In classe
Prof: Raccontiamo ognuno la nostra storia personale, qui siete tutti immigrati più o meno, Benevento, Foggia, Sardegna, Bergamo, Mantova. Tu perché sei venuto a Milano?
Operaio: Prima sono andato in Svizzera, nelle cucine, otto anni a Zurigo poi in una fabbrica di finestre. Era bella la vita a Zurigo, poi ho fatto il tassista...
Prof: Perché hai preferito fare il tassista?
Operaio: Perché era più pulito, si cerca di migliorare. Da giovanotti si va di qua di là, si gira. Ho avuto un incidente, la polizia mi ha tirato via la patente.
Prof: Era colpa tua?
Operaio: Sì.
Prof: Come eravate trattati?
Operaio: Io vedevo gli italiani col collo nero e la camicia bianca e così ci dicevano zingari. Vede per esempio in questa scuola tutti sono venuti cambiati, sono andati a casa a lavarsi.
Prof: Sentiamo un altro.
Operaio: Io sono andato in vespa in Germania con un mio amico, è stata un’avventura...
Gianni, operaio: A me la vita privata di ognuno non mi interessa, se andiamo avanti così ci vogliono sei mesi.
Un altro: Io facevo otto chilometri a andare a scuola e otto a ritornare.
Prof: I tuoi avevano terra?
Operaio: Sì, ma mio papa ha fatto fuori tutto, bere casinò, donne...
Prof: C’era agricoltura dalle tue parti?
Operaio: Mele, pere, pesche.
Prof: Cerchiamo di vedere le cause dell’analfabetismo in meridione.
Gianni: Meridione, meridione, io lo odio, non mi interessa, non ci voglio più tornare.
Operaio: Noi vivevamo con ottomila lire la settimana, a me mi piaceva cantare, volevo fare il cantante.
Prof: Ma i tuoi cosa coltivavano?
Operaio: Un po’ di olive. Andavo da un maestro privato ma ci vogliono soldi per prendere la carriera.
Un altro: Secondo me se avevi una bella voce vincevi, Albano era un morto di fame, lo conoscevo, faceva pietà.
Operaio: Vuole che glielo dica io come si ha successo nelle case discografiche? Scusi ma debbo essere volgare. Sai tu quante battaglie ha fatto la Isabella lannetti?
Prof: Bisognerebbe riflettere che tipo di canzoni abbiamo e chi decide i nostri gusti.
Operaio: A me non mi riguardano queste cose, uno che prende mille lire o ottomila lire, poi ci mette dentro la pietà. Quando vado a casa e mia moglie mi chiede cosa avete fatto, io non so cosa dirle, ho solo la testa piena di chiacchiere, confusa, i quaderni sono bianchi.
Un altro: Però è vero dobbiamo imparare.
Prof: Ma cosa volete fare?
Operaio: Qualunque materia. Non so scrivere, ho fatto un tema pieno di errori, quelli del corso C sono più avanti, per esempio qua, quando io dico io vado a casa si mette l’h?
Operaio: E io ciò questo dubbio, ho fatto una marachella come si scrive?
Un altro: Ma senta, mi hanno detto che queste 150 ore sono un esperimento che fate voi e che noi dobbiamo andare incontro.
Un altro: Io sono in crisi marcia.
Operaio, sindacalista: Non si è fatto un chiarimento politico sindacale sulle 150 ore. C’è qualunquismo contro il sindacato, gente che resta con la bocca amara. Manca un discorso di chiarimento di principio, ho sentito che la situazione non gira. Intanto bisognava essere uno per classe all’altezza del sindacato, qui siamo in due, siamo troppi.
Operaio, giovane, del partito: Ma siamo noi testardi, non so che gente siamo, molti vengono qua pensando di trovare una scuola tradizionale.
Gianni: Io all’inizio venivo con una certa armonia.
Ex partigiano: lo sono venuto qua a prendere qualche cosa di più, se per esempio monto in treno e uno parla in un certo discorso, io posso essere all’altezza.
Un altro: A noi ci servono le cose essenziali, non sappiamo scrivere, io non so fare le divisioni con due cifre.
Un altro: A me mi sa che qua veniamo a specializzarci in sindacato.
Sindacalista: Qui non si può dire "io voglio fare una cosa perché mi piace”, come lui che vuole fare l’inglese perché gli piace, allora per dire uno può aver voglia di imparare a suonare il violino.
Un altro: E questo qui è snobismo, è un hobby, a lui piace l’inglese, io invece voglio discutere delle ore di sciopero.
Delegato di fabbrica: Noi dobbiamo come dice anche il sindacato fare il problema della salute in fabbrica, la medicina preventiva, queste sono cose che ci riguardano, altro che l’inglese o i sette re di Roma.
Operaio, IV internazionale: Ma lascia stare il sindacato, era meglio se non faceva niente.
Giovane del partito: Ma se non c’era il sindacato eravamo ancora sotto il fascismo.
Un altro: Imparare a scuola secondo me è ...[continua]

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