Achtung Volkszählung! Attenzione al censimento!

4 rata e certificata per legge, a patto di garantire benessere e “pacifica convivenza”. Le posizioni autonomiste più pragmatiche hanno dun- que trionfato e, nel dibattito pubblico, il censimento è trattato come un compromesso accettato pressoché da tutti. Allora perché vale ancora la pena discuterne? Perché, al di là delle ripercussioni istituzionali e della loro efficacia, le conseguenze del censimento hanno solo cam- biato forma. Non sono più manifeste, ma hanno una natura carsica. Non rappresentano più il fulcro di esperienze collettive, ma impattano comunque sul vissuto personale degli altoatesini-sudtirolesi. Negli anni Duemila, dichiarare un̓appartenenza linguistica è un fatto in- dividuale e privato, che dice però ancora molto di chi siamo come comunità. Quando una quindicina di anni fa mi ritrovai davanti al foglio sul quale dovevo dichiarare la “mia” appartenenza a uno dei tre gruppi linguistici del Sudtirolo, fui messo al contempo di fronte a una scelta che stabiliva, nero su bianco, la mia identità. Mia madre e mio padre parlavano alla nascita due lingue diverse: erano, come si suol dire, l̓una di madrelingua tedesca e l̓altro di madrelingua italiana. Nel cor- so delle loro vite, entrambi erano diventati quasi perfettamente bilin- gui, e anche la mia vita seguì questo andamento bilingue a cavallo tra due mondi culturali. Al momento della dichiarazione di appartenenza (o aggregazione) al gruppo linguistico, però, la musica cambiò. Nella mia famiglia prevalsero considerazioni più terrene: “Dichiarandoti tedesco avrai più chance di trovare lavoro nel pubblico”, era una di queste. Perciò, nonostante avessi frequentato tutte le scuole in lingua italiana e il mio lessico tedesco fosse più colloquiale e incerto, bar- rai la casella “tedesco”. In realtà non fu l̓unica ragione. È come se in quell̓atto, in quella croce, cercassi ingenuamente di bilanciare la lingua parlata (e quella dietro al mio nome e cognome) con la lingua madre, quella della mia famiglia sudtirolese. Fu una scelta di “disap- partenenza”, per chiarire a me stesso che in nessuna delle due lingue mi identificavo appieno – tantomeno nella lingua che all̓apparenza sembrava definirmi al meglio, ovvero l̓italiano. Anche se non pos-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==