Achtung Volkszählung! Attenzione al censimento!
105 Attenzione al Censimento! bligatoriamente nella lingua corrispondente a quella dichiarata con l’appartenenza etnica del censimento; di fatto, quindi, con la dichia- razione si finirà dunque per optare implicitamente anche fra “giustizia italiana” e “tedesca”. Particolari conseguenze – e non solo per se stessi! – produce l’appartenenza etnica degli eletti alle varie assemblee (Consiglio re- gionale, provinciale, comunale): secondo leggi regionali e provincia- li, l’appartenenza dichiarata a un gruppo determina la quota di posti “italiani”, “tedeschi” e “ladini” nell’organico dei rispettivi enti. Chi non dichiara la propria appartenenza etnica in modo univoco, non può neanche candidarsi (come si è visto quando quattro bilingui l’hanno tentato nel 1978). E chiaro che così si esercita una forte pres- sione a fare come la legge prevede per gli statali: i “tedeschi” votino solo “liste tedesche”, gli “italiani” solo “liste italiane”. Gli esempi a questa casistica potrebbero essere ancora sviluppa- ti, ma forse basta richiamare un principio generale: In un sistema, in cui la distribuzione delle risorse e degli impie- ghi pubblici avviene legalmente secondo una “proporzionalità etnica” (sancita negli articoli 15 e 89 dello Statuto) e in cui l’esercizio di numerose cariche pubbliche è condizionato all’appartenenza etnica dei titolari e aspiranti (vedi numerosi articoli dello Statuto), sembra diventare inevitabile “segnare” ognuno secondo la sua – univoca! – appartenenza: sia per poter calcolare la proporzionale complessiva, sia per assegnare il singolo al suo “paniere” etnico. Chiaramente per poter far funzionare questo sistema si deve sup- porre l’esistenza di gruppi nettamente distinti e separati – o, se la se- parazione non è così netta, provocarla e ingigantirla artificiosamente e burocraticamente, attraverso un “segno di identificazione” coattivo e risultante agli atti. La tendenza alla diffusione di un reale bilinguismo disturba e compromette inevitabilmente la netta identificazione e separazione, e viene quindi – nei fatti – osteggiata perché complica o addirittura impedisce una bella e pulita “decontaminazione etnica”.
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