Non è l’età a decretare lo status di adulto, bensì la consapevolezza di esserlo e la scelta di agire di conseguenza. La nostra capacità di assumere responsabilità può essere educata, come pure il nostro ruolo nella dinamica sociale. Nella società attuale la spinta al conformismo è violenta eppure subdola, tutto pare avvenire sotto gli occhi e col consenso di tutti, il mondo è un villaggio globale in cui diviene sempre più difficile trovarsi al posto dei malati e dei falliti. La collettività non è più una comunità, ma riesce a gravare sugli individui in modo oppressivo e capillare: ogni atteggiamento è descritto-prescritto dai mass media e da entità impersonali. Siamo condizionati a credere che la libertà coincida col potere di acquisto e consumo, anche sul piano dell’ identità personale, che finisce per riassumersi in un’immagine presa a prestito dalla pubblicità. Nella corsa all’auto-realizzazione cerchiamo di evitare un confronto serio con i problemi, delegandoli quasi interamente agli “esperti”: al massimo ci soffermiamo sui dettagli perdendo di vista l’insieme. Fuggiamo soprattutto le circostanze che richiedono di fermarsi a “pensare”, per paura di non riuscire poi a ripartire e di perdere il ritmo del presunto benessere. E’ all’opera un plateale accanimento sul perfezionismo materiale e sulla periferia di sé (estetismo) parallelamente alla diserzione autorizzata dal centro e dalla dimensione etica. Si chiede di accedere alla ricchezza di comfort e di sensazioni elargite dalla tecnologia, pretendendo che la scienza si comporti da mamma accondiscendente; il che determina una disperazione diffusa travestita da allegria e spensieratezza. Il tema della morte e dei limiti è diventato un “complesso” nella modernità, che ritiene di non aver tempo da perdere con la speculazione ed è disposta a idolatrare solo il pragmatismo. E’ in atto una vistosa regressione collettiva che genera un incremento vertiginoso del narcisismo nelle dinamiche socio-relazionali; basti pensare alla versione cibernetica del sesso, che aspira a rendere superfluo il contatto diretto tra le persone anche nella sessualità, anticipazione dell’autismo erotico del futuro. La democrazia del mercato implica un aumento della libertà individuale e del potere di consumare, ma si accompagna anche ad una sorta di desertificazione culturale. Abbiamo la “fortuna” di vivere nel centro del mondo sviluppato e potente, dove tutti sono considerati individui dotati di valore unico, mentre nel resto del pianeta prosegue la lotta per la sopravvivenza e la specie ha la meglio sui singoli uomini. Il fatto è che non abbiamo una consapevolezza adeguata della soggettività, e quindi non sappiamo esercitare costruttivamente i diritti che possediamo senza aver dovuto lottare in prima persona. Ci troviamo a gestire un potere davvero notevole riguardo all’organizzazione della nostra esistenza, spesso senza adeguata “potenza” o senza sufficiente capacità di usare i mezzi disponibili. Oggi tutti credono che il mondo esista per loro e non loro per il mondo. Tale cambiamento di prospettiva è, di per sé, preoccupante, e per giunta accompagnato dal rifiuto di qualsivoglia educazione all’auto-disciplina e all’auto-limitazione, dando origine a situazioni oggettivamente drammatiche. Se le istituzioni sono ruderi, la famiglia è un fantasma della realtà sociale che è stata, poggiando ormai su relazioni carnali e non parentali. L’interesse privato dell’affetto o del piacere, che si pretende quale fondamento delle coppie, non può garantire né durata né solidità strutturale ai nuclei familiari. Anche l’amore infatti, ha bisogno di sussidi e mete. Si è perso il significato della consegna generazionale.
Essere genitori non può ridursi alla pura riproduzione biologica, né configurarsi come condizione stabile all’insegna dei vantaggi materiali. Nell’accudimento della prole umana tutto si gioca nell’impegno, transitorio ma senza risparmio, a trasmettere il proprio patrimonio antropologico in modo coerente e finalizzato. Per paura della separazione o per senso di colpa verso questo compito non voluto, molti genitori giungono non solo ad ostacolare o a non favorire il distacco dei figli, ma anche ad incoraggiarli a sentirsi padroni del mondo, privandoli della consapevolezza della tradizione e della memoria storica. Quando soccombono alle difficoltà ricorrono all’esperto, cui chiedono di essere aiutati a tener sotto controllo il disagio e di fornire loro ricette per risolvere prob ...[continua]

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