19 maggio 2011. Effetto placebo
In un breve articolo apparso sull’Economist, ci si interroga sull’origine del successo della medicina alternativa che, nonostante i dubbi del mondo della scienza, continua a essere molto popolare. Evidentemente le persone ci trovano qualcosa che non trovano nella medicina tradizionale. Di cosa si tratta?
Alcuni trattamenti (fondati sui principi attivi delle erbe) funzionano, altri avrebbero bisogno di qualche indagine ulteriore, ma la maggior parte di questi non offre niente più di un effetto placebo. Ecco, proprio questo curioso effetto, per cui il corpo reagisce positivamente a qualsiasi cosa il paziente consideri un trattamento efficace, andrebbe maggiormente studiato. Globalmente l’industria della medicina alternativa fattura sessanta miliardi all’anno, un costo piuttosto elevato per non avere niente in cambio. I medici tradizionali dovrebbero allora interrogarsi sul perché, ad esempio, i placebo possano dare sollievo alle persone con disturbi di tipo neurologico, come il dolore o la depressione. Ma la domanda che resta senza risposta è un’altra: non sarà che in fondo la medicina alternativa funziona, molto banalmente, perché fa quello che i medici tradizionali non fanno, ossia ascoltare di più e visitare di più? Se è vero che oggi in Gran Bretagna la durata media di una visita presso il medico di famiglia è di otto minuti, forse i medici hanno qualcosa da imparare dalla medicina alternativa.
(The Economist)

31 maggio 2011. Tutti affittuari
Pare che i giovani inglesi abbiano ormai perso ogni speranza di poter comprare casa, come fecero invece i loro genitori nell’era Thatcher. Ne parla Andy McSmith sull’Independent. L’aumento del costo delle case, assieme all’incertezza e al pessimismo sul futuro, sta ribaltando il vecchio slogan del "tutti proprietari”. Il numero dei mutui, calato del 18% rispetto allo scorso anno, è emblematico.
Una ricerca che ha coinvolto ottomila inglesi tra i 20 e i 45 anni rivela che tre quarti delle persone che sono in affitto vorrebbero poter acquistare casa; il 65% è però consapevole delle scarse probabilità che questo accada. La maggior parte sa che le banche molto difficilmente presteranno loro i soldi. Una volta era normale, a un certo punto, uscire dalla casa dei genitori e farsi la propria. Oggi è sempre più difficile diventare indipendenti. Alison Blackwell, del National Centre for Social Research, ha fatto tuttavia notare che il fenomeno della cosiddetta "Generation Rent” può avere gravi implicazioni socio-economiche, intanto sul mercato immobiliare evidentemente. Ma non solo: il crescente gap di ricchezza tra proprietari e affittuari rischia di radicalizzarsi quando gli affittuari saranno in età da pensione. D’altra parte, anche l’erogazione di mutui a zero garanzie ha provocato dei danni: l’aumento dei prezzi delle case è anche conseguenza della facilità ad accedere a mutui spesso difficilmente estinguibili. Ora infatti sono al vaglio proposte per agganciare i mutui al reddito delle persone con più rigore. Anche per evitare una nuova bolla.
(www.independent.co.uk)

6 giugno 2011. Morire di carcere
"Alessandro Giordano, 38 anni, è morto ieri pomeriggio nel carcere "Due Palazzi” di Padova. Era originario di Salerno e stava scontando una condanna, che sarebbe terminata nel 2014, per reati legati alla sua condizione di tossicodipendente. Ai termini di legge avrebbe potuto essere in ‘affidamento terapeutico’, invece era in cella -come altri ventimila tossicodipendenti- ed in cella ha lasciato la vita. Nella Casa di Reclusione di Padova, pur considerata una delle "migliori” d’Italia, è il quarto decesso negli ultimi due mesi e tutte le vittime avevano meno di 40 anni. Un detenuto si è impiccato, gli altri tre sono morti per avere inalato del gas e in questi casi è difficile capire se la loro intenzione fosse quella di uccidersi, oppure quella di ricercare lo "sballo” sniffando butano. Tuttavia nella morte di Alessandro c’è un elemento che fa riflettere: solo dieci giorni fa aveva visto morire uno dei due compagni di cella, anch’egli ucciso dal gas butano. Impossibile chiamarla ‘coincidenza’. L’unico sopravvissuto della famigerata cella del IV Reparto adesso sarà aiutato? Oppure sarà destinato ad allungare l’interminabile lista dei ‘morti di carcere’? Dal 2000 ad oggi sono ben 1.821 le persone decedute nei penitenziari italiani; tra loro 651 si sono sicuramente suicidate, mentre i casi analoghi a quello di Giordano (dove l’intento suicidario non è certo) sono oltre cento”.
(Ristretti Orizzonti)

