Autorevoli fonti preannunciano l’imminente emanazione del decreto relativo al 2011, che dovrebbe riguardare 80.000 lavoratori subordinati: 50.000 posti di "riserva geografica" (cioè per paesi che hanno sottoscritto con l’Italia accordi di cooperazione e riammissione di irregolari) e 30.000 riservati a colf e badanti. In teoria, si tratta della riapertura di un rubinetto rimasto chiuso nel 2009 e nel 2010 (mentre per il 2008 erano stati previsti 150.000 ingressi). "Ufficialmente” chiuso, perché le saracinesche erano state alzate con la sanatoria di fine 2009, che regolarizzò quasi 300.000 colf e badanti.
A margine di questo annunciato decreto, si possono fare due considerazioni. La prima è che nel 2009 e nel 2010, nonostante la chiusura ufficiale del rubinetto, e la gravissima crisi dell’economia e del mercato del lavoro, l’occupazione degli stranieri ha continuato a crescere (mentre quella degli italiani è sensibilmente diminuita). Secondo la rilevazione delle forze di lavoro dell’Istat, gli occupati stranieri (regolarmente residenti) nel secondo trimestre del 2010 risultano di 180.00 unità più numerosi rispetto allo stesso trimestre del 2009; un aumento identico a quello avvenuto nel corrispondente periodo 2008-2009. Certo, i flussi in entrata sono rallentati, i ritorni in patria sono accresciuti, ma il saldo continua ad essere largamente positivo, a dimostrazione che la migrazione è una componente importante e vitale della nostra società.
La seconda considerazione riguarda la logica che traspare dall’esame dei decreti flussi per quanto riguarda quella quota d’ingressi non vincolata dagli accordi con una dozzina di paesi (la ricordata "riserva geografica”). Ebbene nel 2007, più della metà dei posti disponibili (122.000) venne riservata a colf e badanti; ma a queste o questi è stata riservata l’intera quota disponibile nel 2008 e nel 2011(105.000 e 50.000 rispettivamente). Negli anni precedenti al 2007, quote significative vennero riservate a lavoratori autonomi, persone con alte qualificazioni nell’area tecnologica, infermieri, addetti all’edilizia e alla pesca marittima. Così, l’esame del modello "cartaceo” d’immigrazione ci rivela che l’Italia punta oramai esclusivamente, per il proprio sviluppo, su di un’immigrazione di baby sitter, di lavoratrici ...[continua]
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