Francesca Tornieri è direttrice del patronato Inca Cgil, Verona.

Negli ultimi mesi, complice anche la nuova procedura telematica introdotta dall’Inps, i patronati sono stati presi d’assalto da giovani disoccupati e sessantenni preoccupati del proprio destino previdenziale. Puoi raccontare?
Sì, intanto c’è appunto da dire che l’aumento delle pratiche è dovuto anche al fatto che dall’anno scorso alcune domande di prestazione (tra cui la domanda di disoccupazione) possono essere presentate all’Inps esclusivamente attraverso il canale telematico. Intendiamoci, il cittadino non è obbligato a passare dagli enti del patronato, può anche richiedere e utilizzare il pin personale e inoltrare la domanda direttamente all’istituto. Ad oggi la nostra esperienza tuttavia ci dice che l’alfabetizzazione informatica non è così elevata, forse perché lo stesso linguaggio utilizzato non è semplicissimo e allora anche i più giovani, che magari hanno dimestichezza con il computer, preferiscono rivolgersi a un intermediario. Ci sono dunque due aspetti da tenere in considerazione: il telematico e la crisi. Certo è che le domande di disoccupazione e di mobilità hanno raggiunto numeri davvero importanti. Lo scorso anno, solo questo patronato ha fatto seimila domande di disoccupazione. Considera che i patronati sono quasi trenta. Ora, è vero che sulla partita degli ammortizzatori sociali sono coinvolti soprattutto quelli di origine sindacale e tuttavia sono cifre significative.
Per noi questo ha significato un aumento considerevole dell’attività. Per farti un’idea siamo passati dalle 18.000 pratiche del 2010 alle 20.400 nel 2011. Le domande di disoccupazione, come dicevo, sono state una partita invasiva su tutta l’attività svolta negli ultimi anni. E già questo ci dice qualcosa sulla realtà che stiamo vivendo.
Tra l’altro, oltre alla disoccupazione ordinaria, a requisiti ridotti e alla mobilità, la Regione Veneto ha anche la mobilità in deroga: una forma di ammortizzatore pensato per coloro i quali non hanno diritto all’ammortizzatore canonico perché non ne hanno i requisiti secondo la legge, oppure che nel frattempo proprio in virtù dello stato di crisi hanno finito tutte le forme di ammortizzatore sociale e non sono riusciti a rioccuparsi. Questa è una partita regionale; non tutte le regioni hanno questo ammortizzatore.
Ricordo anche che la disoccupazione a requisiti ridotti (due anni di anzianità assicurativa e almeno 78 giornate lavorate nell’anno di riferimento) è uno degli ammortizzatori che verrà soppresso con l’introduzione dell’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) e del mini-Aspi previsti dalla riforma del lavoro.
Oggi la partita più grossa è quella che riguarda i cosiddetti "esodati”. Puoi spiegare qual è la situazione?
La normativa italiana sulla previdenza è estremamente complicata perché è una sovrapposizione di norme e non c’è un testo unico. La riforma Fornero ha riscritto le regole per andare in pensione. Però non è che negli anni precedenti non fosse successo nulla. Volendo limitarmi a un ambito abbastanza ristretto, nel 2004 abbiamo avuto la riforma Maroni che ha introdotto i "gradoni”, seguita dalla riforma Damiano che invece ha reintrodotto i "gradini”. Nel 2010 è arrivata la legge 122, che ha modificato alcune regole, in particolare quelle che riguardano l’ambito dello spostamento della contribuzione, o ricongiungimento, che diventa tutto oneroso, provocando dei disastri dal punto di vista delle posizioni assicurative delle persone.
Più di qualcuno infatti aveva fatto un progetto sulla base delle normative in vigore, casomai posticipando la presentazione della domanda perché -si diceva- non c’era problema di scadenze, e oggi si trova a dover pagare anche qualche decina di migliaia di euro.
L’anno scorso poi c’è stata un’ulteriore manovra correttiva d’estate che aveva prolungato le finestre per l’uscita. Il famoso meccanismo per cui maturi il requisito in un determinato periodo dell’anno, però esci tot mesi dopo. Prima era di 12 mesi per chi aveva svolto solo lavoro dipendente e 18 mesi per chi aveva contribuzione mista dipendente e autonomo. Le nuove regole aboliscono questo bizantinismo, per cui al momento della maturazione del requisito, dal mese dopo vai in pensione. Ma, attenzione, per andare in pensione nel 2012 ci vogliono 41 anni. Insomma, se prima ce ne volevano 40 più la finestra di 12 mesi e ora ce ne vogliono 41, possiamo dire che la finestra è stata inglobata. Infatti quest ...[continua]

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