Nel mese di agosto il quotidiano indipendente “Danas” ha pubblicato un’intervista a Natasa Kandic che ha suscitato pesanti reazioni negli ambienti dell’esercito jugoslavo. Pubblichiamo qui lo scambio che è seguito tra il Comando dell’esercito e la stessa Natasa Kandic che ha voluto chiarire le proprie affermazione con una lettera pubblica.

Al quotidiano “Danas”, Belgrado 17 agosto 2000
Dal servizio informativo del Comando Congiunto
delle Forze Armate Jugoslave.

Il doppio numero del 12-13 agosto 2000 conteneva un’intervista del vostro redattore Bojan Toncic a Natasa Kandic, direttrice dell’Humanitarian Law center. Nel pezzo in questione lei criticava lo stato in un modo ben conosciuto e già sperimentato: criticando l’esercito.
Prendendo come pretesto il caso del giornalista Miroslav Filipovic (giornalista di “Danas” e corrispondente della France Press, condannato a sette anni dal tribunale militare di Nis, ndr), la signora Kandic ha agito come una presunta attivista per i diritti umani, addirittura come fosse una leader sul campo, abusando così dei basilari principi legali e umanitari, ma anche della verità nell’estendere il proprio appoggio precisamente a quelli che hanno commesso i crimini.
La signora Kandic ha accusato i militari e lo stato, offeso la giurisdizione jugoslava, senza menzionare i crimini commessi dai terroristi albanesi e i criminali della Nato.
Se il signor Filipovic ha semplicemente “reso pubblica la verità, in coerenza al suo concetto morale di realtà”, come sostenuto dalla Kandic, com’è possibile che tale “verità” non abbia potuto essere provata in un’aula di tribunale? Tra l’altro, la signora Kandic ha “chiarito” la presunta concezione morale di Filipovic con false affermazioni riguardanti i presunti crimini commessi dall’esercito jugoslavo in Kosovo e Metohija.
Chiaramente, non ci sono argomenti, come non ci sono argomenti nei discorsi di quelli che hanno menzionato (e ancora menzionano) le medesime ragioni come spiegazione della brutale aggressione contro il nostro paese.
Riferendosi al Tribunale dell’Aja, quale unica istituzione legittimamente incaricata a individuare i crimini commessi nel territorio della ex Jugoslavia, e denunciando i membri dell’esercito jugoslavo quali unici colpevoli, la signora Kandic ha accusato proprio i difensori in modo pesante e prematuro in assenza di prove, amnistiando di fatto quelli che sono terroristi e criminali comprovati. Con le sue affermazioni si è messa dalla parte di chi ha disatteso numerose norme della legge e delle convenzioni internazionali.
Come attivista nel campo dei diritti e delle leggi umanitarie, la signora Kandic non ha menzionato alcuna prova e fatti irrefutabili, in particolari quelli concernenti le vittime civili e la distruzione di siti industriali e culturali. Senza denunciare che l’aggressione in sé è un crimine, a prescindere dalle modalità, e in particolare quando perpetrata da forze armate.
La Nato ha ucciso migliaia di persone, perlopiù civili. Non ha rispettato la Carta dell’Onu, oltre alle numerose leggi e convenzioni internazionali e le costituzioni della maggior parte dei paesi membri.
Durante i 78 giorni di aggressione militare la Nato –tra le altre cose- ha lanciato circa 37.000 bombe a grappolo, la maggior parte in Kossovo e usato armi a uranio impoverito, violando la convenzione internazionale. Ha distrutto più di 200 siti industriali e decine di scuole, ospedali, istituzioni pubbliche e culturali. Ha bombardato raffinerie di petrolio (19 volte), serbatoi di benzina (96 volte), distributori (19 volte), e altre strutture legate al rifornimento energetico, cosa che ha comportato non solo ampi danni materiali, ma anche conseguenze ecologiche su vasta scala. La Nato ha poi colpito centrali idrologiche, elettriche, delle telecomunicazioni, e ancora treni e autobus.
La signora Kandic ha poi evitato di citare diversi dati e informazioni rispetto ai crimini commessi dai terroristi albanesi, che nel periodo tra il 1 gennaio 1998 e il 5 febbraio 1999 hanno commesso 2733 azioni terroriste -1078 delle quali contro civili e obiettivi civili- e ucciso 335 abitanti di Kosovo e Metohija. Nel periodo tra il 6 ottobre 1999 e il 5 luglio 2000 hanno commesso altre 4792 azioni terroriste. I terroristi albanesi hanno ucciso 1010 serbi e altri non-albanesi, ferito 924 persone e rapito 936. Nello stesso periodo più di 50.000 case serbe, montenegrine e rom sono state distrutte e incendiate. Ottantacinque, tra ...[continua]

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