Vincenzo Aquilini, maestro d’ascia, dirige il Cantiere navale "Speranza" di Torre del Greco, in provincia di Napoli.

Chi è il maestro d’ascia?
Il maestro d’ascia è l’artigiano che costruisce la barca, senza poterla progettare, però. Può costruire fino a una certa grandezza, utilizzando solo ed esclusivamente il legno. Prima, si diventava maestri d’ascia perché si era scelti dai maestri d’ascia più anziani. Oggi, il titolo di maestro d’ascia si ottiene dopo un esame in capitaneria di porto e dopo essere stati iscritti per 36 mesi nei registri del personale tecnico in un cantiere che abbia già un maestro d’ascia. Oggi, purtroppo, il maestro d’ascia ha molto meno lavoro di prima, perché il legno è stato sostituito da altri materiali nella costruzione delle imbarcazioni: vetroresina, acciaio, ferro, e così via, ritenendoli più economici per via della minore manutenzione che richiedono rispetto al legno. Se però consideriamo la durata media di una barca in legno, il legno risulterà più economico di ogni altro materiale: ci sono barche da pesca costruite nell’Ottocento tuttora in navigazione. D’altra parte, non è che il legno sia reperibile come una volta. Il legno nostrano, il pino, il pinolo, la quercia, si trova sempre, ma se dovessimo affrontare le richieste del dopoguerra, sicuramente non potremmo più farvi fronte.
Da quanto tempo è maestro d’ascia?
Mi ritengo un infiltrato nella lavorazione del legno: ci sono da una ventina d’anni, ma provengo da un altro settore. Prima, infatti, lavoravo nel campo elettro-industriale. Poi, a un certo punto, mia moglie, figlia unica, si è trovata ad ereditare questo cantiere, per cui mi sono trovato di fronte a una scelta: continuare il mio lavoro o inserirmi nel cantiere. Dal momento che, come si dice, il mare entra nel sangue, alla fine ho scelto il cantiere, diventando maestro d’ascia. Ma conosco la differenza che passa fra me e i vecchi maestri d’ascia, sia come esperienza che come capacità.
Il vecchio maestro d’ascia, i vecchi carpentieri navali sono praticamente nati nel cantiere, e avendo iniziato a lavorare a sei o sette anni, arrivano così ad acquisire nozioni difficili da imparare in un’età più adulta. Mettere l’obbligo scolastico fino ai diciotto anni significa secondo me, né più né meno, che distruggere l’artigianato. A diciott’anni un ragazzo potrà tutt’al più essere un buon operaio, non potrà più essere un apprendista e poi un artigiano come l’intendiamo noi, ossia un maestro del mestiere.
Per questo dico spesso con gli amici che i maestri d’ascia sono una razza in estinzione. Qui, a Torre del Greco, operano ancora maestri d’ascia che hanno partecipato alla costruzione delle navi utilizzate nei film in costume degli anni Cinquanta e Sessanta: i film su Cleopatra, Elena di Troia, Ulisse, e così via. Un patrimonio di esperienza che va scomparendo.
Lavorare il legno non dev’essere facile...
No, non è facile, lo so bene io che, pur essendo in questo settore da una ventina d’anni, ancora non riesco a sentirmi padrone della materia. E non è facile perché il legno è una materia viva. Mentre la vetroresina si costruisce, il ferro si piega e si sagoma, nelle costruzioni in legno i pezzi vanno scelti, uno ad uno, per le diverse parti della barca.
Quando compro il legno, non lo ordino per telefono, vado a cercarlo personalmente dal fornitore perché devo trovare, con le sagome, i pezzi già piegati naturalmente, e con la fibra rivolta nel verso giusto, per poterli tagliare in modo che, andando a costituire le parti curve dell’imbarcazione, sottoposti alle sollecitazioni delle correnti, non si spacchino. E poi il legno deve pure stagionare, asciugarsi: se prendo un tronco e lo taglio nella misura indicata, lo devo lasciare asciugare, non è che lo posso lavorare subito appena tagliato. Se poi asciuga molto, diventa durissimo. Ci sono legni che stagionano addirittura in acqua, come un certo tipo di quercia, per cui bisogna metterli in ammollo per farli stagionare. Insomma, il legno è vivo.
Pensiamo al pitch pine, un legno pregiatissimo che un tempo veniva usato per fare le travi nelle abitazioni: non essendoci il ferro, si mettevano queste belle travi in pitch pine, in particolare veniva usato il douglas. Ecco quello è legno che non muore mai, che continua a vivere, perché se noi adesso a una di quelle vecchie travi che sembrano bucate e tarlate togliamo la scorza, vedremo venir fuori un legno vivo eccezionale, rosa e odoroso.
Adesso sto cercando propri ...[continua]

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