David Turton  è docente di antropologia presso l’Università di Manchester. Da ventidue anni studia la cultura e le tradizioni dell’etnia Mursi e ne parla fluentemente la lingua. Ha vissuto insieme a loro per lunghi periodi, da solo o con la moglie infermiera. Si è nutrito in varie circostanze esclusivamente del latte fresco o cagliato fornitogli dai Mursi stessi. Da tempo si appoggia logisticamente alla missione cattolica di Jinka che, per la posizione geografica, è il naturale porto di partenza per raggiungere il territorio Mursi. Lo trovo che sta rovistando fra la sua attrezzatura da campo nel magazzino della missione e gli annuncio la mia intenzione di seguirlo, almeno per qualche giorno, sul luogo della ricerca. Non ha niente in contrario. Spendiamo un paio di giorni in preparativi tecnici e ragionando sulle mappe della zona, anche se lui dimostra di avere le idee chiare circa i luoghi dove sarà possibile incontrare i Mursi. Questi, essendo semi-nomadi, non hanno insediamenti fissi, ma solo un’area vasta diverse centinaia di Kmq su cui si spostano a seconda della disponibilità d’acqua, delle necessità del bestiame e delle semplici produzioni agricole su cui contano per la loro sussistenza (sorgo). I Mursi sono solo una delle numerose etnie, composte ciascuna di migliaia di individui, che occupano un’area vastissima al centro della quale scorre il tratto meridionale del Fiume Omo e, più a Sud, oltre la frontiera con il Kenia, langue il Lago Turkana. Nonostante che le regioni di competenza spesso non siano più vaste della Romagna, le varie etnie confinanti hanno sovente cultura, tradizioni e lingua completamente diverse. “Ma non diverse come possono essere l’inglese e l’italiano”, spiega David, “ma come lo sono l’inglese ed il cinese”. Spesso sono apertamente ostili fra loro per l’occupazione dei pascoli e perché si razziano vicendevolmente il bestiame, oltre che per motivi culturali. E’ il bestiame infatti la ricchezza tangibile di ciascuna etnia.
Ancor prima di lasciare Jinka ci raggiunge la notizia che, solo tre giorni prima, durante un’incursione nemica, i Mursi hanno lasciato otto di loro sul terreno e perso un numero imprecisato di capi di bestiame. Lasciamo dunque la missione a bordo di due fuoristrada. Portiamo con noi attrezzatura da campo, viveri ed acqua. Ci lasciamo alle spalle, dopo un’ora di pista, le verdi e fresche “terre alte” per scendere nelle calde e brulle pianure sottostanti. Dopo alcune ore di viaggio raggiungiamo il primo insediamento Mursi, poco distante dal guado sul Fiume Mago.
David viene immediatamente riconosciuto dagli uomini che ci circondano incuriositi dalla nostra presenza. I Mursi sono praticamente nudi. Portano come indumento, coperta o stuoia, a seconda delle circostanze, una leggera striscia di cotone o di corteccia. Sono estremamente scuri di carnagione, completamente rasati, alti e snelli di corporatura. Alcuni imbracciano vecchi moschetti italiani risalenti all’ultima guerra mondiale, altri carabine di provenienza est-europea, altri ancora armi automatiche. Sono attratti da ogni oggetto della nostra attrezzatura e ci chiedono di tutto: lamette, vestiario, denaro, coltelli, munizioni. Mi prendono ripetutamente il polso per osservare l’orologio, confabulando fra loro di fronte allo scorrere ritmico della lancetta dei secondi. Mi chiedono l’ora per mostrare che conoscono l’uso dello strumento e per avere conferma del suo funzionamento. L’organizzazione del tempo in ore, minuti e secondi, ha poco senso per loro. Non chiedono mai cibo.
Mentre siamo al fiume per un bagno ristoratore incontriamo le donne. Anche queste hanno il capo rasato. Vestono pelli d’animali conciate: un corto gonnellino e una specie di mantello che portano annodato sulla spalla destra e che lascia un seno scoperto. Le donne sposate, spesso giovanissime, hanno il labbro inferiore tagliato longitudinalmente e penzolante sul mento. All’interno dello spazio così ottenuto, fra labbro e bocca, inseriscono appositi piattini di terracotta, alcuni dei quali di dimensioni impressionanti. Uomini e donne hanno le braccia, le spalle e l’addome coperti di cicatrici in rilievo. Rivestono un significato simbolico (animali e/o uomini uccisi) o semplicemente estetico. Le orecchie sono perforate per l’inserimento di orecchini metallici e cilindretti o piattini lignei. Nel tardo pomeriggio visito, insieme a David, l’accampamento Mursi. L’insediamento è un miserabile agglomerato di un paio di dozzine ...[continua]

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