9 giugno 2011. Canone Rai e badanti
Per le badanti conviventi non comunitarie che, negli ultimi anni, dopo varie peripezie, sono riuscite a regolarizzarsi, le sorprese non finiscono mai. Capita infatti che a qualche mese di distanza dall’iscrizione all’anagrafe presso il Comune dell’anziano assistito arrivi una cartolina dalla Rai. Nella cartolina c’è scritto che alla Rai risulta che la badante non paga il canone. Ora, spesso, nell’abitazione dell’anziano, c’è un’unica tv e il canone lo paga già l’anziano. Quindi -pensano subito sia la badante che i familiari- non c’è di che preoccuparsi: una tv, un canone. E invece no. Perché a rileggere il trafiletto ci si accorge che non si parla di "convivenza”, ma di "stato di famiglia”, e badante e anziano non appartengono evidentemente alla stessa famiglia. Tant’è che alle badanti che diligentemente rispondono alla Rai che loro non possiedono alcuna tv, la Rai spiega che non è quello il punto. Il punto è che due persone che guardano lo stesso apparecchio tv (fosse anche l’unico) se non fanno parte della stessa famiglia (quindi anche coppie di fatto, conviventi di vario tipo, studenti che condividono lo stesso appartamento) devono pagare entrambe il canone. Punto.

10 giugno 2011. Fuori dall’euro
Nouriel Roubini, l’economista famoso per aver previsto la crisi finanziaria del 2008, sostiene che i paesi periferici d’Europa abbandoneranno l’euro entro i prossimi cinque anni. Secondo Rubini la crisi del debito che indebolisce attualmente la zona euro mette in luce le falle di un’unione monetaria che non si è mai veramente compiuta e, a suo avviso, il solo modo per restaurare la competitività dei paesi della periferia è che questi escano dalla zona euro, riprendano la moneta nazionale e abbassino i prezzi. (Le Figaro)

11 giugno 2011. "Protect Ip” Act
A fine maggio una commissione del Senato americano ha approvato una legge per tutelare le opere di cui è stato depositato il brevetto o sottoposte al diritto d’autore. Il progetto di legge, "Protect Ip” Act, nelle intenzioni dei legislatori, permette al Ministero della Giustizia di chiedere un’ordinanza ai tribunali per rendere invisibili, su internet, i siti che propongono il download di file illegali. Questo provvedimento riguarderà tutti i siti, e tutti i soggetti coinvolti saranno obbligati a collaborare: gli internet provider dovranno bloccare le connessioni verso i siti "incriminati”, i motori di ricerca eliminarli dal referenziamento, i servizi a pagamento e le agenzie pubblicitarie dovranno togliere i loro link, nel caso ne avessero. Le industrie dell’entertainment hanno scritto al Senato chiedendo che la legge venga applicata al più presto, e la Universal Music ha salutato il testo come un "nuovo strumento per bloccare i criminali della contraffazione”. Il Presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt ha invece affermato che Google non lo applicherà, perché con una legge del genere gli Usa "diventerebbero la Cina”. (Le Figaro)

14 giugno 2011. Un salone delle proteste
Il 3 giugno scorso 34 cittadini algerini hanno lanciato, a Tiaret, il primo Salone Nazionale delle Proteste e dei sit-in. La mattina si sono recati nella piazza principale di questa cittadina a 400 km a Sud di Algeri, hanno piantato una tenda e affisso manifesti che chiedevano la fine della corruzione e della "hogra”, cioè del modo in cui il potere tratta il popolo. "Sono disoccupati, harragas (immigrati clandestini, Ndr), giovani che cercano un lavoro, insegnanti e pensionati che si sono ritrovati per esprimere la loro indignazione davanti alle ingiustizie di cui i cittadini algerini sono quotidianamente vittime”, riporta il quotidiano algerino El Watan. "Non potevamo più sopportare il declino allarmante della nostra comunità. In questi ultimi anni Tiaret è diventata una città corrotta. Di fronte alle derive autoritarie alle quali assistiamo ogni giorno abbiamo deciso di manifestare pacificamente la nostra collera esprimendo la volontà di cambiare la nostra regione”, dice Annan Abed, 44 anni, promotore del progetto. "Ho proposto l’idea di esporre dei manifesti di protesta ad alcuni amici e una trentina di loro hanno accettato di accompagnarmi in questo progetto. Abbiamo ideato gli slogan e poi abbiamo deciso di riunirci in piazza”, continua questo ex militare oggi in pensione. Nonostante lo stupore dei cittadini, i manifestanti hanno ricevuto più di cinquecento firme di sostegno.
Dopo due giorni la polizia ha decretato la fine della "buffonata”. Il prossimo appuntamento è previsto per il 5 luglio. (El Watan)

