Cesare Moreno, da sempre impegnato nella realtà napoletana, è maestro elementare ed esperto dei problemi dell’infanzia e dell’istruzione.

I risultati elettorali potrebbero far dire “A Napoli sono diventati tutti fascisti”. Com’è in realtà la situazione?
Forse la cosa più interessante è dire che la Mussolini ha avuto successo, come del resto è già capitato con Bossi, perché è esattamente al livello dei suoi elettori: la sua stupidità e insipienza, invece di essere un fatto negativo, per certe persone è diventato un pregio. Ma c’è stata anche tanta gente che ha detto “Beh, in fondo questa è più cretina di me” e non l’ha votata. Se questo è vero allora non è questione di fascismo e antifascismo: semplicemente c’è stata gente che si è resa conto che con i discorsi solo “contro”, generici, non si va avanti. La ragione del successo della Mussolini è che c’è una fetta della città che è fatta di gente che vive al di fuori di qualsiasi regola, persone che si basano su rapporti elementari di forza, di prepotenza. E’ una realtà estremamente diffusa e quando uno fa il prepotente tutti i giorni, un po’ per vocazione un po’ per necessità, e si afferma non per cultura, ragionamento, modo di affrontare i problemi, ma per la capacità di imporsi, poi non si vede perché non dovrebbe votare per chi si presenta con gli stessi atteggiamenti. E la cosa grave non è che abbiano votato la Mussolini, è che sono così tutti i giorni. Di fascisti ne incontriamo tutti i giorni, il problema è che ne incontriamo molti di più di quelli che hanno votato per lei, li incontriamo anche schierati da altre parti. Di gente profondamente autoritaria, incapace di affrontare i problemi e di avere un rapporto umano positivo con gli altri ce n’ è tanta. Inoltre, in questa città le barriere di classe, di cultura, addirittura fra “zone bene” e “zone male”, sono fortissime. Ci sono almeno due città, forse anche di più, ci sono dei ghetti interni e la capacità dei fascisti è stata quella di riuscire a pescare in entrambi i ghetti, in quello dorato e in quello miserabile, senza farli entrare in contatto. Li mettono uno contro l’altro, dicendo cose diverse agli uni e agli altri... Secondo me, però, la preoccupazione vera non deve essere per i fascisti, ma per il fatto che c’è troppa gente che sta fuori da tutto. Una fetta notevole dei napoletani, più del 30%, è priva di ogni forma di rappresentanza, il che significa che è gente che non ha speranza, neppure speranze distorte come quelle che offriva il clientelismo. Praticamente è il dramma di una città in cui il 30% si è schierato, senza grandi entusiasmi, per un qualche cambiamento, per il meno peggio, e l’altro 70% è fuori; è fuori perché conduce una vita che impedisce ogni possibilità di discorso.
Se le cose stanno così, allora qualunque sindaco è votato al disastro.
Non qualunque sindaco, ma qualunque sindaco che non assuma questa questione come problema principale. Non è che ci sia semplicemente da ricostruire un’amministrazione che non è mai esistita, qua bisogna ricostruire le regole elementari di convivenza. La vera novità, la speranza, sarebbe stata una persona che avesse saputo produrre un discorso centrato su questa ricostruzione civile, che avesse messo insieme gruppi e persone su questo tema. Queste elezioni sono state senz’anima perché, quando si vive in una città in cui tutto è distrutto, dove per fare un chilometro di strada bisogna fare una gimkana tra buche che se ci vai dentro ti si scassa la macchina e ti rompi tutto pure tu, chi è che non dice che bisogna tappare le buche, che bisogna aggiustare gli autobus? Poi ci sono delle cose che non sono scontate, cioè il come si esce da tutto questo: se con le grandi opere, i grandi investimenti statali, cioè la linea che è stata dei ladroni, oppure se si esce con interventi più puntuali e mirati. Su questo ci sono le differenze, che non sono tanto fra progressisti e non progressisti, ma fra interventi efficaci o inefficaci. In una situazione del genere mettersi a costruire grandi autostrade, fare grandi investimenti è inefficace; non è di destra o di sinistra: non funziona. Invece fare delle cose più mirate funziona. Però, anche se ci si può distinguere un po’ sulle soluzioni, fondamentalmente è l’obiettivo strategico che dovrebbe distinguere e l’obiettivo strategico è: lavoriamo per costruire una nuova convivenza nella città, un modo di star bene nella città, un modo di avere rapporti tra persone che sia degno di essere viss ...[continua]

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