A conti fatti

19 Si sviluppò così per molti mesi la campagna contro le “schedature nominative”, le “gab- bie etniche”, addirittura le “nuove opzioni” (termine che richiamava una delle vicende più drammatiche e più “rimosse” nella sto- ria dell’Alto Adige-Südtirol). Fu una cam- pagna che diede vita a documenti scritti e a numerose iniziative pubbliche e che coin- volse molte centinaia, forse migliaia, di cit- tadine e cittadini, a cominciare da quelli appartenenti alle famiglie “miste”, già al- lora abbastanza numerose. In precedenza, io -che dal 1979 ero stato eletto deputato come indipendente nelle li- ste del Partito radicale, come ho già ricor- dato- avevo assunto una iniziativa istitu- zionale, su richiesta e sollecitazione di Lan- ger. Avevo chiesto al presidente della “Commissione dei sei”, Alcide Berloffa, di poter avere con lui e con l’allora sottosegre- tario alla Presidenza del Consiglio, on. Pier Giorgio Bressan (un politico Dc friulano, “moroteo” come lo stesso Berloffa a Bolzano e Bruno Kessler a Trento), un colloquio ri- servato con la partecipazione di Alexander Langer. Berloffa accettò la mia richiesta, Langer venne a Roma e insieme andammo a Palaz- zo Chigi a parlare con il sottosegretario Bressan e con Alcide Berloffa. Fu un incon- tro molto lungo, nel corso del quale Langer espose, pacatamente ma fermamente, tutte le sue (e nostre) obiezioni contro la “dichia- razione di appartenenza etnica nominati- va” prevista per il censimento dello stesso 1981. Langer fu ascoltato con rispetto e, co- me ho detto, molto a lungo. Ma le obiezioni di Berloffa furono tali (e con lui dell’on. Bressan, sia pure più defilato) da farci ca- pire che ormai, come si dice, “i giochi erano fatti” e che non c’era alcuno spiraglio per modificare o attenuare l’impatto sulla po- polazione altoatesina-sudtirolese di quelle norme infauste, sulle quali la Dc e il Gover- no avevano assunto un patto “di ferro” con la Svp di allora, già negli anni precedenti. D’accordo e su ispirazione di Langer, come deputato radicale presentai una serie di in- terpellanze al Governo, mettendo in luce tutti gli aspetti inaccettabili dell’imposta- zione esclusivamente “etnica” di alcune norme statutarie e, in particolare, della norma di attuazione del luglio 1976, che aveva per la prima volta introdotto il cen- simento etnico “nominativo” (e non anoni- mo, come avrebbe dovuto essere qualunque censimento e come, comunque, era sempre stato fino al censimento del 1971). Ovviamente furono allora presentate anche altre interpellanze da parte di altri Gruppi parlamentari, e in particolare da parte del- la Svp, su iniziativa dell’on. Roland Riz, che era allora presidente della Commissione Af- fari costituzionali della Camera dei deputa- ti. Credo per la prima e unica volta nella storia parlamentare, quelle interpellanze diedero vita a un dibattito alla Camera dei deputati che durò addirittura tre giorni. Fu un dibattito quindi molto lungo e per alcuni aspetti drammatico, che io sostenni dopo es- sermi preparato rigorosamente e meticolo- samente, anche sulla base di un ampio ma- teriale documentario che mi aveva inviato lo stesso Alexander Langer. Nella tribuna degli ospiti, assistettero a tutto quel dibattito alcuni esponenti della “Nuova Sinistra-Neue Linke” dell’Alto Adi- ge-Südtirol -guidati dalla indimenticabile Andreina Emeri-, i quali rimasero entusia- sti delle mie serrate e motivate argomenta- zioni, ma anche sgomenti per la totale chiu- sura politica -sia da parte della Svp che del Governo- che si manifestò rispetto alle no- stre posizioni critiche, che io avevo rappre- sentato nell’aula della Camera con tanta determinazione. Devo dire, per lealtà, che qualche tempo dopo l’on. Roland Riz, col quale ho sempre mantenuto privatamente un rapporto cor- diale e di rispetto reciproco (anni dopo an- che al Senato, di cui entrambi facemmo parte nella decima legislatura), mi riconob- be il rigore con cui avevo sostenuto le no- stre argomentazioni, dicendomi tuttavia che lui stesso non avrebbe potuto derogare in alcun modo dalle tesi contrapposte del suo partito, la Svp. Questa battaglia politica, istituzionale e anche sociale contro le “gabbie etniche” aveva suscitato larghi