Gabriele Bortolozzo, entrato in fabbrica nel ’56 e rimastoci fino al 1990, è morto travolto da un camion mentre correva in bicicletta sul Terraglio nel settembre del 1995, a sessantun anni.
Negli ultimi anni aveva raccolto le storie dei sei autoclavisti che nel 1956 avevano avviato l’impianto di polimerizzazione in emulsione del cvm, reparto cv6. Già al tempo in cui scrisse queste memorie, solo due, tra cui lo stesso Gabriele, erano ancora vivi.


Nando P.*
Nando P. nasce a Malcontenta-Venezia il 4/5/1934 ed entra al Petrolchimico di Porto Marghera il 24/2/1956 al reparto cv6, addetto alle autoclavi, compreso ingresso in cavità lavori all’insacco resina pvc.
Nel 1974 comincia ad accusare disfunzione e ridotta attività sessuale (è lui che ritagliò da un quotidiano e appiccicò alla bacheca del cv6 la notizia proveniente dalla Germania che lavoratori di un’industria produttrice di pvc si erano rivolti alle strutture mediche e alla magistratura per gravi sintomi di deficienza nell’attività sessuale e che ho conservato e riportato nel dossier apparso nel n.92/93 di Medicina Democratica).
Nel 1975 partecipa all’indagine epidemiologica da parte di Medicina del lavoro dell’università di Padova; gli viene riscontrata una disfunzione epatica la cui genesi è da collegarsi all’esposizione al cvm, con il solito invito: “Opportuna la non esposizione al cloruro di vinile”. Nel 1978 Nando viene colpito sul luogo di lavoro da angina instabile; inviato all’infermeria di fabbrica viene subito ricoverato d’urgenza all’ospedale dal quale esce con disturbi cardiaci.
E’ in continua cura e osservazione: “non passa sangue da una coronaria” afferma.
Continuano intanto a peggiorare le disfunzioni sessuali fino a precludergli del tutto la possibilità di avere rapporti con la moglie per mancanza di erezione.
Nando è stato collocato in cassa integrazione concordata nel 1985 ed è in pensione dal 1989.

Gabriele Bortolozzo
Gabriele Bortolozzo nasce a Campalto-Venezia il 29/9/1934 e, dopo aver partecipato al primo corso per operai chimici indetto dalla Sicedison nel 1955, entra al Petrolchimico il 16/1/1956, al reparto cv6, impianto di polimerizzazione in emulsione del cvm, come autoclavista, con ingresso in cavità, e saltuari lavori all’essiccamento ed insaccamento resina pvc.
Viene colpito dal morbo di Raynaud poco dopo essere entrato in fabbrica, nel 1957 e viene curato con iniezioni di vasodilatatori, ma senza alcun risultato positivo.
Nel 1975 partecipa all’indagine epidemiologica e non gli viene riscontrata alcuna patologia; le “conclusioni diagnostiche” sono: “Non rilevati segni di patologia in atto” (unico caso su centotrenta addetti del reparto cv6).
Nel 1987 viene collocato in cassa integrazione concordata e va in pensione nel 1990.
Come noto, il primo disturbo provocato dall’esposizione al cvm è il morbo di Raynaud che, soprattutto in quel periodo, in cui si viveva in un ambiente privo di confort (mancanza di riscaldamento e acqua calda nelle abitazioni, percorso in bici da casa al lavoro e viceversa, ambiente di fabbrica freddo), comportava notevoli disagi e disturbi fisici (mani fredde per gran parte della giornata, esangui, bianche, fino alla completa insensibilità al tatto). Solo il vivere moderno (case riscaldate, i mezzi di trasporto pubblici), ne limita i disagi e i disturbi. Sono decine i lavoratori del pvc che si portano dietro il morbo di Raynaud, che è incurabile, dal momento che non si conosce nessuno che ne sia guarito. (Quindici anni fa un lavoratore dei cv si recò da un medico di Roma che curava il morbo di Raynaud “inducendo” i principi della malaria, con miglioramenti, ma non un rimedio totale - Ora, aprile 1995, a quanto sembra, come affermato dal dr. Maurizio Bruschi dell’Uls 9 di Treviso, c’è una nuova cura a base di agopuntura, o giù di li, che ha notevoli effetti di guarigione).
Da ricordare che nei casi più gravi il morbo di Raynaud, oltre alle mani bianche, comporta l’ingrossamento abnorme dei polpastrelli delle dita. Nonostante vari tentativi non gli è stato riconosciuto il morbo di Raynaud, del quale ne porta tuttora le conseguenze.
L’ultimo tentativo di riconoscimento è dell’aprile 1995, con inoltro all’lnail di un certificato medico di malattia professionale emesso dalla dr.ssa Alessandri di Medicina del lavoro di Marghera - Spisal Uls 12; diagnosi: “Sindrome di Raynaud in ex esposto a cvm” (dopo 38 anni che si porta dietro gli effetti deleteri!!??). Gabriele Bortolozzo ...[continua]

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