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intervento militare contro la Repubblica
Islamica. Un intervento limitato potreb-
be rafforzare il potere centrale nel paese
e un’operazione su larga scala è del tutto
improbabile. L’Iran è un paese molto va-
sto, ha un arsenale ben fornito, dei cor-
pi armati come i Pasdaran o i Guardiani
della Rivoluzione molto ben preparati e
abbastanza determinati. La Repubblica
Islamica da mesi si sta preparando a fron-
teggiare sia un intervento armato delle
potenze straniere, sia una rivolta interna
guidata da paesi stranieri. La finanziaria
dell’anno in corso (l’anno iraniano inizia
il 21 marzo) approvata dal Majlis (il Par-
lamento) ha aumentato del 127% i fondi
destinati alla difesa e alla sicurezza del
paese. Questi fondi sono ripartiti ovvia-
mente in modo non uguale tra i Ministeri
di Difesa e dell’Intelligence, le Forze di
Sicurezza, le Forze Armate e le Guardie
della Rivoluzione. Ovviamente, la fetta
più grande è andata proprio ai Pasdaran,
considerati i pretoriani del potere. Le
Forze Armate, molto meno ideologizzate
dei Pasdaran, hanno ricevuto meno di un
terzo dei finanziamenti, in quanto l’aya-
tollah Khamenei non nutre grande fidu-
cia in questo corpo che non ha mai visto
di buon occhio la propria islamizzazione
forzata. Le Guardie della Rivoluzione non
sono più delle semplici milizie islamiche.
Negli ultimi 20 anni si sono trasformate
anche nella più grande potenza economi-
ca del paese. Oggi, i Pasdaran, con 812
società registrate, operano in tutti i cam-
pi dell’economia: dal petrolio e dal gas
fino alla realizzazione di grandi opere e
alle telecomunicazioni. Il tempo però non
gioca a favore della Repubblica Islamica
e del suo leader Seyyed Ali Khamenei. Se
le sanzioni continueranno, difficilmente
l’economia del paese riuscirà a soppor-
tare queste pressioni e a non sbriciolar-
La Repubblica Islamica, nata 33 anni fa sul-
le ceneri della monarchia della dinastia dei
Pahlavi, sta vivendo uno dei momenti cru-
ciali della sua storia. Dopo le elezioni pre-
sidenziali del 2009, che molti in Iran hanno
definito “un golpe elettorale”, il regime ha
perso gran parte della propria legittimità.
Fino ad allora anche se le componenti lai-
che, liberali, nazionaliste o di sinistra erano
collocate fuori dalla sfera del potere, almeno
una regola non scritta lasciava alla popola-
zione la possibilità di scegliere tra le varie
anime del gruppo islamico. Esponenti del
riformismo si alternavano a quelli pragma-
tici, che a loro volta potevano essere sopraf-
fatti nel gioco elettorale dai radicali o dagli
integralisti. Il gioco della democrazia limita-
ta che lasciava al popolo la scelta tra le va-
rie anime del regime teocratico, è terminato
bruscamente, quando la Guida Suprema,
l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha deciso
di scegliere lui chi doveva vincere le elezioni
e chi doveva perderle malgrado avesse ot-
tenuto il consenso popolare. La Repubblica
Islamica fin dalla sua nascita, nel febbraio
del 1979, ha portato avanti la politica della
“divisione a due”, una versione locale e più
moderna del
divide et impera
. Questa politi-
ca prevede il collocamento fuori dalla sfera
politica del paese di un attore alla volta, con
il sostegno degli altri protagonisti. Prima è
toccato ai liberali, poi ai nazionalisti, dopo
alla sinistra, poi ai religiosi moderati. Nel
2009 è toccato ai riformisti e ai pragmatici,
e oggi la lotta è tra i conservatori e i radicali.
Se allo scontro politico interno aggiungiamo
l’isolamento regionale e internazionale e
le sanzioni ogni giorno più dure, che stan-
no strangolando l’economia del paese, il ri-
sultato è un paese instabile che rischia di
esplodere in ogni momento.
