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Il 26 giugno 2012, la Deputata alla Presi-
denza della Camera dei Deputati Emilia
De Biasi ha introdotto il suo intervento di
saluto ad Ahlem Belhadj, Hèdia Jrad, Sai-
da Rached, dell’Association Tunisienne des
Femmes Dèmocrates, destinataria del Pre-
mio Alexander Langer 2012, ricordando
l’impegno della Camera stessa in favore di
Narges Mohammadi e degli altri prigionieri
di coscienza in Iran, rendendo nota la lettera
scritta dal Ministro degli Esteri Giulio Terzi
di Sant’Agata -interpellato in proposito dal
Presidente Fini- che illustra la posizione del
governo.
Caro Presidente,
La ringrazio molto per la Sua lettera del 30
maggio scorso e desidero al riguardo assicu-
rarLe che le preoccupazioni per la persecuzio-
ne dei prigionieri di coscienza in Iran -più vol-
te rappresentate dalla Camera dei Deputati
e documentalmente illustrate nella relazione
dell’on. De Biasi, allegata alla Sua comunica-
zione- sono pienamente condivise dal governo
nell’ambito dell’azione a tutela dei diritti uma-
ni nel mondo, che costituisce uno dei principali
obiettivi della politica estera italiana.
Dopo la repressione dei moti post-elettorali
del giugno 2009, il regime di Teheran persiste
purtroppo nel reprimere e umiliare con ogni
mezzo gli attivisti che si battono per il rispetto
dei diritti dell’uomo.
Con particolare riferimento al caso della Si-
gnora Narges Mohammadi -ingegnere e gior-
nalista, insignita in Italia del Premio Ale-
xander Langer 2009- posso confermare, sulla
base delle informazioni raccolte dalla nostra
Ambasciata a Teheran, che lo scorso 21 aprile
la Signora Mohammadi ha iniziato a scontare
una pena a sei anni di reclusione per le attivi-
tà intraprese nella sua veste di portavoce del
Centro dei Difensori dei diritti umani, fondato
dal Premio Nobel Shirin Ebadi. Nei giorni suc-
cessivi al suo arresto, a causa di un malore di
cui non si conosce con precisione la natura, la
Signora Mohammadi sarebbe stata in un pri-
mo momento ricoverata presso l’ospedale del
carcere di Evin, dove sono rinchiusi la maggior
parte dei prigionieri di coscienza, e successi-
vamente trasferita presso il carcere ordinario
della città di origine, Zanjan, un capoluogo di
provincia sito a circa 300 km a nord-ovest del-
la capitale.
(Alla chiusura di questo quaderno
risulta che Narges ha ottenuto un permesso
temporaneo per cure mediche. Ndr)
.
Il caso segnalato si iscrive purtroppo
nell’ambito di una politica di dura repressione
del regime nei confronti del Centro dei Difen-
sori dei diritti umani. Tra gli altri suoi prin-
cipali esponenti, l’Avv. Abdolfattah Soltani ha
presentato appello contro la sentenza di primo
grado che lo condanna a 18 anni di reclusione,
l’Avv. Nasrin Sotoudeh è stata condannata in
secondo grado a 6 anni, così come Mohammed
Saifzadeh (2 anni), mentre l’avv. Mohammad
Ali Dadkhah sarebbe al momento in stato di
libertà, in attesa dell’esecuzione della senten-
za di appello con la quale è stata confermata la
condanna a suo carico a 9 anni di reclusione.
Tale drammatica situazione ha indotto Shi-
rin Ebadi, che al momento si trova all’estero,
a rivolgersi all’Alto Commissario per i Diritti
Umani alle Nazioni Unite, Navi Pillay.
A tale riguardo, mi è gradito ricordare che
in ambito Onu l’Italia ha fornito un fattivo ap-
porto all’ultima risoluzione sui diritti umani
in Iran approvata dalla Terza Commissione
e successivamente dalla plenaria dell’Assem-
blea generale alla fine dello scorso anno, con
ampia maggioranza. Inoltre, di fronte al conti-
nuo deterioramento della situazione, il Consi-
glio Diritti Umani ha deciso, nel marzo scorso,
di rinnovare di un anno il mandato del relato-
re speciale per l’Iran.
