Aron Coceancig, nato in Friuli in una famiglia mitteleuropea, padre friulano di origini slovene, madre ungherese di origini tedesche, si occupa di minoranze e storia dell’Europa centrale. Vive a Budapest dove collabora con il portale ungherianews.com.

Prima di parlare dell’attuale situazione ungherese, vorremmo capire da dove arriva il consenso per Orban.
L’Ungheria è un piccolo paese dell’Europa centro orientale che in questi ultimi anni è diventato famoso soprattutto grazie a Orban, ormai figura di riferimento e modello per i movimenti populisti e sovranisti europei. Per capire il suo successo, occorre però fare qualche passo indietro.
Nel 1989, con il crollo del comunismo, l’Ungheria ha adottato tutta una serie di politiche concordate con il Fondo monetario internazionale e con l’Unione europea per liberalizzare il mercato e avviare una transizione pacifica dal comunismo al capitalismo. La promessa fatta agli ungheresi recitava: "Non preoccupatevi: in cinque, dieci anni raggiungerete il livello di vita dei paesi occidentali”. In realtà cos’è successo? Che dopo dieci anni i problemi economici persistevano, gli stipendi non aumentavano, cresceva la disoccupazione. Nonostante tutto, l’Ungheria è rimasto un paese stabile: il primo paese in Europa centro orientale ad avere due volte di fila un governo di centro-sinistra.
Questo fino al 2006, una data fondamentale per la storia ungherese moderna. Nel 2006 l’Ungheria va in default: assistiamo a una gravissima crisi economica, politica, sociale, perfino morale. Viene resa pubblica una registrazione in cui il leader socialista Ferenc Gyurcsány, nel corso di una riunione di partito, ammette esplicitamente di aver mentito spudoratamente sulla situazione economica del paese. Per il paese è uno shock. Per sventare il default, arriva il Fondo monetario internazionale e, due anni prima dello scoppio della crisi internazionale, vengono adottati dei pacchetti di  austerità molto pesanti; il fiorino viene svalutato; le persone non riescono più a pagare il mutuo della casa o la rata dell’automobile; molti perdono il lavoro. Comincia una forte emigrazione, ma soprattutto la gente inizia a protestare.
In quei mesi si registrano scontri in piazza, viene incendiata la sede della tv di stato, c’è una fortissima repressione con centinaia di feriti e migliaia di arresti in tutto il paese.
Il 23 ottobre del 2006, nell’anniversario della rivolta contro la dittatura comunista, mentre Orban sta tenendo un discorso in piazza, la polizia carica i manifestanti. Orban è costretto a lasciare il palco, ma esorta i suoi a non accettare la sfida della piazza e a tornare a casa.
Nonostante i disordini, il governo socialista conclude il suo mandato. Nel frattempo è arrivata la crisi economica internazionale che aggrava ulteriormente la situazione. Molti parlamentari del centrosinistra, avendo capito che non saranno rieletti, si lasciano andare a gravi atti di corruzione. Arriviamo così al 2010.
Dobbiamo anche considerare che Orban non è un novellino: è dagli anni Novanta che è in politica, ha fatto numerose campagne elettorali, è un politico testato, pragmatico, che ha subìto tante sconfitte e che nel 2010 vince clamorosamente.
Il centrosinistra collassa, l’estrema destra supera il 15%, mentre il partito di Orban, con il 52%, grazie al sistema elettorale, riesce ad avere più dei due terzi dei parlamentari. Questo gli permette di avviare una serie di modifiche costituzionali, come pure di occupare, con il suo partito, diverse posizioni chiave all’interno dello Stato.
A questo punto Orban, forte della convinzione che l’Ungheria abbia voltato pagina, che il popolo si sia ormai convinto che il centrosinistra non difende l’interesse nazionale e che quindi lui sia diventato l’unica speranza per il paese, cosa fa? Inizia a creare un sistema politico istituzionale a sua immagine e somiglianza. Essendo però un politico scaltro e pragmatico, sa di aver bisogno del consenso popolare e quindi mette in atto alcune politiche economiche.
Arriviamo così all’oggi. Quali politiche sta attuando Orban?
Allora, una delle prime mosse da lui messe in atto appena arrivato al governo è stata la nazionalizzazione dei fondi pensione degli ungheresi. Il precedente governo di centrosinistra aveva fatto scelte molto liberiste. Apro una parentesi: sinistra e destra nell’Europa centro orientale assumono talvolta connotati diversi. Per dire, il governo di centrosinistra ungherese è ...[continua]

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