Noi diciamo al lavoratore: "Bada: a questo grande movimento sociale che si svolge in tuo favore non basta che tu assista con animo favorevole; tu lo devi aiutare. Il primo impulso alla redenzione del lavoro deve venire da te. Se vuoi che il mondo ti saluti devi portar alta la fronte; ma per portar alta la fronte bisogna levar l’animo in alto. Se vuoi entrar nell’esercito della nuova Idea, devi sacrificare a questa una parte del tuo riposo e della tua pace; devi compiere con più caldo zelo i tuoi doveri di lavoratore, ma resistere a chi vuoi soggiogare la tua coscienza di cittadino; devi soffocare sotto la disciplina del partito rancori e gelosie; fare uno sforzo intellettuale faticoso per appropriarti gli argomenti ed acquistar la parola con cui si giustificano e si dimostrano appagabili le tue aspirazioni; devi imparare, migliorarti, dare esempio di dignità di vita, di equità, di bontà d’animo, non soltanto in cospetto alle classi superiori, ma fra i tuoi compagni e nella tua famiglia; devi fare quanto è in poter tuo per far rispettare ed amare in te la santa bandiera a cui consacri il tuo cuore e affidi il tuo diritto e la tua speranza”.


(...) Diciamo alla madre del giovane studente: "Perché t’affanni per il tuo figliuolo, come se la via per cui s’è con noi fosse la via della perdizione? Se tu gli leggessi dentro all’animo, saresti lieta ed altera del tesoro ch’egli vi chiude. Il sentimento che lo muove è quello stesso che spinge te a metter l’obolo della carità nella mano del vecchio e del fanciullo abbandonato: è lo stesso sentimento ingrandito, esteso a milioni di creature umane, illu- minato dalla speranza di bandire dalla società tutte quelle miserie e quei mali da cui sei commossa tu pure; ma soltanto quando li vedi personificati in un infelice che mendica. Vedi: il suo ingegno e i suoi studi, prima che utili a lui, sono già utili agli altri. Nella lotta che combatte con noi egli matura precocemente il suo senno, innalza il suo carattere, fortifica le sue facoltà. Lascia che vada fra i lavoratori, dove acquista un concetto austero della vita, e si spoglia del suo egoismo di classe, e impara il rispetto della povertà e del lavoro. Lascia che mescoli il suo soprabito signorile con quelle rozze giacchette, sotto a cui battono dei cuori che lo amano. Non gli contrastare il passo quando va a cercarle; bacialo in fronte e digli: "Va”. È la voce del tuo buon Dio che lo chiama.
Diciamo al modesto borghese, sia egli un piccolo proprietario di terre, oppresse dall’imposta e destinate ad ingrandire prima o poi il latifondo, o un piccolo industriale, ogni giorno più impotente a sostener la concorrenza della grande industria, o un piccolo commerciante, condannato a cader vittima presto o tardi dell’accentramento dei commerci, diciamo a ciascuno di costoro che, per un’ ambizione    scusabile    nella    società presente, avviano con grandi sacrifici i loro figliuoli alle professioni liberali: "O tu, che ti dichiari nostro nemico, considera un lato solo della grande questione: vedi se, perdurando questo furore d’innalzarsi nel- la gerarchia sociale (effetto delle troppo dure condizioni materiali e morali della vita del lavoratore), vedi se i figli dei tuoi figli non si troveranno ridotti a lottare con una concorrenza così formidabile, da render la lotta disperata. Vedi se per prevenire questo danno ci sia altro modo che quello di stabilire l’equilibrio fra i due fattori, intellettuale e meccanico, della produzione sociale, mettendo il lavoro propriamente detto in tali condizioni da non esser più sfuggite da quanti possono come un castigo di Dio; ciò che è il primo intento del socialismo. Vedi se, non giungendo a questo, la società non sia condannata a morire d’una pletora di laureati famelici e di spostati rabbiosi. Fa tacere per poco la tua ambizione, fissa lo sguardo nell’avvenire e ti persuaderai che, pure avendo l’aspetto di tuoi nemici, siamo veri amici dei tuoi figli e dei figli loro”.

Diciamo allo scienziato e all’artista: "Come puoi tu, uomo di scienza, sospettar nemica tua una dottrina che sopra una fede illimitata nel progresso della scienza in larga parte si fonda, che dal perfezionamento della macchina, dalla prevalenza dell’agricoltura    razionale, dallo    sfruttamento scientifico di tutte le forze della natura attende ad un tempo e una diminuzione dello sforzo umano e una raddoppiata produzione? Come puoi tu, scrittore ed artista, temere il trionfo d’una dottrina che vuole ...[continua]

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