Giuseppe, Maurizio e Nicola sono tre ragazzi napoletani che lavorano da tre anni a Reggio Emilia. Durante un breve soggiorno a Napoli sono andati a trovare i loro ex professori, all’istituto tecnico di San Giovanni a Teduccio, e hanno raccontato agli studenti la loro esperienza.

Giuseppe. Mi sono diplomato col 36, perché ogni anno gli ultimi due mesi mi mettevo a studiare e riuscivo a prendere le materie, venivo rimandato, ma mai bocciato. Comunque il voto importa relativamente: se vuoi il posto statale è importante avere il voto alto, se invece vuoi lavorare in fabbrica entri col semplice diploma e poi ti fai valere, dipende dalla tua volontà.
Dopo il diploma conviene fare subito il militare, poi vedere: se hai amicizie a Napoli, allora puoi lavorare, se non conosci nessuno è inutile proprio stare a Napoli. Tentare cose di polizia, di finanza, se non hai raccomandazioni, puoi essere bravo quanto vuoi, è inutile proprio. Io sono stato due o tre anni a Napoli, in nero, però se lavori in nero -quando ti va bene- massimo sono cinquantamila al giorno; ho fatto il magazziniere, il muratore, ho lavorato in qualche fabbrichetta, ho scaricato pure i camion, a trentamila al giorno. Poi sono stato tre mesi senza lavorare: dormi fino a tardi, stai al bar, la domenica non hai soldi in tasca, non puoi mettere la benzina, ti scocci.
Io e Maurizio siamo partiti un fine settimana, avevamo in tasca più o meno cinquecentomila lire, era prima di Natale, ci siamo fatti anticipare il regalo dai genitori e siamo andati a Reggio Emilia. Prima di partire ho preso tutti gli indirizzi degli uffici di collocamento, degli uffici giovanili e delle fabbriche che chiedevano lavoro a Reggio Emilia e a Parma: avevo visto che lì la disoccupazione è del 4%, mentre a Napoli è del 40%. Siamo stati due giorni, c’era la neve, avevamo un ombrello tutto rotto, a piedi, abbiamo dormito in stazione, la polizia ci ha fermato, ci hanno cacciato perché non si può dormire in stazione.
Abbiamo girato la città, abbiamo trovato una pensione, l’unica dove si risparmiava: c’era un solo letto, si pagava 55mila lire solo per dormire. La signora ci ha fatto un piacere, ci ha fatti dormire tutti e due, poi per mangiare andavamo alla mensa della ferrovia, e abbiamo girato tutta Parma e Reggio Emilia a fare le domande. Siamo scesi a Napoli, e dopo 15 giorni ci hanno mandati a chiamare per il colloquio. Hanno fatto tipo esame di maturità, era per periti meccanici, e avevano parecchie domande di ragazzi. Noi ci siamo tutti e tre diplomati col 36, abbiamo fatto pure una brutta figura, almeno io, perché la meccanica non l’ho proprio studiata, nemmeno il libro ho comprato, a domande facili del tipo "cos’è l’albero motore" non ho saputo rispondere, per fortuna stavo studiando la scuola guida e qualcosa ho risposto.
All’esame di maturità avevo portato Italiano e sistemi: sistemi ho fatto proprio scena muta, invece Italiano, ho detto tutto il libro e sono stato promosso. E’ importante saper parlare, e poi come ti sai muovere. Se vedono che sei un ragazzo che vieni dal sud, capiscono che sei uno che ti sai organizzare, che hai voglia di lavorare. Là ai ragazzi che hanno un diploma non gli piace molto lavorare in fabbrica. Il colloquio ce l’ha fatto un ingegnere di Napoli, perché lì sono tutti napoletani, noi stiamo a Reggio Emilia, ma è come se stessimo a Napoli, anzi a Barra, dove abitavamo prima: erano tutte persone di Barra.
Comunque, prima di Natale ci hanno chiamati; lì è più facile trovare un lavoro che un’abitazione, difficilmente la danno a dei ragazzi, perché fanno sempre problemi, poi non è che abbiamo una bella nominata lì. Siamo partiti noi tre, sempre con qualche soldo, che i genitori ci avevano finanziato. All’inizio la vita è stata molto sacrificata, perché noi stavamo in una casa che è la metà di quest’aula e pagavamo 600mila lire al mese. Loro speculano molto sul fatto che uno va in cerca di lavoro: nella casa dove abitiamo adesso paghiamo un milione e due di affitto, è abbastanza grande, però è molto come affitto. All’inizio stavamo due di noi -poiché là è importante. A tutti dispiace lasciare Napoli, uno si porta sempre l’amico per attraversare i primi momenti difficili, noi abbiamo fatto la scuola insieme- poi abbiamo chiamato altri due ragazzi, perché all’inizio ti viene proprio la malinconia.

Adesso siamo quattro di noi, abbiamo comprato la macchina, perché i soldi si guadagnano: minimo arrivi a prendere un milione e sette, un mil ...[continua]

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