15 giugno 2011. Internet e democrazia
A inizio giugno il portavoce delle Nazioni Unite per la protezione della libertà di espressione ha pubblicato un rapporto che sostiene che la sospensione dell’accesso a Internet è illegale rispetto al diritto internazionale. "Tagliare l’accesso a Internet, per qualunque ragione, compresi motivi di violazione della proprietà intellettuale, è una misura sproporzionata e dunque contraria all’articolo 19, paragrafo 3, del Patto Internazionale relativo ai Diritti Civici e Politici (Pidcp)”. Venerdì 10 giugno il Ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, ha ufficialmente "approvato” questo rapporto in nome di 41 paesi. Tra questi spicca l’assenza di Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Belgio e Francia.  (Numerama.fr)

18 giugno 2011. Big Society o Big State?
Da quando Cameron ha sentenziato che "lo Stato deve ritirarsi e la Società deve espandersi” e "il multiculturalismo deve essere sostituito da un liberismo muscolare”, in Gran Bretagna il dibattito è aperto.
"Mia nonna, 84 anni, è stata salvata dalla Big Society. O era il Big State? O era la dottrina del multiculturalismo di Stato?”. Così comincia un pezzo di Ben Chu sull’Independent.
Chau Yuk Sim, la nonna di Ben, è arrivata in Gran Bretagna da Hong Kong nel 1960 con i due giovani figli, uno dei quali era il padre di Ben. Con il marito misero su una lavanderia a Sheffield e lavorarono sodo per molti anni. Quando arrivò la lavatrice nelle case, ripiegarono sul settore della ristorazione. Ma a metà degli anni Novanta, dopo una vita di duro lavoro, le cose andarono male per Chau Yuk Sim: si separò dal marito e, sapendo poco l’inglese, si ritrovò sola, isolata e infelice.
La salvezza arrivò grazie a due organizzazioni che ospitano i membri anziani della comunità cinese a Manchester e offrono molti servizi. Così oggi la nonna di Ben vive nel cuore pulsante della vita mondana gay. Un contesto decisamente inusuale, ma che Chau Yuk Sim apprezza: lì si sente sicura e poi ci sono gli altri anziani della comunità. Un luminoso esempio di quella "Big Society” di cui Cameron è grande fautore, verrebbe da dire. E tuttavia proprio queste organizzazioni, così come altre, oggi sono l’obiettivo di tagli tanto gravosi quanto folli, se si considera che queste associazioni comunque fanno risparmiare soldi allo Stato, perché tengono le persone lontane dal servizio sanitario pubblico. Sono insomma un investimento sociale. Tim Montgomerie, del ConservativeHome website, ha però obiettato che organizzazioni come queste, siccome comunque beneficiano di soldi pubblici, sono manifestazioni non della "Big Society”, ma del "Big State”. Finanziare le associazioni benefiche è sempre sbagliato perché rende gli operatori irresponsabili verso la comunità nell’uso dei fondi. In realtà le due organizzazioni cinesi mostrano come Stato e società siano spesso intimamente intrecciati e risulta impossibile dire dove finisce uno e comincia l’altro. Lo stesso vituperato multiculturalismo, nel mettere assieme le persone sulla base della loro appartenenza etnica, è comunque un modo di includere individui isolati in una società più ampia.
(www.independent.co.uk)

