Di giornali scolastici ce n’è di tutti i tipi, a cominciare da quello che il Ministero della Pubblica Istruzione confeziona e manda in giro per le scuole, dove nessuno lo legge perché sembra scritto da professori invece che da studenti. E’ stupefacente come in una istituzione in cui degli adulti passano metà della loro giornata in compagnia di giovani, l’attività che meno di tutte trova spazio è quella di dare la parola a questi giovani. Il che non significa farli chiacchierare o dargli dei fogli bianchi da scarabocchiare, ricavandone la conferma che sono vuoti, superficiali, apatici e quant’altro. Per parlare veramente occorre aver fiducia in chi ascolta e sentirsi apprezzati. Allora vengono fuori le cose importanti, i sentimenti di solitudine, frustrazione, dolore, l’angoscia della morte. E il giudizio sui propri educatori. Gli autori di questi scritti sono ragazzi e ragazze di un istituto tecnico della periferia napoletana: inutile dire che le qualità dimostrate nel fare il loro giornale non sono correlate al loro rendimento scolastico.
Il racconto Deboli sentimenti di morte verifica ancora una volta l’antichissima verità che raccontare salva la vita: un ragazzo da mesi, forse da anni, concentrato sul pensiero del suicidio ha trovato improvvisamente la strada per metterlo in scena sulla pagina bianca, spezzando i lacci della sua ossessione.
Il brano intitolato Corri ragazzo, che è il testamento di un padre al proprio figlio, è stato scritto da una ragazza dopo che il padre, un noto boss della zona, è stato ammazzato dal clan rivale.


LETTERE AL GIORNALE
Anch’io ho diritto al nome.
Mi chiamo xy, e ho quasi sedici anni, sono un ragazzo terribilmente timido, tanto che i miei compagni di classe si divertono a farmi scherzi e a prendermi in giro con dei soprannomi che loro stessi mi affibbiano. Sono di costituzione minuta per cui molte volte, anzi sempre, non mi difendo perché ho paura, intanto soffro ma non posso dire nulla contro di loro. Molte volte li vorrei vedere tutti morti, compresi alcuni professori che anziché farli smettere li incitano. Sento di odiarli, di odiarli profondamente, perché sono vigliacchi, sanno solo prendersela con i più deboli, un professore in particolare mi chiama sempre con un nomignolo, e quando lo fa a volte ho quasi pietà di lui, perché è malato sia fisicamente che mentalmente, è ancora un bambino, gli ci vorrebbe il ciucciotto per come parla. Il motivo per cui sono così indispettito? E’ perché il soprannome che mi hanno dato corrisponde davvero a un lato del mio aspetto fisico e quindi c’è poco da fare per migliorarlo. Anziché farlo sentire irrilevante mi fanno sentire diverso, mi fanno vergognare e non esco mai dalla classe, nemmeno per andare in bagno. Non ho amici nemmeno dove abito, perché lo stesso succede anche dove abito che i ragazzi mi ignorano e mi prendono in giro chiamandomi...
Ma dico, ho un nome! Chissà se sanno che persino io ce l’ho. A volte penso che non vorrei mai essere nato.

Lettera ai professori
Sono arrivata all’esasperazione, non capisco più nulla, ma che scuola è mai questa? Sono frastornata; mi rivolgo particolarmente ai professori e alle professoresse. E’ mai possibile secondo voi crescere in modo giusto ed equilibrato quando molti di voi non sanno nemmeno quello che dicono?
Nel cambio d’ora, e molte volte anche durante la lezione, si bussa alla porta ed entra qualche professore, si siede e comincia a spettegolare male di altri colleghi. Parlate tanto di democrazia, ma cosa vuol dire secondo voi? E’ solo una parolina nuova da dover insegnare? Abbiamo dei diritti e dei doveri, sia noi alunni che voi professori, e allora perché non rispettate i nostri diritti? Da chi dobbiamo imparare l’educazione: da chi fuma e butta le cicche a terra, da chi si siede con le gambe divaricate sulla cattedra, da chi amoreggia tra i corridoi o spettegola male degli altri?
Noi siamo forse primitivi, rozzi, ma voi vi nascondete tra le verità, volete far valere il vostro prestigio nascondendo il vero di voi. Siete falsi, immaturi, e un consiglio disinteressato che vi do è: “Tornate all’asilo!”.

CORRI RAGAZZO
Corri ragazzo, vai verso la vita e pensa che mai sarà finita; non perdere mai la tua speranza, di quella non potrai mai fare senza. Combatti sempre contro tutti e tutto, e poi raccogli della tua vita i frutti. Non fermarti mai sulla tua via e pensa: ogni cosa può essere mia. Cogli il momento fuggente dell’amore, perché non mancherà la durezza ...[continua]

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