Oggi, dopo vent’anni in cui il movimento internazionale del lavoro è stato sconfitto e smembrato, l’umanità è di nuovo sull’orlo dell’autodistruzione. L’incapacità di imparare la lezione dell’esperienza tra il 1914 e il 1922 ha portato il mondo a un nuovo ciclo di tragedie che oggi minaccia di travolgere tutta l’Europa e forse l’America.
Sono stata testimone di molti di questi eventi fin dai loro inizi. Sono stata un membro attivo del grande movimento internazionale che è crollato nel 1914 e sono stata tra coloro che hanno cercato di ricostruirlo e di radunare i lavoratori di tutti i Paesi sotto una bandiera internazionale durante la guerra mondiale. Sono stata una leader del socialismo italiano sia nella sua isolata adesione all’internazionalismo sia quando esso è stato vittima di un infame tradimento di Benito Mussolini. Ho visto, giorno dopo giorno, il trionfo della nuova Russia, le sue energie arricchite dallo spirito rivoluzionario; ho visto le sue conquiste minacciate dal blocco, dalla fame e dall’intervento dei suoi nemici, e poi dagli errori imperdonabili dei suoi “amici” dentro e fuori i suoi confini. Infine, ho conosciuto e collaborato strettamente con le masse di uomini e donne che sono stati gli strumenti -e spesso le vittime- di questi eventi, e con gli uomini che ne hanno maggiormente influenzato lo sviluppo: Lenin, Trotsky, Mussolini.
La guerra mondiale ha creato una frattura tra le generazioni che non può essere ignorata. I milioni di morti si sono portati nella tomba non solo le loro speranze e sofferenze, ma anche le tradizioni e le conoscenze ereditate e acquisite. La guerra ha cancellato un intero periodo di progresso umano e la saggezza dei suoi artigiani. Ha reso possibile una generazione che non sa nulla di ciò che è stato -nulla, se non ciò che i suoi governanti le dicono. La storia è stata falsificata senza vergogna dei fascisti e, purtroppo, anche dai bolscevichi. La verità non è mai stata più necessaria di quanto lo sia oggi.
[…] Sebbene il movimento di cui facevo parte sia stato distrutto in mezza Europa, nemmeno in quest’ora tragica credo che l’opera della generazione dei rivoluzionari a cui appartengo sia stata del tutto vana. Se c’è speranza per la nostra civiltà al di là della notte nera della guerra e del totalitarismo, sono convinta che essa risieda solo nel movimento a cui noi -i vivi e i morti- abbiamo dato la nostra vita.

Angelica Balabanoff

tratto da My life as a rebel, Harper & Brothers, 1938