Sul piano nazionale, ogni contatto formale e
informale viene utilizzato per cercare di favo-
rire una positiva soluzione dei casi di avvocati
e difensori dei diritti umani sottoposti al pro-
cesso, in stretto coordinamento con i partner
UE. Peraltro, nell’attuale clima di isolamento
politico internazionale, determinato in primo
luogo dal rifiuto del regime iraniano di fornire
le garanzie più volte richieste dalla comunità
internazionale circa la natura pacifica del suo
programma nucleare, non è agevole individua-
re occasioni di incontro ad alto livello utili a
richiamare l’attenzione delle Autorità di Tehe-
ran sulla gravità della situazione dei diritti
umani e del numero di pene capitali eseguite
in Iran.
Sulla scorta dell’emergenza maturata negli
ultimi anni, l’Unione Europea ritiene pertan-
to preferibile un approccio collettivo alla que-
stione. In tale contesto il governo italiano ha
attivamente sostenuto la decisione del Consi-
glio UE del 12 aprile 2011 di adottare mirate
misure restrittive
(“travel ban” e “asset freeze”)
nei confronti di 32 esponenti del regime ira-
niano ritenuti responsabili di gravi violazioni
dei diritti umani. Il 10 ottobre scorso tale li-
sta è stata allargata a ulteriori 29 nominativi,
tra i quali per la prima volta compaiono alcuni
Ministri coinvolti nella repressione. Queste
misure hanno aperto un nuovo, delicato, capi-
tolo nelle relazioni tra Unione Europea e Iran,
mentre continuano a mancare canali di comu-
nicazione in materia, dal momento che il Ta-
volo UE-Iran sui diritti umani, istituito in un
diverso contesto politico, è rimasto congelato
dal dicembre 2006.
Come nel caso della questione nucleare,
le sanzioni decise dall’Unione Europea non
escludono la prospettiva della ripresa di un
dialogo, ma ne costituiscono un presupposto,
sulla base della strategia del “doppio binario”
-ribadito dal Consiglio Affari Europei dell’otto-
bre 2011- che concepisce le misure di pressione
come uno stimolo a negoziare su basi serie e
credibili. Tale strategia ha lo scopo, da un lato,
di manifestare concretamente l’indignazione
della comunità internazionale e, dall’altro, di
indurre il regime di Teheran ad arrestare la
repressione e ad aprirsi a qualche forma di
dialogo sui diritti umani.
Nell’auspicio di averLe fornito utili elemen-
ti e nell’assicurarle la mia personale, costante
attenzione per queste fondamentali tematiche,
mi è gradita l’occasione per inviarLe i miei più
cordiali saluti.
Roma 18 giugno 2012
La preoccupazione di Camera e Senato per la persecuzione
dei prigionieri di coscienza in Iran
Una lettera del Ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata al presidente Fini
Pietro Marcenaro
Appello per un atto di clemenza in favore di Narges Mohammadi
Il presidente della Commissione Diritti umani del Senato Pietro Marcenaro ha incontrato
il 5 giugno 2012 Mohammad Alì Hosseini, Ambasciatore iraniano a Roma.
Raccogliendo l’appello della Fondazione Langer sottoscritto da molti cittadini e da nume-
rosi parlamentari, ha sottolineato l’urgenza di un provvedimento di clemenza per motivi
umanitari a favore Narges Mohammadi, avvocato e attivista iraniana dei diritti umani
rinchiusa dal 21 aprile con una condanna definitiva a sei anni con l’accusa di “appartene-
re a organizzazioni che mettono a rischio la sicurezza dello stato”. Narges Mohammadi,
già arrestata due anni fa, si era ammalata in carcere di una rara forma di distrofia mu-
scolare e le stesse autorità iraniane avevano allora concesso gli arresti domiciliari dietro
pagamento di una cauzione.
L’Ambasciatore ha preso atto della richiesta e si è impegnato a inoltrarla alle autorità
competenti in Iran. Nel lungo incontro durato circa due ore si sono affrontati anche altri
temi quali la pena di morte e la situazione dei diritti umani e si è auspicato lo sviluppo di
un dialogo e di un confronto tra le diverse posizioni.
Un dialogo aperto e franco tra l’Iran e la comunità internazionale può nascere soltanto
da gesti di distensione e disponibilità a cominciare proprio dal rispetto dei diritti umani e
delle carte internazioni che l’Iran ha sottoscritto e ratificato.
(http://www.pietromarcenaro.it)
Posa la tua gota un istante
su questa guancia ebbra.
Fammi dimenticare la guerra
e la ferocia in me.
Tu hai schiuso le sette porte del ciel,
ora posa la tua mano unifica
sul mio cuore serrato.
Tutto ciò che ho da offrire
è questa illusione: me stesso.
Dagli un soprannome, che almeno
questo sia reale.
(Rumi)