A Grantorto, un paese di circa 4680 abitanti al confine tra le province di Padova e di Vicenza, dove il fiume Brenta ha disegnato un’ansa che, secondo la leggenda, potrebbe essere la ragione del suo stesso nome, la popolazione è progressivamente aumentata soprattutto per l’arrivo di famiglie immigrate (nel 2009 sono stati registrati 695 residenti stranieri). Attualmente Grantorto è il terzo paese della provincia di Padova per percentuale di immigrati. La maggior parte proviene dal Marocco, dalla Romania e dall’Albania. Nella primavera del 2008 è nato il gruppo "Crescere in famiglia” che ha attivato un servizio di sostegno pomeridiano rivolto ai bambini delle scuole elementari e medie con difficoltà scolastiche. Morena Mezzalira e Marilisa Parlato sono le promotrici di questa iniziativa; Antonia Ballan e Angela Rigozzo sono due volontarie.

Come vi è venuto in mente di avviare questa iniziativa?
Morena. Lo spunto è venuto da un bambino che alla festa di compleanno di mio figlio, prima di andare via, mi ha chiesto gli avanzi da portare a casa. Voleva dire che mentre era lì per divertirsi pensava anche che a casa sua, tornando, non avrebbe trovato nulla. Un pensiero che forse non gli permetteva di gustarsi appieno la festa. Così abbiamo indagato e in effetti abbiamo trovato una famiglia molto disagiata. Abbiamo provato ad aiutare la mamma, ma i problemi erano talmente grandi… Un giorno Marilisa mi ha detto: "Forse per alleviare quella mamma potremmo aiutare i bambini a fare i compiti in modo che lei riesca a dedicarsi di più alla famiglia. Ma come facciamo?”.
Marilisa. Allora sono andata da don Luigi per capire come fare per entrare nella famiglia, perché sono cose delicate, gli ho anche detto di questa idea di aiutarli a fare i compiti, ma dove? E lui ha detto che per il posto non c’erano problemi, che si potevano utilizzare delle stanze dell’oratorio.
Con la mamma è stato molto difficile, era chiusa e allora abbiamo puntato tutto sull’aiuto ai bambini.
Morena. Abbiamo pensato che sicuramente c’erano altri bambini in difficoltà, ma in due eravamo poche e così abbiamo iniziato a suonare i campanelli, cercavamo mamme, persone disposte a darci una mano. Abbiamo contattato anche Giuseppe, l’ex preside delle scuole medie di Grantorto, e così siamo partiti con un piccolo gruppo di volontari.
Avete iniziato con compagni dei vostri figli?
Morena. Sì, siamo partiti dalla quarta elementare dove c’era quel bambino in difficoltà, e su una prima media dove c’era sua sorella, ma poi, quando le maestre sono venute a sapere di questa attività, l’hanno segnalata ai genitori e ci siamo trovate con un bel gruppetto di bambini di elementari e medie perché anche gli insegnanti si son messi a dare indicazioni ai genitori di portare qui i bambini. Soprattutto quelli che entrano in prima media.
Il servizio è aperto a tutti o solo agli extracomunitari?
Morena. Non abbiamo mai fatto distinzioni.
Da parte del preside e del Comune c’è stato supporto?
Morena. La scuola è sempre stata favorevole. Il primo anno ci hanno anche scritto una lettera di ringraziamento. Anche la scuola ci avrebbe messo a disposizione gli spazi se non ci fosse stato l’oratorio. L’anno scorso, quando avevamo problemi di orari, andavamo nell’ex biblioteca, il Comune ce la metteva a disposizione gratuitamente.
Marilisa. Abbiamo fatto un incontro col sindaco, l’assessore alla cultura e il preside perché nella seconda di quell’anno c’erano tanti genitori che ce l’avevano con i bambini extracomunitari e avevano ingigantito così tanto il problema che si era pensato di portare questi bambini a Cittadella. Noi allora abbiamo chiesto con tutte le nostre forze che il sindaco ascoltasse anche la nostra voce.
Che clima c’è a Grantorto nei confronti di queste famiglie immigrate?
Marilisa. Ci hanno etichettate ‘le amiche dei marocchini’ come se fosse una cosa disdicevole.
Avendo visto i problemi di queste famiglie non riuscite a far da tramite con altre associazioni per avere un sostegno?
Marilisa. C’è la Caritas, però chiedere soldi al Comune non è facile perché anche l’assessore alla cultura non era molto favorevole, era partita col piede sbagliato a causa delle voci messe fuori dai genitori. Per fissare l’incontro col sindaco e il preside siamo andate diverse volte. E invece alla fine quando il preside e la mamma marocchina si sono salutati, l’assessore si è commossa.
Morena. Per lei era inconcepibile che io parlassi di una signora marocchina ...[continua]

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