si sta nuova- mente spaccando, entrando in un processo di etnicizzazione, e che il censimento ne è l’espressione centrale… Che impatto ha avuto la sua azione? L’effetto è stato da una parte una diagnosi spietata, espressa da Langer chiaramente nelle sue dichiarazioni pubbliche, nei suoi articoli su “Tandem”, nelle interviste radio- foniche e anche sui media nazionali; arti- colava con molta puntualità il fatto che a seguito di un censimento non più anonimo ma personale, si sarebbe verificato un pro- cesso di spaccatura della società. E questo lo ha portato a un allarmismo, a volte an- che eccessivo, con gli effetti di un ulteriore irrigidimento della politica sudtirolese. In che senso? Innanzitutto ha messo il dito sui difetti centrali del processo autonomistico, accu- sando e denunciando gli effetti negativi. Questo ha reso però ancora più irriducibili i quadri politici della Südtiroler Volkspar- tei (Svp). Ha accentuato ancora di più il meccanismo perverso della polarizzazione tra i gruppi linguistici, ma soprattutto tra i quadri della politica locale, che si è irrigi- dita sulle sue posizioni e ha ribadito “ora non si cambia più una virgola, si va dritti verso questo censimento che è un banco di prova centrale per la nostra autorità poli- tica”. Langer negli ambiti Svp era considerato il nemico numero uno. Forse con un po’ più di mediazione si sarebbe arrivati a qualche compromesso che poi si è verificato negli anni a venire, con le modifiche a partire dal 1984. Ma Langer era convinto della sua li- nea, e si creò un clima di allarmismo a mio avviso anche esagerato. Si sarebbero potuti abbassare un po’ i toni e mediare di più, ma è anche vero che un compromesso non era nel clima dell’epoca -come descritto prima. Era un momento di esasperazione genera- le, anche a livello internazionale, la corsa agli armamenti, la “Stimmung” diffusa era di paura, quasi escatologica, e in questo cli- ma il dibattito con toni accesi sul censimen- to ci stava perfettamente. C’è stata molta durezza in questo senso. Irrigidimento del partito di raccolta sudtirolese, quindi. Quale fu l’atteggia- mento dei partiti di lingua italiana? La Dc era ripiegata sulle posizioni della Svp, nel Partito comunista c’era un adatta- mento diffuso (con l’eccezione della consi- gliera Grazia Barbiero); anche nei sociali- sti. Tra le destre c’era il rifiuto totale del- l’autonomia, con il Msi che stava crescendo fortemente dopo il 1980, ma del resto anche a livello governativo a Roma non c’era op- posizione contro il censimento, nonostante Langer e Marco Boato avessero portato le gabbie etniche davanti a Montecitorio, ma senza un effetto particolare… Quale fu il risultato della mobilitazio- ne contro il censimento linguistico? Il movimento di Langer è stato un’ottima spia di analisi ma nell’immediato non ha portato a cambiamenti fondamentali. Non Un dibattito decisivo intorno al futuro del Sudtirolo Il risultato immediato del movimento langeriano contro il censimento linguistico fu ridotto: ci fu poco dissenso, solo qualche migliaio di persone rifiutò di dichiararsi. Ma generò una discussione fondamentale e resta un momento unico della storia sudtirolese, e ancora non è chiaro se siamo la piccola Europa che pensiamo di essere... Intervista a Hans Heiss. si creò un clima di allarmismo a mio avviso anche esagerato. Si sarebbe potuto abbassare un po’ i toni e mediare di più intervista
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