A conti fatti

Nuove norme per il censimento Il presidente e portavoce dell’Associazione Convivia Franco Kettmeir ricostruisce le iniziative portate avanti per modificare la normativa sul censimento linguistico in Alto Adige-Südtirol. 23 Franco Kettmeir, nato nel 1938 e cresciu- to in una famiglia plurilingue, si è dedi- cato alla produzione e al commercio di vi- ni e spumanti in terza generazione. Impe- gnato per i diritti civili e la crescita cul- turale, è stato cofondatore di Convivia e suo presidente. Ripubblichiamo qui un suo scritto apparso sul “Corriere dell’Alto Adige” il 27 aprile 2005. Martedì 26 aprile [2005], finalmente, la “Commissione dei Sei” ha approvato al- l’unanimità le nuove norme sul censi- mento linguistico in Alto Adige, introdu- cendo molte novità veramente importan- ti, richieste da “Convivia” con costanza e determinazione. Sono passati decenni da quando avevamo sollevato la questione del censimento a livello locale e ben quat- tro anni dalla presentazione della denun- cia di infrazione presso la Commissione Europea. La parte qualificante delle no- stre ultime richieste migliorative riguar- do al censimento etnico-linguistico pre- sentate al Commissario europeo Franco Frattini in occasione del nostro appunta- mento del 18 marzo negli uffici romani della Commissione, è stata accolta, nono- stante i nostri forti dubbi al proposito, visto il viluppo di problematiche e intrec- cio di interessi presenti nei vari partiti, per di più impegnati in una campagna elettorale. Alla vigilia dell’incontro a Roma, erava- mo consci del fatto che l’appuntamento era solo un atto dovuto, accordato per dar seguito a una nostra richiesta di collo- quio che non poteva venir disattesa, in base a precise norme in uso presso la Commissione. Nonostante ciò, eravamo ottimisti, perché sapevamo che i nostri argomenti erano forti e che l’incontro rappresentava una tappa importante del lungo “iter” burocratico della nostra de- nuncia di infrazione; la Commissione, quale “guardiano del diritto comunita- rio”, aveva tutti i poteri per imporre una soluzione soddisfacente. E l’ha fatto, col garbo che la delicatezza della questione imponeva e con lo stile, l’abilità istituzio- nale e politica dell’uomo, che per uno scherzo del destino, dopo aver agito da Ministro degli Esteri, era approdato co- me Commissario alla ripartizione “Sicu- rezza, Giustizia e Libertà”, ricoprendo anche la carica di vice-presidente della Commissione Europea. A detta “riparti- zione” il dossier “Censimento in Alto Adi- ge” era stato trasferito dalla direzione ge- nerale “Mercato Interno” (di cui faceva parte la difesa della “privacy”), entrando in tal modo in un settore più ampio e cer- tamente più consono all’oggetto del con- tendere. Frattini, come firmatario di una proposta di legge relativa al censimento da noi presentata alcuni anni fa e profon- do conoscitore della realtà della nostra provincia, non ebbe bisogno di alcuna elencazione delle nostre proposte: senza nulla promettere, accolse di buon grado i nostri suggerimenti, facendo capire solo che avrebbe fatto del suo meglio. Le ultime integrazioni alle proposte già discusse in “Commissione dei Sei” il 20 dicembre 2004, erano solo delle limature, ma importanti. “Convivia” aveva già ac- cettato la “proporzionale” quale mezzo pragmatico e transitorio per una distri- buzione paritetica dei posti pubblici e delle case popolari e anche la rinuncia al- la “dichiarazione ad hoc” generalizzata, foriera di dichiarazioni di comodo che porterebbero una minoranza di cittadini a dichiararsi appartenenti al gruppo lin- guistico non di loro appartenenza; queste rinunce erano state accettate, perché la difesa che interessava era soprattutto quella del rispetto dei diritti individuali, di fronte ai prevaricanti diritti collettivi intestati ai gruppi. Cosa è stato ottenuto: lo sganciamento completo della dichiarazione di apparte- nenza (o di aggregazione) dal censimento (anonimo), l’eliminazione della richiesta di dichiarazione per i minori, l’anno di tempo per potersi dichiarare una volta raggiunta la maggiore età con una “di- chiarazione ad hoc” (immediatamente valida) e, scaduto l’anno, senza limiti di tempo, ma con un differimento di effica- cia di 18 mesi; stesse disposizioni anche per i nuovi residenti. Inoltre, l’annulla- mento della vecchia dichiarazione e il passaggio a un altro gruppo linguistico per chi lo vuole, con efficacia immediata entro un termine di tre mesi, e con un ca- denza quinquennale e un’efficacia ritar- data di 24 mesi nel caso non si approfit- tasse del limitato spazio di tempo di tre mesi concesso (viene garantita l’adegua- ta pubblicità da parte dei comuni e della stampa di questo limitato tempo a dispo- sizione). Nei concorsi pubblici, la dichia- razione di appartenenza verrà conserva- ta in busta chiusa e verrà aperta solo in caso di assegnazioni dei posti ai vincitori. Sembra poi certo che il diritto elettorale passivo verrà garantito sempre a tutti con una dichiarazione “ad hoc”, come per queste elezioni comunali, per evitare un altro caso Alex Langer. Cosa resta di negativo: la dichiarazione etnico-linguistica rimane necessaria in molti casi; essa non è più richiesta con la stessa insistenza di prima, ma è inserita in una “costrizione di sistema” più mor- bida, ma che comunque assoggetta gli in- dividui alla volontà dei gruppi e, dunque, dei partiti. Ma questo è lo specchio della nostra società, che ha una mentalità spartitoria da parte di quasi tutti, dalla politica all’amministrazione pubblica, dalle associazioni fino alle famiglie. Va rilevato che senza la denuncia di in- frazione promossa da “Convivia” presso la Commissione Europea, nulla sarebbe cambiato per decenni. A questo proposi- to, avevo fatto spesso un personale esa- me di coscienza sulla opportunità o meno di insistere per una profonda modifica del sistema censuario imposto in Alto Adige, spostando equilibri fra i gruppi linguistici che sembravano oramai con- solidati. Ero però sempre giunto alla con- clusione che non potevamo accettare per sempre un sistema costrittivo che conti- nuava a premiare l’atto di aggregazione a un gruppo, a scapito di un sacrosanto diritto di sentirsi individui liberi e inte- statari di diritti universalmente ricono- sciuti, inseriti in una società che premia soprattutto il bisogno e la professionali- tà, ma anche che tutto ciò non poteva es- sere raggiunto rompendo quello che c’era di positivo e di buono; tanto che, tutti in- sieme, abbiamo pensato non fosse il caso di tirare troppo la corda, col rischio di non ottenere nulla. Il compromesso rag- giunto è per ora soddisfacente. Voglio esprimere la speranza che una nuova generazione di cittadini, padroni non solo delle lingue, ma anche delle due grandi tradizioni di usi, costumi e cultu- re che vivono l’una accanto all’altra in questa nostra terra, in un tempo non troppo lontano faccia piazza pulita di tut- to quanto la mia generazione non ha po- tuto cambiare adesso per amor di pace. Franco Kettmeir eravamo ottimisti, perché sapevamo che i nostri argomenti erano forti senza la denuncia di infrazione promossa da “Convivia” presso la Commissione Europea, nulla sarebbe cambiato per decenni reprint

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