Le sanzioni americane, europee e quelle
adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Na-
zioni Unite hanno messo il regime iraniano
con le spalle al muro, ma non necessaria-
mente vicino alla fine. La Guida Suprema,
che controlla il paese col pugno di ferro, è
restia a ogni passo indietro sulla questione
nucleare, che è la vera ragione delle pres-
sioni internazionali. Khamenei è convinto
che le pressioni politiche ed economiche
sull’Iran non abbiamo come unico e princi-
pale obiettivo quello di fermare la corsa al
nucleare, ma che vogliano andare oltre e
decretare la fine della Repubblica Islamica.
Alcuni fatti recenti confermano in un certo
senso questa preoccupazione. Il dittatore
iracheno Saddam Hussein è stato spodesta-
to con un intervento militare nel 2003, dopo
che alcuni anni prima si era disfatto del suo
arsenale di armi di distruzione di massa. Ha
fatto la stessa fine anche il dittatore libico,
il colonnello Muammar Gheddafi, che nel
2006 aveva rinunciato alle armi chimiche e
nucleari. Chi invece continua ad avere il nu-
cleare, come il Pakistan o la Corea del Nord,
è invulnerabile.
L’ayatollah Khamenei non teme tanto un
Indice
All’ombra degli Ayatollah,
2
Shirin Ebadi
La paladina
dei diritti umani,
3
Narges Mohammadi
Una vita per i diritti
umani e delle donne,
4
Taghi Rahmani
Prigionieri di coscienza,
5
Diritti umani: una lunga storia
di violazioni,
6
Houshang Asadi
Prigioniero
di due regimi,
8
Ebraim Mehtari
Una vita bruciata
nel carcere,
9
Le donne
La chiave della svolta,
10
Hengameh Shahidi
Femminismo
col velo,
11
Parvin Ardalan
Le donne
in prima linea,
12
Nasrin Sotoudeh
Prigioniera politica,
13
Una repubblica basata sulla fede
che reprime i fedeli,
14
Alle origini della disputa
tra sunniti e sciiti,
15
La bomba etnica,
16
Iran, un mosaico etnico linguistico,
17
I giovani
Prigionieri ribelli
della tradizione,
18
La rivolta viaggia in rete,
20
Rifugiati iraniani in Italia,
21
L’arte imbavagliata,
22
Quando la prosa si trasforma in poesia,
23
Trentatré anni di repubblica islamica,
24
Piccolo glossario,
26
Breve bibliografia,
27
Breve sitografia,
27
Lettera aperta di Narges Mohammadi
al Presidente Ahmadinejad,
28
Iran, le preoccupazioni di Camera
e Senato per la persecuzione
dei prigionieri di coscienza in Iran,
29
Con l’altro Iran,
30
Narges Mohhamadi Alexander-Langer-
Preis 2009,
31
Forugh Farrokhzad,
32
All’ombra degli Ayatollah
Quaderno della Fondazione Alexander Langer Stiftung, Onlus
ottobre 2012
Responsabile: Enzo Nicolodi
Hanno collaborato: Nina Sadeghi, Mohsen Farsad, Sabri Najafi, Serena Rauzi, Edi Rabini
Opera di copertina dell’artista iraniana Parastou Forouhar
Fotoreportage di Enzo Nicolodi
Poesie selezionate da Nina Sadeghi
Grafica, impaginazione e realizzazione: Una Città soc. coop. – Forlì (www.unacitta.it)
Stampa: Galeati, Imola (BO)
Fondazione Alexander Langer Stiftung, Onlus – via Bottai/Bindergasse, 5 – (I) 39100 Bolzano/Bozen
C.F. 94069920216 St. Nr. Tel. e Fax 39 0471 977691 info@alexanderlanger.net www.alexanderlanger.org
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Realizzato con il contributo della Presidenza della Provincia di Bolzano – Ufficio Affari di Gabinetto
lo stesso Khamenei ha riconosciuto
che il vero pericolo contro il regime
non sono le armi ma la cultura
di Ahmad Rafat