Cari amici,
questo mese sono andata nella parte bassa, rotonda della costa dell’Anglia orientale per visitare un’isola sabbiosa in una palude di acqua limpida. È la dimora delle avocette. Due anni fa, di questi aggraziati trampolieri, ce n’erano dieci coppie da riproduzione. Un anno dopo ce n’erano ottanta. Quest’anno forse di più. Gli uccelli stanno cominciando a raschiare via i loro nidi dalla sabbia, usando le zampe posteriori come rigide scope da giardino. Il loro chiacchiericcio riempe l’atmosfera. All’inizio di giugno si potranno vedere gli uccellini vaporosi, con le zampe blu. le avocette sono un successo della Rspb, la Reale Società per la protezione degli animali. L’organizzazione della protezione degli uccelli ha salvato questi volatili a rischio d’estinzione. L’isola, che si trova in una riserva naturale, riscattata da un passato di poligono di tiro militare, attrae un gran numero di persone con macchine fotografiche, binocoli e lenti. C’è una specie di uniforme indossata da molti visitatori, di color verde attenuato, fatta di impermeabili, berretti e cappelli che riparano dal brutto tempo. Sicuramente c’è bisogno di un abbigliamento che protegga. Qui sembra essere arrivato un secondo inverno, venti freddi e pioggia, una spaventosa quantità di pioggia. Tuttavia, anche se ogni giorno sembra cominciare allo stesso modo, oscurato dalle nuvole e dal buio di un cielo senza sole prima che arrivino la pioggia e la grandine, nella posta ci sono lettere delle aziende dell’acqua che ci informano che c’è la siccità. Sembra tutto così sottosopra. Scende tanta pioggia che oscura le giornate eppure ce n’è troppo poca nel terreno perché ci sono stati due inverni molto secchi; questo è l’inverno più secco degli ultimi 100 anni. Date le circostanze, nessuno osa lamentarsi del tempo -se mai qualcuno lo fa, premette sempre che di acqua c’è bisogno e che gli agricoltori saranno contenti. Gli agricoltori, le avocette e anche altri trampolieri.
Gli effetti della siccità infatti minacciano le zone paludose e gli acquitrini che forniscono l’habitat agli uccelli. Tutti quei progetti ottimisti per le coppie da riproduzione potrebbero concludersi in una lotta per la sopravvivenza. Se l’acqua si ritira e sotto non c’è niente che spunti e che nutrisca la terra, allora ci sarà meno da mangiare, la siccità spezzerà la catena del cibo.

Abbandonata la bellezza della costa, sono tornata di nuovo nel mondo alla rovescia della vita quotidiana. È stato un mese strano. Il governo ha deciso di tagliare del 5% le tasse dei ricchissimi così forse quei multimilionari decideranno di non evaderle. La soglia della no tax area è stata alzata a 10.000 sterline, che va bene, ma poi, con un decreto che sembra operare con una logica perversa, ha tagliato le tesse ai ricchi perché così potrebbero comportarsi meglio. Insomma, un premio alla cattiva condotta. C’è anche la tassa sul pasticcio di carne. Questa tassa probabilmente passerà alla storia come uno degli esempi che racchiudono lo spirito di un’intera generazione politica. Come è possibile, nel nostro mondo sottosopra, imporre una tassa sul pasticcio di carne, l’alimento base dei minatori fin dalle origini, la sua gamella di diritto. All’interno della spessa crosta di pasta sfogliata, c’era un misto di patate e carne (se eravate fortunati) e dall’altra parte frutta. Storicamente, il tortino veniva divorato in mezzo all’aria acre di una miniera di carbone o di alluminio o di arsenico. Se mai ci fu un piatto della classe lavoratrice, è quello. È il tipico cibo pronto e il preferito; prodotto largamente in Cornovaglia dove questo piatto ha avuto origine. Adesso c’è una tassa, se comprato caldo, però se invece è freddo, allora la tassa non va pagata (è ufficiale!). L’assurdità della tassa è accompagnata dagli sforzi del gabinetto e di David Cameron di testimoniare la loro passione per il tortino. Questo sforzo di reclamare qualsiasi genere di affinità con la gente comune e con quelli colpiti dalla tassa è andato in fumo quando la pretesa di averne mangiato uno è stata smascherata. David Cameron aveva dichiarato di aver mangiato un tortino alla stazione ferroviaria di Leeds, ma poi si è scoperto che il negozio di tortini aveva chiuso anni prima.
Servono il pasticcio di carne all’ora del tè nella cucina di Cameron? Se lo fanno, l’impressione generale è che saranno camuffati da canapè. È un altro tentativo fallito di farsi amico della gente comune dandole intanto una batosta con un’altra tassa.

C’è una bellissima canzone dei Pulp, un gruppo pop degli anni 80 che fece uscire una canzone che salì in cima alle classifiche negli anni 80. È intitolata "Gente comune” ed è una specie di inno. La canzone è su quelli che pensano che ci sia un certo fascino connesso alla povertà. Negli anni 80 c’era una specie di turismo di classe. Mi ricordo che ai tempi del movimento urbano, assai diffuso, di occupazione di case vuote, c’erano molti rampolli di famiglie ricche che si univano a quelli che avevano davvero bisogno perché era ganzo, eccitante e completamente alternativo. C’erano anche un fratello e una sorella che conobbi e che vissero insieme a noi in una casa occupata in West London. Possedevano un castello in Scozia. Avrebbero potuto comprare la casa e darla ai poveri ma, che diavolo, no, vissero l’esperienza e tornarono a casa per i canapè. Lo fecero davvero. È come una sorta di viaggio in Italia, ma invece della bellezza e del fascino dell’Italia storica, si trattava di un’esplorazione creativa della povertà che ci si poteva lasciare tranquillamente alle spalle.
© Belona Greenwood,

aprile 2012