consensi. Non solo in parte del mondo politico italiano, ma anche in una pur minore parte di quello tedesco, e soprattutto tra molti cittadine e cittadini di entrambi i gruppi linguistici e delle fa- miglie “miste”, appartenenti semplicemen- te alla società civile altoatesina-sudtirole- se, ci fu attenzione e condivisione per quell’impegno contro il censimento “nomi- nativo”. Ma, nel mondo politico, questa at- tenzione e spesso anche condivisione furo- no sacrificate sull’altare dello stretto e al- lora indissolubile rapporto con la Svp, che nel 1969 aveva prodotto il cosiddetto “Pac- chetto” e che nel 1971-’72 aveva portato all’approvazione del secondo Statuto di Au- tonomia. Tuttavia, la norma sul “censimento etnico nominativo” non era (e non è) contenuta nelle disposizioni del nuovo Statuto, appro- vato con legge costituzionale in Parlamento nel 1971 ed entrato in vigore con Dpr nel 1972. Quella norma, come già ricordato, venne introdotta, su proposta della “Com- missione dei sei” presieduta da Alcide Ber- loffa, solo alla fine del luglio 1976, quando venne pubblicata in piena estate sulla “Gazzetta ufficiale” della Repubblica. Purtroppo, anche da parte della dirigenza ufficiale del Pci di allora, c’era una forte ostilità nei confronti di Alexander Langer e della lista “Nuova Sinistra-Neue Linke”, che lui rappresentava nel Consiglio provin- ciale di Bolzano, e ovviamente anche nel Consiglio regionale, dapprima con l’avvoca- to Sandro Canestrini, eletto con “Nuova Si- nistra” in Trentino, a cui, a seguito delle sue dimissioni pochi mesi dopo, subentrò Sandro Boato, che con Langer ebbe sempre una strettissima collaborazione e sintonia. Tuttavia, nel Pci di allora c’era anche Gra- zia Barbiero, eletta consigliera provinciale e regionale, che con Langer ebbe stretti rapporti di amicizia e di collaborazione, in palese dissenso col suo partito. E Grazia Barbiero aveva parlato positivamente della figura e del ruolo di Langer anche con il se- gretario generale del Pci a livello naziona- le, Enrico Berlinguer, e su sua proposta venne poi eletta segretaria provinciale del Pci di Bolzano. Su tutte queste vicende, Grazia Barbiero ha scritto recentemente il libro Scenari in movimento , pubblicato nel maggio 2021 dalle edizioni Raetia. Non c’è dubbio che -grazie al segno profon- do che l’impegno di Alexander Langer, e di tutti coloro che l’hanno condiviso con lui, ha lasciato nella realtà civile e politica altoa- tesina-sudtirolese a proposito del censi- mento etnico nominativo- quelle norme so- no state poi in parte attenuate e depoten- ziate. Non posso tuttavia dimenticare che, a seguito della sua obiezione di coscienza con la mancata dichiarazione di apparte- nenza etnica sia nel 1981 che nel 1991, a Langer fu poi impedito di tornare a inse- gnare negli istituti superiori dell’Alto Adi- ge-Südtirol. E, dopo il 1991, gli fu addirit- tura impedito nel 1995 di candidarsi sinda- co, con la lista civica “Cittadini-Bürger”, per le elezioni del Consiglio comunale di Bolzano. Eppure, in precedenza Langer, nelle suc- cessive elezioni provinciali/regionali del 1983 e del 1988 (nelle quali era stato eletto per la seconda e terza volta), aveva sempre accettato di rendere una dichiarazione “ad hoc”, dichiarandosi intenzionalmente “ladi- no”, per garantire il più piccolo e il più de- bole dei tre gruppi linguistici, che solo gra- zie a lui poté entrare a far parte della Giun- ta provinciale di Bolzano. La sua forzata e illegittima esclusione dalla campagna elettorale comunale di Bolzano del 1995 lo ferì profondamente. Per questa esclusione non poté candidarsi nella sua terra, dove era stato eletto per tre volte nel Consiglio provinciale/regionale e dove per due volte (nel 1989 e nel 1994) era stato eletto con i Verdi al Parlamento europeo, quando era diventato anche co-presidente (con Claudia Roth) del Gruppo parlamen- tare dei Verdi europei di allora. Come tutti sanno, poco dopo questa illegittima esclu- sione, Alexander Langer pose termine vo- lontariamente alla sua vita il 3 luglio 1995. Marco Boato c’era una forte ostilità nei confronti di Alexander Langer e della lista “Nuova Sinistra/Neue Linke” intervento

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