18 giugno 2011. Batteri contro antibiotici
In un lungo articolo dal titolo "Il nemico dentro”, sull’ultimo numero de Le Scienze, Maryn McKenna traccia uno scenario inquietante sulla guerra in corso tra batteri e antibiotici. Il rischio è che il delicato equilibrio, messo in moto nel 1928 con la scoperta della penicillina, stia per pendere dalla parte dei batteri. D’altra parte la guerra è impari, perché i batteri impiegano 20 minuti a dar vita a una nuova generazione, mentre ai ricercatori servono decenni per mettere a punto un nuovo farmaco. Per ottant’anni abbiamo assistito a una rincorsa tra batteri, farmaci, batteri resistenti e farmaci più aggressivi, che nella maggior parte dei casi vedeva vincitori questi ultimi. Ora però sta accadendo qualcosa di nuovo: sono stati infatti scoperti alcuni geni (Ndm-1 e Kpc) che rendono i batteri resistenti anche ai carbapenemi, gli antibiotici più potenti ad oggi conosciuti, "la barriera finale che separa le infezioni curabili da quelle non curabili”. Ma la proprietà più preoccupante di questi geni è che possono trasferirsi da un batterio all’altro. I luoghi di coltura di questi batteri sono le terapie intensive degli ospedali dove si fa uso massiccio di antibiotici a largo spettro per proteggere pazienti particolarmente esposti alle infezioni. Nel 2000, in un ospedale di Manhattan 24 pazienti svilupparono infezioni "resistenti”, ne morirono otto. Nel 2007, il 21% dei campioni di Klebsiella (batterio che provoca le tipiche infezioni ospedaliere) raccolti a New York aveva il gene Kpc. Alla fine del 2010, batteri con Kpc avevano fatto ammalare pazienti ospedalizzati in 37 stati federali. L’Oms parla di un problema di "interesse internazionale”. Mentre gli ospedali rivedono i loro protocolli di sicurezza, resta il problema di trovare protezioni efficaci. Missione tutt’altro che facile visto che le case farmaceutiche "senza dirlo esplicitamente” di fatto si stanno tirando indietro: troppo impegnativo creare un farmaco che può essere usato solo fino a quando il batterio non avrà sviluppato una nuova resistenza. Non ne vale la pena.
(Le Scienze)

20 giugno 2011. Cathopedia
Tra i progetti di enciclopedia wiki, esiste anche Cathopedia, l’enciclopedia cattolica. Certo, lo spirito non è proprio quello di Wikipedia, dove chiunque può contribuire alle voci esistenti o crearne di nuove. Cathopedia, come recita la pagina di presentazione, "punta all’autorevolezza delle voci: ha quindi una struttura gerarchica di contribuzione, alla cui sommità stanno quanti hanno conseguito titoli di studio ecclesiastici”. Insomma tutto il contrario di quello spirito collaborativo e orizzontale che anima progetti di questo tipo. Comunque, chiarisce Cathopedia, "anche chi non ha titoli accademici può contribuire”. Può, per esempio, "mettere in bell’italiano, correggere la punteggiatura, ecc.” o addirittura intervenire su qualche contenuto, purché "a bassa valenza dottrinale o scientifica”.

20 giugno 2011. Il discorso del re
Venerdì 17 giugno, Mohammed VI, re del Marocco, ha parlato alla nazione per annunciare le future riforme costituzionali che saranno sottoposte a referendum il prossimo primo luglio. Da settimane in Marocco si parlava della possibilità, epocale, che nella costituzione la formula "dieu patrie roi” venisse sostituita da "dieu patrie egalitè”. Questo non è accaduto e tuttavia qualche passo è stato fatto verso una monarchia costituzionale, anche se il cosiddetto "movimento del 20 febbraio” ha già fatto capire, con ampie manifestazioni, di essere rimasto deluso. I cambiamenti proposti vedono comunque un ridimensionamento del potere del re a favore dell’esecutivo: i ministri, gli ambasciatori e i governatori di provincia saranno ora scelti dal Primo ministro e successivamente approvati dal re. Inoltre, il Primo ministro sarà scelto dal partito che risulta vincitore alle elezioni. Il re manterrà l’autorità sull’esercito e sulla sicurezza e potrà sciogliere il Parlamento, ma solo dopo una consultazione con un organo costituzionale appositamente creato (la cui metà dei membri, però, verrà scelta dal sovrano stesso).
Jean-Claude Santucci, ricercatore all’Istituto di Ricerche e di Studi del Mondo Arabo e Musulmano (Iremam), intervistato dal settimanale francese Nouvel Observateur sulla delusione dei giovani, ha spiegato che: "Una grande parte della popolazione si rende conto dei progressi avvenuti con il regno di Mohammed VI, ma è insoddisfatta per i problemi legati al lavoro, alla giustizia sociale e alla qualità del servizio pubblico”. In un mondo globalizzato, la gioventù marocchina guarda al mondo e dal confronto esce, non solo frustrata, ma anche impaziente di cambiare la situazione.

