Abdellali Hajjat, dottorando in sociologia, autore de l’Immigration postcoloniale et mémoire, è un giovane dirigente del movimento delle periferie di Lione.

L’esplosione delle banlieues francesi nel 2005 è stato un fenomeno che in seguito ha trovato molti tentativi di spiegazione, ma che fino a quel momento pochi si aspettavano. In particolare ciò che ha colpito è stata la diffusione e l’estensione delle rivolte.
Non so se fosse possibile immaginare un’estensione del genere, ma sono convinto che le rivolte fossero in ogni caso prevedibili. La caratteristica maggiore di queste rivolte, la vera novità, è stata certamente il carattere nazionale che hanno assunto. Tali manifestazioni non sono un fenomeno nuovo in Francia: le prime hanno avuto luogo nel 1971; ce ne sono state alcune anche nella regione di Lione, la più conosciuta delle quali risale al 1981, la prima ad avere avuto una certa visibilità mediatica. E’ stato in quell’occasione che politici e media hanno iniziato a parlare della “questione delle banlieues”.
Tutte le rivolte che sono avvenute in seguito, negli anni Novanta, sono sempre state circoscritte ad un quartiere o ad una città. L’anno scorso è stata una “prima volta” nella storia francese: la morte di due giovani nella periferia di Parigi ha scatenato una serie di insurrezioni che hanno investito tutta la Francia. Le rivolte sono arrivate ad estendersi fino al Belgio.
Esistono diversi fattori che ci permettono di spiegare un’estensione del genere.
Innanzitutto ci sono dei dati strutturali che sono legati alle trasformazioni sociali nel mondo delle banlieues, delle cités. Tra questi vi è di certo, in rapporto agli anni Ottanta, un forte movimento di precarizzazione: molte persone oggi lavorano come interinali, ritornano di continuo nella disoccupazione, sono obbligati a vivere nella casa dei loro genitori, ecc. Non possono, per un motivo o per l’altro, vivere una vita normale. Il disagio legato alla precarietà ha raggiunto un livello preoccupante. L’ accesso al lavoro è molto più ristretto, tanto più che si tratta di quartieri stigmatizzati in cui emerge anche un fenomeno di ghettizzazione. Se non si può parlare di “ghetto” nel senso americano del termine, perché non ne ha le caratteristiche, vi è ad ogni modo un fenomeno di chiusura sociale ed etnica.
Ci troviamo di fronte a dei “territori”, che per alcuni sono i luoghi perduti della Repubblica; dal punto di vista degli abitanti delle banlieues, essi rappresentano piuttosto un riferimento identitario. Si tratta di territori che producono un senso di appartenenza, che, anche se stigmatizzati, vengono comunque rivendicati.
C’è tutta una cultura della strada, molto diffusa, che fa sì che ci sia un forte sentimento di identificazione territoriale, anche se paradossalmente è proprio questo territorio che stigmatizza la gente che vi abita.
Tutto ciò va poi legato a dei fattori più congiunturali. E qui bisogna raccontare le rivolte per come sono avvenute giorno per giorno. Tutto è nato dalla storia ormai risaputa: due giovani, mentre stavano tornando a casa dopo una partita a pallone, hanno incontrato una pattuglia della polizia, si sono spaventati e sono scappati. Bisogna ricordare che imbattersi nella polizia, per questi ragazzi, può voler dire controllo dell’identità, accertamenti, perquisizioni, nel caso peggiore, un fermo, l’arresto, possibili violenze. C’è tutto questo immaginario sullo sfondo del rapporto dei giovani delle banlieues con la polizia.
Assieme ai due ragazzi che hanno perso la vita, pare ci fosse anche un giovane di origine turca, i cui genitori erano sans papier (senza documenti), il che avrebbe potuto provocare dei problemi in seguito. Il resto è noto: c’è stata la fuga che ha portato i ragazzi a nascondersi in un trasformatore elettrico dove hanno trovato la morte. Uno di loro è riuscito a sopravvivere ed ha avvertito i suoi compagni di quartiere dell’accaduto. La polizia tra l’altro non è intervenuta tempestivamente per salvare i giovani. In seguito il Ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, ha sostenuto che i giovani erano scappati in quanto autori di un furto avvenuto in un cantiere vicino. Affermazione completamente falsa.
Con tali dichiarazioni Sarkozy voleva far passare il messaggio che la colpa non era della polizia bensì loro, che avevano commesso un delitto o un crimine e scappavano dalla polizia. Di fronte a questo discorso, i ragazzi, che sapevano come erano andate veramente le cose, han ...[continua]

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