Leda Colombini è presidente dell’Associazione "A Roma Insieme”.

Quando è nata l’associazione e con quali finalità?
E’ nata ufficialmente nel 1991 con un obiettivo principale che può essere riassunto nella frase: "Nessun bambino varchi più la soglia di un carcere”. Da qui l’impegno con i bambini in carcere, figli delle madri detenute, sia sul versante propositivo -abbiamo presentato una proposta di legge che cerca di rimuovere gli ostacoli presenti nelle leggi attuali affinché tutte le madri con bambini sotto i tre anni, anche quelle recidive, non debbano restare in carcere- sia su quello progettuale che opera almeno a favore di una riduzione del danno. Sappiamo infatti che raggiungere un risultato del genere non sarà facile né breve, così abbiamo realizzato una serie di attività con i bambini del nido del carcere di Rebibbia, figli, appunto, delle madri detenute. E’ un nido che attualmente conta ventisei bambini, di cui circa la metà al di sotto dell’anno (ma solo poche settimane fa erano trenta), troppi per una struttura che per rimanere al livello della decenza potrebbe ospitarne al massimo quindici.  L’attività principale l’abbiamo chiamata "Conoscere e giocare per crescere” e consiste nel far uscire questi bambini tutti i sabati, che abbiamo denominati "sabati di libertà” e in quindici anni -abbiamo cominciato nel 1994- non ne abbiamo mai saltato uno. Andiamo a prenderli a Rebibbia alle 9.00-9.30 della mattina e li riportiamo verso le 18.30-19.00, a seconda delle stagioni -d’inverno un po’ prima, d’estate un po’ più tardi. Il numero dei bambini varia a seconda dei periodi, siamo andati da un minimo di tre o quattro a un massimo di dieci o dodici, come adesso. Li accompagniamo in tutti i luoghi dove le famiglie portano i bambini, allo zoo, nei grandi magazzini, d’estate al mare o in montagna, affinché ricevano gli stessi stimoli dei bambini che vivono fuori.
Facciamo in modo che questi bambini abbiano relazioni anche con altri adulti all’esterno del carcere perché spesso hanno un rapporto simbiotico con la madre, cosa che non fa bene a nessuno dei due. E poiché in carcere sono sempre circondati da donne è importante che, tra i volontari che li accompagnano in queste uscite, ci siano anche uomini, anche se la maggioranza sono donne. I volontari sono circa una trentina e durante le uscite il rapporto è uno a uno, proprio perché si tratta di bambini sotto i tre anni (ricordiamo che a tre anni sono costretti a separarsi dalle madri). Questa vigilanza permette la massima libertà per i bambini.
Poi ci sono le feste di compleanno, che facciamo alla sezione nido del carcere, per non escludere i bimbi più piccoli, quelli sotto l’anno, ancora in allattamento, che ovviamente non possono partecipare ai sabati di uscita. Sono momenti di gioia, si fa festa, c’è un clima diverso da quello che si vive nel carcere; ed è un’esperienza che fa bene ai bambini ma anche alle loro madri. C’è la torta con le candeline, la musica, tutte quelle cose che si fanno per un compleanno. A quest’attività, poi, da un paio d’anni abbiamo affiancato, nel nido, un laboratorio di musica e arte terapia, per abituare le madri a stare con i propri figli attraverso le modalità del gioco.
Ci sono inoltre dei cicli di conversazione; li abbiamo chiamati così proprio perché sono dialoghi con le madri sui principali problemi che devono affrontare quotidianamente, primo fra tutti la loro posizione giuridica, il diritto alle misure alternative: spesso le donne più povere, quelle analfabete non hanno nemmeno consapevolezza del reato commesso. E poi parliamo di igiene, la loro e quella dei loro bambini, di alimentazione, della salute, della casa, della famiglia, perché poi quando i bambini compiono tre anni dove vanno se alle spalle non ci sono una famiglia, dei parenti? Prima che noi partissimo con quest’attività, li mettevano in istituto, adesso vanno in affidamento, non ce n’è più nessuno che finisce in istituto.
Teniamo presente anche che in un nido come quello di Rebibbia ci sono etnie, lingue, usi e costumi diversi. Allora i laboratori, le feste di compleanno, le conversazioni con le madri, servono anche per stemperare quelle inevitabili conflittualità che a volte nascono e a creare un clima un po’ più rilassato. Si aiuta la normalità.
Per i permessi come fate?
E’ sufficiente l’autorizzazione della madre, che entro il venerdì fa la classica domandina per far uscire il figlio con i volontari dell’associazione, che a loro volt ...[continua]

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