Marina Castañeda, messicana, è psicoterapeuta. El Machismo Invisible è il suo libro di cui si parla nell’intervista.

Intanto, lei cosa intende per machismo?
In termini molto generali quello che chiamo machismo è una serie di credenze, atteggiamenti e azioni che hanno la funzione di conservare un rapporto di superiorità degli uomini nei confronti delle donne. Ma devo aggiungere una seconda definizione. Il machismo non ha nulla a che vedere con l’essere uomini quanto piuttosto con il voler dimostrare di esserlo. In una società machista dimostrare di essere uomini significa in primo luogo dimostrare di essere l’opposto di una donna, di non avere nulla di femmineo. Il machista tenta di respingere da se stesso e dagli altri uomini tutto ciò che è associato all’universo femminile. Dal momento che il machista mantiene un atteggiamento di sufficienza nei confronti della sfera femminile, tutto ciò che è femminile va bene solo nella misura in cui è associato a una donna. Non va bene se è associato a un uomo. Ed è per questo che machismo ed omofobia vanno spesso d’accordo. Nelle società dove l’omosessualità risulta una forma di femminilizzazione del maschile, essa è disprezzata soprattutto perché agli uomini non si addice di essere femminili. Al contrario, l’uomo deve essere virile. Puro y duro.
L’essere uomini si dimostra disprezzando le donne, squalificandole, tentando di dimostrarne l’inadeguatezza in ogni campo. Quindi si passa a dimostrare di non avere nulla di femminile in sé. Poi si passa a confrontarsi su questo piano con gli altri uomini. Il machismo implica questi sottili meccanismi di controllo e di potere. E succede che i maschi imparino fin dalla più tenera età a squalificare gli altri, a imporre le loro regole, a far valere il loro punto di vista, a negare di ammettere un errore, a spuntarla sempre. Un uomo vero non ha ragione solo qualche volta, ha ragione sempre. E tutto ciò avviene con una regolarità formidabile grazie a una formidabile organizzazione sociale. In una società machista le donne allevano i maschietti avendo in mente un’idea precisa di uomo adulto. In primo luogo, trattandoli in modo diverso. Da questa disparità di trattamento è già possibile fare le prime distinzioni. Fin dalla più tenera età i maschi sono atendidos, assistiti da una schiera di donne. Che si assicurano che ciascuno dei loro desideri venga soddisfatto. La mamma, le zie, le nonne, le sorelle, la balia, ... tutte donne che mettono il bambino al centro della loro attenzione. Un bambino abituato a questo, a vedere realizzati i suoi desideri, a ricevere cure 24 ore al giorno, a non essere criticato, ad avere ragione, a ricevere ascolto, crescerà e diventerà un certo tipo di uomo, quel tipo di uomo che chiamiamo machista, un macho. Che, come adulto, pretende di restare al centro dell’attenzione e di avere ragione. A impartire ordini, a vedere esauditi i desideri, a disprezzare le opinioni altrui, a respingere ogni critica. Qui in Messico li chiamiamo “gli uomini speciali”. Deriva da una sorta di formula molto frequente. Si sente spesso dire da una donna: “Beh, sai, mio marito è un uomo particolare”, una formula che serve a dire “sai, è proprio quel tipo di uomo”. E tutti sappiamo cosa voglia dire. Un’altra espressione del genere è “mio marito ha un certo carattere”. Penso che succeda anche in Italia.
Devo aggiungere una cosa importante. Il machista non è un misogino. Tra le due cose c’è una differenza importante. Un macho dirà spesso “Non sono un maschilista. Io amo le donne!”, ed è vero. Adorano tutto ciò che è femminile nella misura in cui resta “lì dove deve stare” cioè nelle donne. Non tollerano nulla di femminile negli uomini. Ma adorano la femminilità nelle donne. Il misogino è diverso. Un misogino rifiuta, disprezza, odia ciò che è femminile, sempre e comunque. Il misogino non ama le donne. Il machista ama le donne. E c’è una bella differenza.
Ma torniamo ai modelli educativi. Una delle condizioni per la realizzazione di una società machista è che uomini e donne siano diversi non in una dimensione di complementarietà ma di contrapposizione. Essere un uomo vero significa essere l’opposto di una donna. E per essere una donna, devi essere l’opposto di un uomo. I ruoli si definiscono per polarizzazione e si escludono a vicenda. La conseguenza più immediata è che gli uomini si occupano di cose “da uomini” e le donne si occupano di cose “da donne”. Si corre il rischio di diventare persone a metà. Una divisi ...[continua]

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