Guido Viale si occupa da vent’anni di rifiuti. Dall’aprile di quest’anno coordina il Forum Rifiuti Campania. Sta uscendo per Bollati Boringhieri il libro Azzerare i rifiuti, una parziale riedizione di Governare i rifiuti, ampliata e aggiornata con gli ultimi eventi in Campania.

Della crisi dei rifiuti in Campania si è parlato moltissimo, ovviamente, e si sono viste immagini incredibili. Ma non abbiamo capito bene le ragioni di tanto disastro. Tu te ne stai occupando e forse ci puoi spiegare qualcosa. Intanto, tu cosa fai esattamente in Campania?
Dal mese di maggio lavoro in Campania come coordinatore di un Forum Rifiuti, cioè di un organismo che è stato istituito da Walter Ganapini, da gennaio nuovo assessore regionale all’ambiente, per promuovere un processo partecipato alla riorganizzazione del ciclo dei rifiuti -quando e se cesserà l’emergenza e le competenze ritorneranno agli organi istituzionalmente preposti. Sono un coordinatore temporaneo, perché è previsto che la mano passi poi a soggetti locali.
L’assessore Ganapini non è stato scelto per motivi politici, ma perché è un esperto, probabilmente il maggior esperto italiano, di rifiuti ed è la persona che già 14 anni fa, a Milano, era stato chiamato dalla giunta leghista Formentini in occasione di una analoga emergenza rifiuti nella città. Ne nacque il modello Milano, che è stato copiato da una serie di città europee, per esempio Barcellona, che il problema dei rifiuti l’hanno risolto. A Milano invece siamo ancora senza la raccolta differenziata dell’umido che è stata abolita subito dopo la breve esperienza di Ganapini. Già allora ero stato chiamato a coordinare un Forum cittadino, con la partecipazione delle organizzazioni di volontariato e di categoria.
Si tratta di esperienze rare: i processi partecipativi in Italia non sono molto numerosi e, quando ci sono, sono spesso di facciata.
In Campania la situazione è talmente grave e complessa che è assolutamente impossibile, a mio avviso, uscirne senza un coinvolgimento profondo -che allo stato attuale non c’è- di quella che volgarmente si chiama società civile. C’è stata una grossa partecipazione emotiva, ma anche intellettualmente e scientificamente qualificata, di comitati, organizzazioni del volontariato e Ong, a fronte di un’assenza, con poche lodevolissime eccezioni, delle amministrazioni locali a qualsiasi livello, e un silenzio tombale o quasi, finora, da parte delle organizzazioni imprenditoriali e dei sindacati, che pure sono parte in causa. Il mio tentativo, concordato con l’assessore, è di costruire innanzitutto un organismo indipendente, anche se promosso dall’assessorato e dalla Regione, che rivendichi una piena autonomia anche di giudizio. L’obiettivo è tenere insieme tre componenti fondamentali: l’imprenditoria, cioè Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Coltivatori Diretti, Camere di Commercio, ecc.; il mondo istituzionale, cioè i Comuni, le Province, e dove le città sono di una certa dimensione anche le municipalità, le circoscrizioni, le Asl e le altre istituzioni collegate; e infine, terza componente, le associazioni e il volontariato, dai sindacati ai comitati spontanei, alle Ong.
E’ un’impresa molto difficile; è un po’ come tenere insieme il diavolo e l’acquasanta, ma è l’unica che potrebbe dare un senso a questo Forum. Allora, vediamo un po’ cosa è successo in Campania. Come tutti sanno è un’emergenza che risale a molti anni fa. Ufficialmente al 1994. Questa emergenza rifiuti è venuta in coda all’emergenza terremoti, cioè quando si è spenta ed è cessata quella mobilitazione straordinaria di risorse -e di tangenti e di malaffare- che ha caratterizzato tutta la gestione del terremoto. La quale, a sua volta, per quanto riguarda in particolare una parte della provincia di Napoli e di Caserta, è venuta in coda all’emergenza colera, che risale al 1973 e che era stata la prima sperimentazione, in Campania, di una situazione di gestione straordinaria delle risorse e del potere, che aveva permesso alle classi dominanti di avere mano libera. C’è un libro di Naomi Klein, che ha avuto un grosso successo all’estero e meno in Italia, Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri, che tratta per l’appunto di situazioni in cui, approfittando di disastri naturali o “inventati”, cioè creati dalla natura o prodotti dal comportamento umano, si sospendono -in linea di principio temporaneamente, per poi rendere la cosa definitiva- le regole ordinarie, ...[continua]

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