23 giugno 2011. Parole: "nudge”
Letteralmente significa: dare un colpo di gomito, una spintarella. Negli Stati Uniti di "nudge” si è parlato molto in tutti i dibattiti sorti attorno al problema di come aiutare le persone a scegliere il meglio per sé -senza evidentemente poterle obbligare. Tant’è che si parla anche di "paternalismo libertario”, un ossimoro che sta ad indicare proprio quella spinta gentile che cerca di persuadere senza imporre, lasciando dunque la gente libera di decidere. I campi di applicazione sono evidentemente sterminati e quanto mai cruciali dato che hanno a che fare con la salute, l’economia e la felicità: come si fa infatti a convincere la gente a seguire una dieta appropriata, a preoccuparsi del proprio piano pensionistico, dei propri risparmi, a contrarre mutui sostenibili, a scegliere, appunto, il meglio per sé?

23 giugno 2011. Tre storie
Metà degli anni Duemila. Giovanni Parretta, ex rappresentante in pensione si vede recapitare a casa, a Nervi, cartelle esattoriali per sanzioni non pagate. Multe amministrative e un arretrato d’Irpef. In tutto poco più di 2000 euro. Tre vengono pagate nel giro di qualche settimana, ne resta inevasa soltanto una, da 63 euro. Interviene l’ufficio riscossioni e cosa fa? Non pignora, come suggerirebbe il buon senso, qualche mobile, o la tv, no, l’ufficio riscossioni decide di "sfrattare” il proprietario mettendogli all’incanto, obtorto collo, la propria abitazione. Alla vigilia di Natale 2005 viene fissata la prima asta, alla seconda l’appartamento viene svenduto per 100.000 euro. Sarà riacquistato dai figli -il padre intanto è morto- per 200.000 euro. (ilgiornale.it)
Febbraio 2010. Una coppia di Genova con tre bambini, una femminuccia di 21 mesi, e due maschietti di 7 e 12 anni, rischia di perdere la casa per un debito di 17.000 euro che il padre ha contratto con Inps e Inail nel periodo in cui si era messo in proprio come artigiano. La società di riscossione Equitalia ha infatti pensato di recuperare il credito con la messa all’asta del loro appartamento. La coppia aveva tentato di sanare la situazione nel 2007, grazie a un prestito concesso loro dal Centro emergenza famiglie. Con quell’assegno da 5900 euro erano andati agli sportelli di Equitalia, dove avevano scoperto di aver accumulato altri 7000 euro di debito. Cifra che in poco più di due anni avrebbe raggiunto quota 17.000 euro. (quotidiano.net)
Giugno 2011. Equitalia ha disposto il fermo amministrativo dell’auto della polizia locale di Nereto (Teramo). Dopo aver accertato il mancato pagamento degli oneri previdenziali, ha lasciato i vigili a piedi. (Agi)

24 giugno 2011. Quelli della gestione separata
"Siamo alle solite. C’è bisogno di soldi e la soluzione ipotizzata è ancora una volta l’aumento dei contributi della gestione separata Inps. Il sistema più facile per garantire cospicui ‘tesoretti’, da utilizzare per quella che è considerata l’emergenza del momento: ieri l’accordo del welfare, fortemente voluto dal sindacato, oggi la riforma fiscale, richiesta a gran voce dalle associazioni datoriali. Cambiano i governi, ma le ricette sono sempre le stesse […] E ora ci riprova il governo di centro-destra, stando ben attento a non colpire commercianti e artigiani, che pagano 5-6 punti in meno di noi, o le casse private dei professionisti, che pagano la metà e che conoscono il finto lavoro autonomo quanto e più delle professioni non ordinistiche (che dire degli architetti formalmente autonomi, ma impiegati a sette euro l’ora? O dei giornalisti la cui situazione è ancor peggiore?). Smettiamola con l’alibi del contrasto all’uso improprio di collaborazioni e partite Iva.
La diffusione di queste tipologie di lavoro è andata di pari passo con l’aumento dei contributi. Non possiamo continuare a finanziare un welfare dal quale siamo esclusi (ammortizzatori sociali), in nome di una solidarietà al contrario che toglie ai più deboli per dare ai più protetti, per garantire il mantenimento di diritti acquisiti che in molti casi sono privilegi indebiti”.
(www.actainrete.it)